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  • Palomba, head digital Juve: 'Noi arroganti? È una scelta. Diritti tv? Tanti club in Italia non fanno la loro parte...'

    Palomba, head digital Juve: 'Noi arroganti? È una scelta. Diritti tv? Tanti club in Italia non fanno la loro parte...'

    • Andrea Robertazzi e Luca Bedogni
    Lo Sport Digital Marketing Festival si tinge di bianconero, almeno per lo spazio di un intervento da quaranta minuti di Federico Palomba, Co-Chief Revenue Officer e Head of Communication and Digital del club bianconero. L’argomento principale è stato, come per il resto di questa due giorni, la comunicazione digitale e tutte le sue sfaccettature legate al marketing. Nel caso della Juventus, che è stata anche premiata dagli organizzatori per la campagna pubblicitaria che ha visto protagonista Mario Mandzukic, la comunicazione ha un peso specifico importante, importantissimo perché, come sottolinea Palomba: “Il brand Juventus gode di una visibilità incredibile, sia a livello nazionale che Mondiale. Ogni giorno c’è gente che parla di noi, e molto spesso prova a farlo in modo negativo, quindi dobbiamo essere abili nel gestire ogni situazione con grande attenzione. Dei nostri giocatori ci fidiamo perché sono professionisti seri e non operiamo un controllo sulla loro gestione dei social, ma c’è comunque grande attenzione su tutti i contenuti collegati che vengono pubblicati”.

    SALTO DI QUALITÀ EUROPEO - Dalla comunicazione, inoltre, dipendono anche i risultati sul campo. Questo perché per riuscire a fare l’ultimo passo, soprattutto a livello europeo, bisogna trovare la forza di competere con realtà ben più solide dal punto di vista economico. E il gap con le grandi d’Europa, su tutte il Real Madrid, si può colmare solo investendo sull’espansione del brand, cercando di fidelizzare un numero sempre maggiore di tifosi. E la strategia della Juventus, in questo senso, è piuttosto chiara: “Non possiamo prescindere da un’espansione di livello globale. Soprattutto il mercato cinese, oltre ad altri mercati asiatici e non solo, sta iniziando ad affacciarsi con incidenza al nostro calcio e abbiamo la grande possibilità di fidelizzare un grande numero di tifosi che, al momento, non possono essere considerati tali da parte di nessuna squadra. In Italia si nasce della Juve, dell’Inter o del Milan, ma ci sono tanti posti del mondo in cui possiamo prenderci una fetta importante di mercato. E per fare il salto di qualità definitivo e avvicinare le principali realtà europee non si può prescindere da questo; il gap da colmare è principalmente su questi temi”.

    LA STOCCATA - Palomba non si è risparmiato anche una stoccata alle altre squadre di Serie A, ree a suo dire di non essere sufficientemente impegnate nella crescita del movimento italiano: “È chiaro e sotto gli occhi di tutti che chiunque, esperto o meno di calcio, sia più attratto da una partita di Premier League piuttosto che da una di Serie A. Ci sono grandi difficoltà, da parte nostra, nel proporre un prodotto televisivo all’altezza. Tutte le squadre di Serie A dovrebbero fare la loro parte, ma questo spesso non accade. I proventi dei diritti televisivi, probabilmente, dovrebbero essere utilizzati per investire sugli stadi e sulla crescita, per poter offrire soluzioni moderne e più al passo con i tempi. Cosa che purtroppo non accade quasi mai”.
     
    LA COMUNICAZIONE ARROGANTE - Leitmotiv della due giorni di Riccione, il tema del linguaggio. Con quale tono comunicare? Serio, ironico? Dipende dal contesto, dal canale utilizzato. In ogni caso nella posizione espressa da Palomba la questione identitaria è fondamentale: “Prima di tutto bisogna capire chi siamo. Siamo bianchi o neri (o ci ami o ci odi). Perciò non è detto che dobbiamo per forza essere simpatici”.  Lo stile Juve può permettersi dunque di “sfiorare l’arroganza”, nei limiti ovviamente del buon gusto. Così rispetto a quanto si è sentito con insistenza al Festival (la necessità di adottare un linguaggio ironico e ammiccante per coinvolgere emotivamente tifosi e nicchie di tifosi), le parole di Palomba paiono smarcarsi dalla moda della leggerezza a tutti i costi: “Se sono il primo club in Italia e uno dei primi in Europa non posso parlare come un underdog”. Tradotto, esiste una differenza netta tra la strategia comunicativa dell’Eibar (al convegno era presente Unai Artexte, director of communication della società spagnola) e quella del Real Madrid, tra quella del Benevento e quella della Signora. Nondimeno, la Juventus quando vuole scherzare lo fa, e ovviamente lo fa bene, come  dimostra la campagna ‘#TenderMario: a Juventus experiment with Mario Mandzukic’, giocata tutta sul proverbiale carattere scontroso dell’attaccante croato, incapace di intenerirsi nemmeno di fronte ai famigerati gattini. “Il fatto è che parla così anche ai compagni –ha spiegato Palomba-; è stata una trovata per raccontare un aspetto della sua personalità, nessuno lo avrebbe saputo, altrimenti”.     
     

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