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  • Vokrri, il 'Maradona del Kosovo': orgoglio di un popolo e stella del Partizan

    Vokrri, il 'Maradona del Kosovo': orgoglio di un popolo e stella del Partizan

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    «Qui a Priština non c’è nessuno che non conosca il suo nome e la sua storia.
    E non parlo solo dei “fortunati” che lo hanno visto in azione su un campo di calcio.
    Quelli potete stare sicuri che non lo hanno dimenticato.
    Parlo di tutti gli altri.
    Quelli che hanno avuto un padre o un fratello maggiore che gli hanno raccontato cosa ha rappresentato per noi Fadil Vokrri.
    ... dentro e fuori da un campo di calcio ...
    Quando a vent’anni arrivò nel Priština sapevamo già tutti chi era.
    Di quel ragazzo qua e delle sue incredibili doti con un pallone tra i piedi ne eravamo a conoscenza tutti.
    Con il Llapi, la squadra dove era cresciuto e dalla quale proveniva, aveva già messo in mostra quelle qualità che noi avremmo avuto il piacere di vedere con i nostri occhi per tanti anni qui da noi.
    Ma neppure il tifoso più sfegatato e ottimista del Priština poteva immaginare quello che sarebbe accaduto da lì a pochissimo tempo.
    Al termine della stagione 1982-1983 conquistammo la promozione nella PRVA Liga, la massima serie del calcio jugoslavo.
    Era la prima volta in assoluto nella nostra storia.
    Chi c’era in quei giorni ricorda che i festeggiamenti pareva fossero destinati a non finire più!
    D’altronde chi poteva immaginare che un piccolo club con una tradizione non certo ricca di fasti e trofei come il nostro potesse ora ospitare squadroni come la Stella Rossa, il Partizan, l’Hajduk o la Dinamo?
    Avevamo una buonissima squadra ma sapevamo tutti perfettamente che un attaccante del valore e della qualità di Fadil rappresentava per noi la “differenza”.
    “Il Maradona del Kosovo” avevamo iniziato a chiamarlo.
    E non solo noi tifosi ma in breve anche giornalisti e perfino i tifosi avversari!
    In quel primo anno nella massima serie jugoslava arrivammo ottavi e in attacco Vokrri, supportato da un altro eccellente attaccante come  Zoran Batrović erano stati capaci di mettere in difficoltà tutte le più blasonate squadre del Paese.
    Il sedici ottobre di quel 1983 in Kosovo non lo ha dimenticato nessuno.
    Andammo a vincere al “Marakana” di Belgrado, in casa della Stella Rossa che poi vinse il campionato.
    Un tre a uno netto, inappellabile.
    In casa pareggiammo uno a uno. E fu proprio Vokrri a segnare il nostro gol.
    Imbattuti contro la squadra più forte del Paese.
    ... se qualcuno lo avesse pronosticato solo un paio di anni prima gli avremmo dato del matto!
    In quel primo anno nella massima serie come squadra neo-promossa guadagnammo anche la possibilità di giocare la Mitropa Cup, una competizione che ci avrebbe visto affrontare squadre di altri Paesi.
    Certo, mica il Real Madrid o il Liverpool ma per noi era comunque una novità non da poco.
    E ci facemmo pure onore!
    Arrivammo secondi dietro gli austriaci dell’Eisenstadt ma davanti a squadre importanti come i cechi del Union Teplice e agli ungheresi del Vasas di Budapest.
    Furono anni meravigliosi.
    Il nostro Gradski Stadion era praticamente pieno ad ogni partita.
    A fine stagione eravamo la seconda squadra con la media presenze di spettatori più altra di tutta la PRVA Liga, secondi solo dietro alla Stella Rossa.
    Una cosa da non credere.
    L’anno dopo arrivò una delle più grandi gioie per noi tifosi del Priština, tutti irrimediabilmente innamorati di Fadil Vokrri: il suo esordio con la nazionale jugoslava.
    Forse oggi non ci si rende conto di cosa voleva dire allora giocare in Nazionale senza militare all’estero o nei principali club di Belgrado, Sarajevo o Zagabria.
    Ma la classe del nostro ragazzo non era passata inosservata ad uno che di calcio ne capiva davvero come Milos Milutinovic.
    L’esordio fu a Glasgow nel settembre del 1984.
    Era solo un’amichevole e la Jugoslavia quella sera all’Hampden Park di Glasgow prese una sonora “passata”.
    Sei reti ad una. Ma quella singola rete la segnò proprio lui, il nostro ragazzo con un preciso colpo di testa.
    A Priština festeggiammo come se avessimo vinto il campionato!
    Sapevamo però fin troppo bene che un giocatore di quella bravura non sarebbe potuto rimanere con noi per sempre.
    E per quanto il dolore fu quasi fisico quando nell’estate del 1986 il Partizan di Belgrado ce lo portò via non potevamo che essere felici e orgogliosi del nostro Fadil.
    ... tanto un giorno lo sapevamo che sarebbe tornato ...»
     
    Fadil Vokrri, il più grande calciatore della storia del Kosovo, diventerà immediatamente un idolo per i “Grobari”, i caldissimi tifosi della metà bianconera di Belgrado.
    Al Partizan arrivano immediatamente quei trofei che sarebbe stato impossibile vincere nella piccola  Priština.
    Alla sua prima stagione arriva il trionfo in campionato, anche se deciso nelle aule di tribunale dopo presunti “accomodamenti” avvenuti durante alcune partite.
    La sua ultima partita con i “crno-beli” (i neri-bianchi) del Partizan sarà in occasione della finale di Coppa di Jugoslavia.
    E’ il 10 maggio del 1989 e di fronte c’è il Velez Mostar.
    Ci si attende una partita tirata e combattuta.
    Non sarà così.
    Alla mezzora è proprio Fadil Vokrri a partire in dribbling. Salta il primo avversario e quando entra in area il secondo lo stende senza troppi complimenti.
    Il compagno di squadra Vucicevic trasformerà la massima punizione.
    Sarà l’inizio di un autentico show di Vokrri e compagni che vinceranno l’incontro per sei reti ad una con lo stesso Fadil che segnerà la quarta rete con uno splendido colpo di testa.
    Vokrri ha ormai ventinove anni e diversi club europei sono sulle sue tracce.
    Il crepuscolo della carriera non è lontanissimo e occorre “monetizzare”.
    Va in Francia nel piccolo Nimes che gioca nella categoria cadetta.
    Fà in pieno la sua parte (tredici reti in ventiquattro partite) ma il Nimes non riesce a raggiungere la promozione. A questo punto però arriva un’importante offerta dai turchi del Fenerbahçe.
    Altre due stagioni di ottimo livello, con la vittoria in campionato sfiorata nella seconda stagione.
    Poi c’è il ritorno in Francia dove chiuderà la sua carriera in due piccoli club.
    Prima il Bourges e poi il Montluçon.
    E’ il 1995. Tempo di dire basta.
    Ma ci sono tante altre cose da fare. 
    Fadil in Francia ci rimarrà per diversi anni una volta appesi gli scarpini al chiodo.
    Qui inizia a studiare.

    E fa tremendamente sul serio.
    Arriva una laurea in economia e management.
    Vokrri vivrà con grande tristezza la fine della Jugoslavia che conosceva e amava.
    Ma il pensiero è sempre lì, verso il Kosovo e il ritorno tra la sua gente.
    In Kosovo tornerà solo nel febbraio del 2008.
    E ci tornerà per lasciare una traccia ancora maggiore rispetto a quanto aveva fatto in campo.

    Nel 2016 la FFK (Federata e Futbollit e Kosovës) verrà riconosciuta da UEFA e FIFA permettendo così alla nazionale e alle squadre di club di partecipare alle principali competizioni calcistiche del pianeta.
    E’ un risultato straordinario e non c’è nessuno che non riconosca a Fadil Vokrri il merito principale.
    Il destino però è dietro l’angolo. 
    Nemmeno il tempo di gioire per questo storico risultato che un infarto se lo porterà via nel giugno del 2018, a soli cinquantasette anni.
    Lascerà la moglie Edita, i figli Gramoz e Albert e la figlia Albana.
    ... ma lascerà soprattutto un traccia indelebile nella storia del suo Paese.
     
    ANEDDOTI E CURIOSITA’
     

    Dopo aver segnato già quattro reti con la nazionale jugoslava tutte in trasferta il 14 ottobre del 1987 per Vokrri arriva finalmente una delle più grandi gioie della carriera: segnare finalmente in una partita casalinga dei “Plavi”. Quel giorno a Sarajevo di fronte all’Irlanda del Nord Vokrri segnerà addirittura una doppietta nel trionfo jugoslavo per tre a zero contro i “verdi” di Billy Bingham.
     
    Una delle caratteristiche più sorprendenti di Vokrri era l’abilità nel gioco aereo. Pur essendo poco più di 170 centimetri disponeva sia di uno stacco importante ma soprattutto di grande tempismo, qualità che gli hanno permesso di segnare diversi gol importanti proprio di testa.
     
    Guerra o non guerra Fadil Vokrri non ha mai smesso di essere amato nella metà bianconera di Belgrado. Ogni volta che c’era una manifestazione o anche semplicemente un incontro conviviale con i vecchi compagni di squadra Fadil era sempre presente. Erano frequenti perfino le sue apparizioni alla televisione di stato serba.

    Amore che Vokrri ha sempre ricambiato dimostrando che quando vuole lo sport sa essere davvero più grande di contrapposizioni di ogni tipo.
     
    Immediatamente dopo la sua morte il sito ufficiale del Partizan gli dedicò un lungo documento di ricordo e di commiato e migliaia di tifosi non hanno mancato di far sentire la loro voce nei confronti di uno degli attaccanti più talentuosi della storia del Club.
     
    In Kosovo il giorno dopo la sua morte è stato eletto lutto nazionale e lo stadio del Priština in quello stesso giorno è diventato Stadio “Fadil Vokrri”.
    ... e chissà che un giorno in quello stadio non si possa giocare una partita proprio tra i due grandi amori della vita sportiva di Vokrri: il Priština e il Partizan.
    Sarebbe la maniera migliore per ricordarlo ... e un modo meraviglioso di dimostrare che l’odio e la rabbia di anni possono essere messi da parte.
     
     

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