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  • L’Inter si accontenta e con una corsa a ostacoli arriva quasi alle stelle. Inzaghi e Zanetti, due pesi e due misure

    L’Inter si accontenta e con una corsa a ostacoli arriva quasi alle stelle. Inzaghi e Zanetti, due pesi e due misure

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    La vittoria dell’Inter in laguna col classico 2-0 all’inglese non è stata una vacanza in gondola fra calli e campielli. Primo tempo dominato nel gioco: d’accordo, il gol di Chalanoglu (minuto 34) era arrivato a rompere l’equilibrio del punteggio in capo ad un controllo assoluto del gioco da parte dell’Inter - Il Venezia rattrappito e impaurito si era asserragliato nei suoi ultimi trenta metri, incapace di una qualsiasi replica in avanti, fatto salvo un siluro estemporaneo di Aramu fischiato a un palmo dall’incrocio dei pali di Handanovic. 

    GAP TECNICO - La ripresa invece è stata un percorso ad ostacoli. Zanetti ha coretto la sua squadra, passando dal 3-4-2-1 a schemi meno prudenti, con gli ingressi in successione di Johnsen, Henry, Tessman e infine di Forte. L’Inter si è convinta troppo in fretta di avere la partita in pugno e ha rallentato il ritmo della manovra, si è accontentata di controllare le sfuriate neroverdi, cercando il raddoppio in contropiede. Le occasioni non sono mancate, Romero ha deluso Dzeko, Dimarco, Brozovic con tre parate decisive e tuttavia il Venezia ha tenuto sul chi va là la difesa nerazzurra, sebbene il solito Aramu (interessante il ragazzo) abbia concluso pericolosamente a rete con un sinistro velenoso assorbito con le unghie dal portiere.  Purtroppo per i marinai veneti la fanteria leggera di Zanetti alla lunga ha dato continuamente di cozzo contro i marcantoni interisti e per il resto la differenza l’ha fatto il gap tecnico certificato dalla classifica. 

    L’EPISODIO - Il 2-0 l’ha confezionato ben oltre in 4’ di recupero un rigore trasformato da Lautaro (subentrato allo scialbo Correa), per un fallo di mano di Haps che anche all’arbitro era parso frutto di un rimpallo. Ma al Var lo specialista Irrati lo ha richiamato e l’arbitro di campo ha concesso il penalty. Mi tocca ripetermi. O cambia il regolamento cervellotico che punisce falli di mano chiaramente involontari o il calcio sprofonderà nel caos interpretativo. Convincente, al netto di poche sbavature, è la direzione di gara dell’alpino Marinelli, autorevole senza scadere nell’autoritarismo. Marinelli ha personalità e non si fa mettere i piedi in testa dai calciatori che al solito abusano delle proteste. Inzaghi ha trascorso l’intero match fuori dall’area tecnica. Lo fa regolarmente e il quarto uomo, Gariglio, bianco e vermiglio, glielo ha concesso senza batter ciglio. In compenso l’arbitro ha ammonito Zanetti, forse per proteste. Mah… 

    TALENTI - Una buona Inter, tutto sommato, gasata il giusto dal doppio successo su Napoli e Shaktar e sempre più convinta di essere una primattrice e non una comparsa al gran ballo delle sette sorelle. Il Venezia gioca un calcio scorrevole e a tratti divertente, gli manca un ariete che capitalizzi tutto quel frullare di palloni lavorati con buona tecnica da giovani interessanti, Ampadu, Busio, Aramu, Kiyine hanno qualità e col tempo si faranno le ossa. 

    LE SCELTE - Soltanto due cambi in avvio nell’Inter rispetto agli undici di partenza contro lo Shaktar in Champions: Dimarco per Ranocchia (con accentramento di Bastoni) e Correa per Lautaro. Davanti a Handanovic Inzaghi schiera Skriniar, Bastoni e Dimarco, in mezzo Darmian e Perisic sugli esterni e il trio centrale formato da Brozovic, Barella e Chalanoglu. Dzeko e Correa sono il tandem di attaccanti.  Il Venezia rilancia con una sola punta, il guizzante ancorché leggerino Okereke, appoggiato da Aramu e Kiyine, i tre in mezzo sono Ampadu, Vacca e Busio, dietro agiscono Mazzocchi, Caldara, Ceccaroni e Haps che nella ripresa avrà licenza di avanzare dal centrocampo in su.

    LE TATTICHE - L’avvio morbido lascia presagire il tema tattico della gara. Venezia ben raccolto negli ultimi trenta metri a fare densità e pronto a far scattare le ripartenze, peraltro velleitarie, di Aramu, Kiyine e Busio a beneficio di Okerefe povera anima, solo soletto come un pesce in un acquario infestato di squali. Partenza soffice dell’Inter, padrona del gioco e del campo ma alquanto leggera al momento di concludere in porta. Punture di spillo innocue per Romero da Brozovic e Dzeko, conclusioni sballate di Chalanoglu e Skriniar, sull’altro fronte nulla da segnalare la doppia trincea sistemata da Zanetti fa il proprio lavoro di rottura ma quanto ad offendere, è tutto un altro discorso. In panca Inzaghi all’inizio fa il ballo di san Vito. Non gradisce il ritmo blando dei suoi e li richiama a gran voce. La squadra allora alza i tempi di gioco, il palleggio è raffinato, le idee quasi sempre azzeccate e però al momento di armare le colubrine Correa, Dzeko, Brozovic, Darmian, Perisic esitano quell’attimo di troppo che consente al Venezia di stare ai primi danni. Il canovaccio del match è questo, scolpito nel marmo, troppo grande la differenza tecnica fra le due squadre e oltre tutto la cavalleria pesante nerazzurra col trascorrere dei minuti calibra sempre meglio le incursioni e il muro veneto comincia a barcollare. Alla mezz’ora Perisic inzucca il pallone da lontano e Romero fa un po’ di scena volando ad abbrancarlo dalle parti dell’incrocio dei pali. Quattro minuti dopo l’Inter sfonda le difese lagunari. Palleggio insistito al limite dell’area, palla a Chalanoglu che scocca un gran destro, il pallone rimbalza davanti a Romero proteso in tuffo sulla destra e si infila facendo il solletico al palo. Grande gol: Inter avanti. La replica sta tutta nel sinistro fulminante di Aramu che si perde sul fondo di un soffio.

    A RIDOSSO DELLE STELLE - Ripesa, Inter di nuovo morbida, un gatto sornione che attende l’avversario e aspetta di infilarlo negli spazi che il Venezia deve concedere. Inzaghi si convince che servono forze fresche: fuori Correa per Lautaro e Chalanoglu per Vecino, Barella sembrava un indiziato migliore per tirare un po’ il fiato. Tanto fumo e poco arrosto, il Venezia manovra, spinge, si slancia ma le palle gol le produce la Beneamata dei milanesi. Romero è in serata di gala e strozza l’urlo del gol in gola a Dzeko, Dimarco, e Brozovic, in capo a tre contropiede da manuale. Zanetti mischia tutte le carta del mazzo, manda nella mischia gli attaccanti a disposizione (Johnsen, Henry, Tessman, Forte), niente da fare. L’Inter controlla con qualche momento di affanno. Sembra chiusa la gara quando arriva l’inopinato calcio di rigore che dà sollievo tardivo a Inzaghi e proietta l’Inter a ridosso delle stelle. Da Napoli e Milan ora si attendono risposte all’altezza delle ambizioni.

    IL TABELLINO

    VENEZIA-INTER 0-2 

    VENEZIA (4-3-2-1): Romero; Mazzocchi (dal 17’st Johnsen), Ceccaroni, Caldara, Haps; Ampadu (dal 39’st Crnigoj), Busio, Vacca (dal 26’st Tessmann); Kiyine, Aramu (dal 26’st Henry); Okereke (dal 39’st Forte). All.: Zanetti.

    INTER (3-5-2): Handanovic; Skriniar, Bastoni, Dimarco; Darmian (dal 25’st Dumfries), Barella (dal 36’st Gagliardini), Brozovic, Calhanouglu (dal 26’st Vecino), Perisic (dal 36’st D’Ambrosio); Dzeko, Correa (dal 12’st Martinez). All.: Inzaghi. 

    AMMONITI: 8’st Aramu (V), 36’st Zanetti (V), 49’st Haps (V).

    MARCATORI: 34’pt Calhanoglu (I), 49st Lautaro M (I).

    ARBITRO: Marinelli.

     
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