Black Lives Matter, riecco Kaepernick! Una squadra NFL lo vuole: vera redenzione o manovra pubblicitaria?
Il gesto simbolico di inginocchiarsi durante l’inno statunitense, atto a denunciare gli episodi di brutalità da parte della polizia nei confronti dei neri, venne in poco tempo emulato da moltissimi colleghi afroamericani. Per Kaepernick il prezzo da pagare fu però alto. Immediatamente relegato in panchina, il suo contratto venne rescisso al termine della stagione. Da quel momento in poi, nessun’altra squadra della NFL ha offerto un contratto al quarterback.
Il caso non si è mai spento del tutto, ravvivato da campagne pubblicitarie di successo, dall’immancabile intromissione del presidente Trump e addirittura spostandosi nelle aule dei tribunali. Il giocatore intentò infatti causa in quanto convinto di non essere stato allontanato per le sue scarse doti atletiche, bensì per una congiura ai suoi danni da parte della Lega.
Ma adesso, visti anche i recenti sviluppi a sfondo razziale negli U.S.A, la situazione potrebbe essersi sbloccata. Pochi giorni fa il commissioner della NFL Roger Goodell ha dichiarato di “aver sbagliato a non ascoltare i giocatori” per quanto riguarda la questione razzismo. Poche ore fa, invece, Pete Carroll, allenatore dei Seattle Seahawks, l’ultima squadra ad aver concesso un provino a Kaepernick nel 2017, ha detto di essere stato contattato da una squadra, ancora sconosciuta, che gli avrebbe chiesto informazioni in quanto interessata al quarterback.
C’è da chiedersi se questa improvvisa apertura, così come molte altre iniziative a cui stiamo assistendo, sia dettata da una vera redenzione da parte dei dirigenti e dei proprietari NFL o se si tratti invece di una mera manovra per farsi buona pubblicità. Il dubbio è lecito.