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  • Juve, sto con Allegri: chi fischia a priori è un cliente, non un tifoso. E non ha sempre ragione

    Juve, sto con Allegri: chi fischia a priori è un cliente, non un tifoso. E non ha sempre ragione

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Per una volta sono completamente d’accordo con Massimiliano Allegri. Chi fischia i calciatori della propria squadra, ancor prima che mettano piede in campo (per esempio quando stanno per sostituire un compagno), farebbe bene a starsene a casa. Domenica pomeriggio è accaduto a Kean e a Paredes, in passato era successo ad altri. Per esempio a Bernardeschi, più di recente a De Sciglio, “reo” di avere detto la verità ai p.m. delle inchieste sulla Juventus.

    Un vecchio adagio dice che “il cliente ha sempre ragione”. Ma, a parte che non è vero (in pubblico il cliente deve essere comunque educato e non travalicare la civiltà), la differenza con gli utenti del calcio è sostanziale. Allo stadio vanno per lo più i tifosi o gli appassionati che, non a caso, detestano il termine cliente, più adatto a contesti mercantilistici. Il tifoso non è mosso solo dall’emotività, ma anche dall’affetto per la sua squadra che dovrebbe generare un senso d’appartenenza stretto con chi indossa una maglia e gioca per una città o per un territorio se non - addirittura - per una certa idea del calcio e della vita. Il tifoso è il sostegno del club perché incoraggia i calciatori ed è a loro vicino nei momenti di difficoltà.

    Quante volte abbiamo visto giocatori “chiamare” con i gesti delle braccia i propri supporters affinché si facciano sentire per trascinare la squadra verso un obiettivo? A parte i cantanti rock e pop, sarebbe un gesto inopportuno sia a teatro che in un concerto di musica classica, per non parlare del cinema o di un ristorante. Una differenza, anche se non la sola, tra lo sport e il resto delle cose è anche questo. Che allo stadio si va per adesione, convinzione, partecipazione. Non per dissentire a priori. Altrimenti meglio l’assenza. Più elegante, meno sbracata, più educativa.

    I fischi di disapprovazione, se la tua squadra gioca male e perde sono, naturalmente, contemplati e perfino accettati. Ma fischiare la Juventus perché la allena Allegri (risultatista e per nulla esteta) o contestare i sostituti ancora prima che tocchino palla, è da tifoseria immatura. Io stesso non sono un ammiratore né di Kean, né di Paredes. Tuttavia non riconoscere che soprattutto il primo abbia fatto miglioramenti colossali, rispetto all’inizio di stagione, sarebbe ingiusto.

    Anche il tifoso, dunque, deve avere un’etica. Se si prende ad esempio l’Inghilterra, la contestazione ad personam di un proprio calciatore non esiste. Così come, assai di rado, i tifosi fischiano la propria squadra, anche se sotto nel risultato, fino a quando l’arbitro non abbia decretato la fine. 

    Naturalmente tutti noi sappiamo che i rapporti tra gli juventini più radicali e il tecnico Allegri sono ormai definitivamente compromessi. Ragione per cui è anche possibile che i fischi ascoltati allo Stadium non fossero esattamente per Kean e Paredes, ma per lo stesso Allegri che stava provvedendo alle sostituzioni. Resta il fatto che sono stati sgradevoli, ingenerosi e, soprattutto, ingiustificati. Il cliente non ha sempre ragione, meno che mai se non è un cliente, ma un “compagno” di strada, nella buona e nella cattiva sorte. E se ha ha la pretesa di essere diverso perchè retto da una fede che può spostare tutto. Anche la montagna del tifo contro.

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