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  • Per i nonni soli finalmente sarà un Natale in santa pace

    Per i nonni soli finalmente sarà un Natale in santa pace

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Oggi, festa dell’Immacolata, la tradizione vuole che nelle case degli italiani una parte della giornata venga impiegata per gli addobbi natalizi. Albero, presepe e festoni luminosi. Lo spirito che animerà questo lavoro sarà certamente differente da quello degli anni passati. Le necessarie restrizioni imposte dalla pandemia ancora in atto e il pensiero che, quest’anno, per molti la festa non sarà completa producono un vago senso di vuoto.

    Le indagini dei sondaggi sono addirittura impietose. E’ stato calcolato che tre milioni di uomini e donne anziani saranno costretti a trascorrere il giorno di Natale in solitudine dovendosi accontentare di una video chiamata dei loro cari. Vista a questo modo la vicenda mette sicuramente una tristezza che si tramuta in angoscia se si pensa a coloro i quali trascorrono le loro giornate dell’intero anno in uno stato di non autosufficienza. Per loro un sorriso e una carezza sarebbero certamente i doni più belli.

    Esiste, però, anche in questo caso, un’altra faccia della medaglia. E’ rappresentata dai vecchietti soli i quali, malgrado l’età anche molto avanzata, se la sanno cavare benissimo e vivono una vita, per dirla come un famoso e popolarissimo serial, alla “nonno Libero”. Ne esistono tantissimi e, soprattutto, sono una ”spalla” fondamentale anche a livello economico per i loro nipoti che non trovano lavoro o per i loro figli che l’hanno perduto a causa della crisi galoppante. Ebbene, siamo proprio certi che questo esercito di nonni sia angosciato al pensiero che non potrà partecipare al canonico pranzo di Natale?

    Io sarei portato a dire di no, al netto della questione affettiva, per tutta una serie di ragioni molto pratiche. Ai nonnini vispi, infatti, verranno risparmiate alcune “piccole torture” alle quali diversamente non avrebbero potuto sottrarsi. Intanto lo spacchettamento dei doni tra i gridolini di giubilo e sorpresa dei nipotini scatenati. Per loro il solito paio di pantofole e i calzini di lana, come ad ogni Natale, che non sanno più dove mettere. Il divieto assoluto di accendere il mezzo toscano per rispetto ai bambini. Il dovere di onorare appieno un pranzo infinito composto da portate che il fegato comincia a friggere e  il colesterolo a salire. Il  non potersi alzare da tavola per rispettoso timore anche se la prostata reclama i suoi dritti. L’impossibilità di abbiocco post prandiale per non fare la figura del vecchio rincoglionito. Verso sera il viaggio di ritorno a casa a velocità folle sull’automobile del nipote che, un poco alticcio, deve poi correre dalla fidanzata. La scontata notte a rigirarsi nel letto in preda ai crampi allo stomaco per il troppo cibo e lo stress subito.

    Quest’anno non andrà a questo modo. Tortellini in brodo a pranzo, un piattino di trasgressive acciughe al verde, un poco di uva rossa che porta bene. Sonnellino, una tazza di latte a merenda e poi la cena con una fetta di panettone a chiudere. Il mezzo toscano acceso trai denti, un bicchierino di vermouth chinato, la poltrona comoda, la televisione accesa sul canale che trasmette “La vita è meravigliosa” film del 1946 di Frank Capra con James Stewart, il gatto in braccio e il sonno che arriva dolcemente a chiudere un Natale trascorso finalmente in santa pace.

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