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  • Sampdoria, Cerezo: 'Ho casa e nipoti a Genova. Non vedo l'ora di tornare'

    Sampdoria, Cerezo: 'Ho casa e nipoti a Genova. Non vedo l'ora di tornare'

    Dietro ai nomi copertina della Sampdoria dello Scudetto, da Vialli a Mancini a Lombardo, c'era un giocatore cruciale per quella squadra e per la conquista del titolo. Era Toninho Cerezo, arrivato a Genova 31enne eppure imprescindibile per la squadra allenata da Boskov. Oggi Toninho compie gli anni, 65, vive in Brasile e ha figli e nipoti. Ma a Genova ci pensa ancora? "Volete scherzare? Ho casa a Genova oltre che a Belo Horizonte, 2 figlie e nipoti a Genova, mi sento più a casa lì che qui, non vedo l'ora di tornare. Se sento i vecchi compagni blucerchiati? Sempre. Lanna, Vierchowod, il Mancio, Vialli, tutti. La nostra forza era essere una famiglia prima che compagni. E le famiglie non si perdono" ha detto a Il Secolo XIX.

    Se ripensa a quegli anni, Cerezo ha un ricordo che balza subito alla memoria: "Da Quarto a Nervi a Bogliasco era una casa unica: tutti vicini, tutti ragazzi sullo stesso mare, tutti sempre uniti. È questo che ha fatto la differenza anche in campo. In quegli anni alla Samp c'era un ambiente che non trovavi da nessun'altra parte nel mondo dei club di calcio". Di aneddoti ce ne sono a dozzine, a partire da quello dei cani, che Cerezo portava a Bogliasco provocando lamentele dei compagni. Ma è vero? "È vero soprattutto che gli italiani sono così: si lamentavano a parole di quei cani ma ci giocavano tutti. E quando non li portavo, si lamentavano perché non li avevo portati. Boskov? Con lui era diverso. Io sapevo che credeva molto alle scaramanzie e avergli detto che portavano via il malocchio era stato decisivo. Di fronte a questo mister Vujadin taceva, non voleva rischiare di tenere la sfortuna in casa"

    DIfficile trovare un ricordo più bello di tutta la sua carriera: "Guardate, quando arrivate alla mia età, partendo da dove sono partito io, non riuscite proprio a pensare a una gioia più grande di aver fatto tutto quello che ho fatto come calciatore. Io sono partito da bambino senza le monetine per il bus e oggi ho 65 anni e ho girato il mondo, guadagnato, giocato contro i più forti, vinto, perso. La gioia più grande è stata fare tutto quello che ho fatto. Delusione? Stessa risposta: non esiste delusione. Certo, ho perso partite, anche finali importanti, ma fa parte del gioco vincere e perdere, l'importante è aver vissuto quelle emozioni. Io sono felice così, anche il fatto che mi chiamate da Genova per ricordarmi nel giorno del mio compleanno mi gratifica e penso: è stata la vita migliore che potessi desiderare. Piena di affetti, di storie, di cose belle, di gente che si ricorda di me...".

    Cerezo ricorda in particolare alcuni dettagli di Genova: "Il ballo in quel locale di Paraggi (il Carillon) la domenica sera. Meglio che non racconto troppo che a Genova ho i nipoti (ride). Diciamo che lì non ero così lento come tutti dite. La proverbiale lentezza? Essere più intelligenti consentiva di correre meno ma non tutti capivano (ride)".

    Ora anche il Brasile si trova ad affrontare  l'emergenze Covid. Come è la situazione oltreoceano? "Come da voi in Italia, qui con un po' meno crisi ma la stessa paura" conferma Cerezo. "All'Italia e ai genovesi tengo a mandare il mio abbraccio: siete gente che nella difficoltà reagisce e ne usciremo, dobbiamo resistere. La Serie A? Tutto riprenderà ma bisogna aspettare. Comunque prima la vita, poi il calcio. La Samp prendeva tanti gol, con Ranieri va meglio. Se il campionato finisse ora è salva - conclude - quindi che finisca pure (sorride)".

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