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  • 'C'è un tempo per conservare e uno per buttare via': Best, dannato fuoriclasse

    'C'è un tempo per conservare e uno per buttare via': Best, dannato fuoriclasse

    • Angelo Taglieri
    Non è stato solamente una semplice collezione di citazione su donne, soldi, macchine e birre da pubblicare sui social "perché fa figo". No, è stato molto di più. E' stato un incantatore per il pubblico pagante, con il pallone tra i piedi, che faceva la fila per ammirarlo a Manchester, è stato un incantatore per le donne, con un sorriso splendente, che facevano la fila per averlo al proprio fianco. Eppure, quel George Best che nel 1968 conquistò la Coppa dei Campioni e il Pallone d'Oro indossando la maglia dello United, prima di diventare il "Quinto Beatle", il giocatore più talentuoso del pianeta, quello più forte di Cruyff se avesse avuto più tempo, era stato un bambino gracile, talentuoso e leggero. Troppo leggero per alcuni. "Mollerà" dicevano, "non ce la farà" sentenziavano. E invece, quelle gambine magre andavano a una velocità tripla, seguiti da piedi pensanti e incoscienti che hanno illuminato gli occhi di Bob Bishop, il suo scopritore. 

    UN GENIO - "I think I've found you a genius". Penso di averti trovato un genio. Queste le parole lette da Matt Busby sul telegramma inviato da Bishop. E di genio si trattava. Genio e sregolatezza, visto che due giorni dopo aver lasciato Belfast per Manchester tornò in Irlanda del Nord, salvo poi fare nuovamente il percorso inverso. Joe Armstrong lo formò fisicamente e tatticamente, Matt Busby lo fece debuttare. E Best fece sognare. Per il suo calcio, per il suo semplice essere: la prima vera star del calcio. Anzi, l'unica vera stare del mondo pallonaro: quello che da 20enne controllava il mondo con i piedi; quello che passò la sera prima della finale del '68, contro il Benfica, con una certa Sue, e vinse da protagonista; quello che venne espulso per aver reagito con un pugno allo sputo del Tato Medina, giocatore dell'Estudiantes, nella finale di Intercontinentale; quello che sbatté contro il muro del ragno milanista Cudicini; quello che scomparve una settimana per stare con Carolyn Moore, miss Gran Bretagna. Due anime, una da fuoriclasse, l'altra da dannato: da bambino prevaleva il fuoriclasse, poi, andando avanti con il tempo, il dannato ha preso il sopravvento. Ma quando le due anime si sono spartite il suo io... dannato fuoriclasse!

    CHE FILM! - Oggi è l'anniversario della morte di George Best, deceduto esattamente 12 anni fa in una clinica di Londra. Problemi con l'alcol che hanno portato un trapianto di fegato e una conseguente infezione ai polmoni; tutto colpa di una vita eccessiva, vissuta al limite. Poi superato. Prima di lasciarci, si è fatto ritrarre in ospedale, intubato, ingiallito, un ricordo scolorito del campione che fu: "​Non morite come me". E tutti, di sasso, davanti a quella foto, come avversari quando puntati e puntualmente saltati. Una vita da film, che John Lynch ha interpretato in "Best". E così vogliamo ricordarlo, con quel passo dell'Ecclesiaste letto dal Best cinematografico sul prato di Old Trafford: "Ogni cosa ha il suo tempo. E c’è un tempo per ogni azione sotto il sole. Un tempo per nascere e un tempo per morire. Un tempo per seminare e un tempo per raccogliere ciò che è stato seminato. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire. Un tempo per distruggere e un tempo per edificare. Un tempo per piangere e un tempo per ridere. Un tempo per soffrire e un tempo per ballare. Un tempo per conservare e un tempo per buttare via". Il tuo ricordo, le tue magie, i tuoi gol. La tua 7. Conserviamo tutto

     

    @AngeTaglieri88

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