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  • Supercoppa, Juventus-Lazio 2-0 MATCH ANALYSIS: poca intensità in campo

    Supercoppa, Juventus-Lazio 2-0 MATCH ANALYSIS: poca intensità in campo

    • Giovanni Armanini
    Una finale in cui Juventus e Lazio si affrontano dando l’impressione di giocare per evitare il fastidio di perdere quello che in fondo è il primo trofeo della stagione più che per il prestigio di vincerlo. Bianconeri ancora senza un’identità, presi da diversi problemi e orientati ad una crescita di medio periodo. Biancocelesti con la testa più a Leverkusen che a Shanghai, dove si giocheranno realmente, in due gare, il loro destino stagionale. Alla Juve complessivamente basta una minima pressione sull’acceleratore per avere la meglio su un avversario che si presenta giocando con ordine per un’ora prima di accarezzare l’idea di poter segnare subendo un 1-2 che chiude ogni discorso. L’analisi del match non fornisce particolari indicazioni su fisionomia e peso delle due squadre (se non nel confermare la Juventus che - pur con interrogativi superiori rispetto alla finale di coppa Italia di maggio - è superiore all’avversario di giornata). Andiamo quindi con alcune considerazioni. Si gioca con un 3-5-2 della Juve contro un 4-3-3 della Lazio. Ma sono dati trascurabili perché entrambe le squadre affrontano la sfida provando a fare ciò che sanno fare meglio: Allegri usa il modulo supercollaudato, Pioli quello che considera il miglior atteggiamento per essere al contempo propositivi e contenitivi.

    BASSA INTENSITA’ - In un primo tempo dai contenuti tecnici assolutamente trascurabili (solo 2 tiri totali: 2-0 per la Juventus e portieri inoperosi) la partita non decolla sotto nessun punto di vista. Più interessante analizzare complessivamente i "contenuti" di una sfida giocata in surplace da entrambe le squadre: solo 13 contrasti totali e 9 falli, per dire dell’agonismo assente. Mentre sul piano tecnico si segnalano i soli 4 dribbling tentati dalla Juventus contro gli zero della Lazio (sempre nel primo tempo). Volendo essere maligni le accelerazioni della ripresa sembrano più la voglia di chiudere anzitempo senza l’impiccio dei supplementari, che all’8 di agosto sarebbero più sgraditi dell’eventuale sconfitta. Ma l’agonismo latita: si chiude con 16 contrasti per parte (quindi nella ripresa c’è stato un abbassamento della "conflittualità") e 20 falli in tutto (mediamente si arriva di solito intorno ai 30.


    POGBA - Il francese si esibisce per la prima volta con il 10 sulle spalle e si segnala per la prima accelerazione dopo un quarto d’ora che porta alla prima conclusione (lui stesso dopo un cross dalla destra). In una Juve che sta ritrovando identità l’impressione è che lui stesso abbia bisogno di capire le coordinate dei compagni che lo circondano. Complessivamente è quello che "fa" quantitativamente il maggior numero di cose. Ma sembra irretito dal mood da andamento lento della partita. Nella ripresa cresce come tutta la squadra. Due cenni alla sua prestazione: 3 dribbling riusciti, ogni volta che accelera è quasi imprendibile, assist a Dybala per il secondo gol con una tranquillità gestuale che fa sorridere anche il più scettico tifoso bianconero,


    L’EVOLUZIONE - Come spesso succede nel calcio, appena alzi la testa ti puniscono. Seguiamo l’andamento dei tiri delle due squadre. 2-0 Juve a fine primo tempo. Accelerazione a inizio ripresa, Mandzukic e Pogba ci provano e si va 4-0. Reazione Lazio: 4-3 con conclusioni di Onazi, Klose e Radu. Scende la Juve e Mandzukic prova avanti la squadra. Subito dopo il raddoppio. Anche questo conferma una partita che - se raffrontata con il pathos della finale di Doha - è mancata completamente dal punto di vista dell’emozione e dello spettacolo. Un peccato, al di là degli indubbi meriti della Juventus che alza il primo trofeo della stagione.

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