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  • Inter: Madrid non è un esame, perché Inzaghi ha già centrato l'obiettivo

    Inter: Madrid non è un esame, perché Inzaghi ha già centrato l'obiettivo

    • Gianni Visnadi
      Gianni Visnadi
    Diciamolo prima, a scanso di equivoci. Mercoledì l’Inter si gioca l’accesso agli ottavi di Champions, non la stagione. Non sarà semplice, il risultato dell’andata non è una polizza sulla vita. Favoriti, ma non troppo. Finale a parte, è la partita più complicata di quelle giocate da Inzaghi in questi anni di Europa. Il Liverpool nel 2022 non conta: in quel momento troppo più forte, troppo più avanti, anche se poi il campo lasciò qualche minimo rimpianto.
    Sedersi al tavolo delle 8 grandi d’Europa è il minimo che ci si aspetta da chi l’anno prima è arrivato in finale, eppure la sfida di Madrid non sarà un esame, non vale il confine fra stagione sì o stagione no, questo dovrebbe essere chiaro a tutti, ma è giusto ribadirlo. L’Inter quest’anno si è data un obiettivo, vincere lo scudetto, arrivare alla seconda stella. Fatto. Manca solo la certificazione aritmetica. Tutto il resto è conseguenza, compreso questo incrocio pericoloso con l’amico, di Inzaghi e dell’Inter, Simeone.

    Vincere il girone avrebbe consentito un sorteggio più semplice, col solo PSG da scansare, e Inzaghi ha provato a farlo anteponendo in autunno il campionato alla Champions. titolari in Italia, rotazioni n Europa, anche massicce, come all’esordio a San Sebastian o totali come a Lisbona. Obiettivo mancato, ma come detto più volte da Marotta fin da luglio, non era quello il vero bersaglio della stagione.

    E a guardarla bene, anche quella scelta ha pagato, perché l’Inter di oggi - e non solo la sua classifica - è figlia anche di quelle scelte. C’è chi in Europa ha fatto esperienza e acquisito fiducia, restituita con gl’interessi in campionato, quando è stato necessario. Basti pensare a Bisseck o Asllani, ma anche a Carlos Augusto o De Vrij, cui non difettava certo l’esperienza, ma che ha recuperato un livello di rendimento che pareva smarrito.

    Tante volte abbiamo lodato il lavoro di Inzaghi, l’architetto di questa squadra. Abile a rimontarla meglio di com’era, dopo che ogni estate gliela avevano smontata, tipo andare in finale di Champions e ripartire con 12 giocatori nuovi. Non era semplice, ma alla fine Inzaghi è riuscito a portare tutti dalla sua parte, compreso chi «lo criticava per stimolarlo», come Marotta. Giusto lodarlo una volta di più alla vigilia non di un esame, ricordiamolo, ma di una gara importante, che proverà a non perdere, quello basta, per entrare un’altra volta fra le prime 8 squadre d’Europa. E poi chissà, il bello potrebbe ancora non essere cominciato.

    @GianniVisnadi
     

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