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  • Simeone: 'Spalletti maestro di calcio e di vita, merita rispetto. Mio padre si è innamorato di Napoli e io... sono stato perdonato'

    Simeone: 'Spalletti maestro di calcio e di vita, merita rispetto. Mio padre si è innamorato di Napoli e io... sono stato perdonato'

    L'attaccante del Napoli Giovanni Simeone ha concesso una lunga intervista al quotidiano spagnolo As, nella quale ha ripercorso i tanti momenti importanti della cavalcata scudetto e del suo rapporto con la piazza. Oltre ad affrontare il capitolo del futuro ormai definito dell'allenatore Luciano Spalletti: "Il mister è un maestro di calcio e di vita. Ha sempre parole che arrivano, che ti mettono voglia di continuare ad ascoltarlo. Ha detto che ha bisogno di riposare, di stare con la sua famiglia e bisogna rispettare la sua decisione. Noi gli vogliamo bene, è stato bello lavorare con lui e desideriamo il meglio per lui. Merita tutto quello che sta vivendo".

    La sua storia col Napoli, a partire dalla tripletta del 2018 con la maglia della Fiorentina che costò lo scudetto a Sarri: "Segnare tre gol a una squadra così importante fu speciale. Ovviamente quando sono arrivato qui tutti me lo hanno ricordato e continuano a farlo. Ma adesso aggiungono: "Sei perdonato" (ride, ndr)".

    Il suo sì al Napoli:  "Mi hanno cercato diverse squadre importanti, ma quand'è venuto fuori il Napoli non ho pensato ad altro. Mi spiegarono che era un'operazione difficile, ma non m'importava. Quando mio padre Diego è venuto a trovarmi, non si aspettava di trovare tutta questa magia qui, è rimasto colpito da tutto. Si è innamorato di Napoli... E della mozzarella. Ogni volta che vado da lui, mi chiede di portargliene 5 chili. Cinque! (ride, ndr)".

    Sul rapporto col padre e la voglia di essere allenato da lui: "Abbiamo sempre detto che l'unico modo per farlo accadere è che lui venga in una squadra in cui già ci sono io. Così sarebbe diverso, anche se comunque scomodo nello spogliatoio. I calciatori non sono sempre felici del proprio allenatore e ci sarebbe gente che parlerebbe male di mio padre con me".

    Su Osimhen: "Sembra che non sia sempre presente, ma ogni volta che arriva il pallone inventa qualcosa. E' un calciatore spontaneo, non prepara i suoi movimenti, gli vengono fuori dal nulla e questo complica tanto la vita ai difensori. Sa trovare lo spazio e calciare bene".

    Su Kvaratskhelia: "Quello che balza subito agli occhi è che cercare sempre di puntare il difensore. Non ha altro in testa, anche se qualche volta gli viene male, torna sui suoi passi e lo fa di nuovo. Sapevo che era un calciatore forte, ma quando l'ho visto in campo aperto mi sono reso conto che bestia è. Come Victor".

    La Champions League come unico rimpianto: "E' stata dura accettare che non ci sarei stato, men che meno Osimhen. Ero convinto che la squadra sarebbe potuta arrivare più lontana. E' stato un duro colpo, ma pochi giorni dopo vincemmo a Torino con la Juventus e mettemmo le mani sullo Scudetto... Più di un mese di festa, e finiremo domenica. Fermarsi per godersi qualcosa stai per realizzare nel calcio è difficile, ma vincere così presto ci ha permesso di farlo. In queste settimane ho ricordato il mio lavoro da bambino: non sono mai stato un super giocatore, dovevo guadagnarmi ogni cosa".

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