Sampdoria, Giampaolo: 'Questa non è una partita, è La partita; sugli infortunati...'
Una partita sulla cui importanza si è soffermato a lungo anche lo stesso tecnico blucerchiato: "Questa sfida casca al momento giusto, sono contento si giochi domani. La posta in palio è alta e noi dobbiamo starci dentro, al cento per cento. Questa non è una partita, è la partita: non fa parte del calendario di Serie A, è una cosa a parte. Rimetterebbe a posto tante cose, ridandoci qualcosa che avremmo meritato - spiega Giampaolo, come riporta Sampdoria.it -. Ma non voglio riavvolgere il nastro, bisogna solo pensare al presente. Sabato è il primo ostacolo di un ciclo duro? Il futuro è domani".
"Il derby non ha favoriti, è impronosticabile" continua ancora l'allenatore. "Non ho mai giocato questo tipo di sfida. L’ho vista più volte in televisione e poi ho guardato un po’ di video a riguardo, per documentarmi ed entrare in clima. Li ho visti un po’ tutti, il penultimo in particolare, quello del 3-2. E poi un sacco di inizio anni 2000".
Il derby, storicamente, non è una partita per cuori deboli: "So come giocano, abbiamo provato le contromisure. Sarà una partita sporca: sia per come gioca l’avversario sia per le tensioni che una gara come questa provoca. Noi dovremo stare nello sporco senza rinunciare alle nostre caratteristiche. Il modo di giocare dei nostri avversari porta ad aumentare l’aggressività, il tipo di gara lo esaspererà anche di più. Giocando sull’uomo i contatti fisici si moltiplicano. Mi aspetto una direzione di gara all’altezza, ma Tagliavento in questo senso è una garanzia".
"Nel campo del teorico abbiamo fatto tutto, abbiamo provato tante situazioni, poi bisogna andare in campo. Si vive di cuore, passione, lucidità e follia, quando ci sono match come questo. Gli infortunati? Niente di grave, conto di recuperare tutti - rivela Giampaolo parlando dei suoi giocatori acciaccati-. Tra la posta in palio c’è la mia panchina? Questo è un problema mio. Il bene della Sampdoria è al di sopra di tutto. Quel che conta è il risultato della squadra e non il destino del suo allenatore".
