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Sampdoria, Lombardo: "Vialli sarebbe stato contento. Vivo a Genova, non posso fallire"
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Un consiglio ricevuto tanti anni fa torna d’attualità oggi: “All'epoca mi disse: ‘Attila, sei un giocatore di calcio. Sappi che passi dall'altra parte della barricata e quelli che erano tuoi compagni non lo saranno più. Dovrai fare delle scelte. È difficile, ma emozionante’. Se gli avessi chiesto consiglio oggi avrebbe detto di accettare, perché le sfide vanno affrontate da uomini veri. E lui è stato un grande uomo, come tutti i sampdoriani. Ringrazio anche il presidente che ci ha dato questa possibilità”. Il sostegno di chi ha condiviso il cammino azzurro non è mancato: “Abbiamo avuto attestati di stima anche dai giocatori allenati in Nazionale. Florenzi ci ha fatto una videochiamata. Era sul lettino di Milanello, ultimamente è abituato a stare lì (ride, ndr). Ragazzo straordinario. Acerbi, invece, ha mandato un messaggio a mister Evani. E anche De Rossi si è fatto sentire, ci ha fatto molto piacere”.
Il ritorno al Ferraris ha risvegliato qualcosa di profondo: “L'atmosfera mi ha fatto rivivere emozioni da giocatore, com'è stato per alcuni ex compagni che erano a vedere la partita. E anche i tifosi che hanno avuto la fortuna di vivere quelle situazioni all'epoca sono rimasti impressionati. Sapevo che dovevo uscire per il riscaldamento, ero molto emozionato. Poi in campo, nel guardare i ragazzi, ho pensato che avrei voluto potergli dare una mano. Lo stadio è favoloso, anche le scorse settimane c'era tanto pubblico. Come diceva Mantovani: ‘Finché i tifosi canteranno, la Sampdoria vivrà’”.
Un legame con la città che va oltre il calcio: “Abito a Genova, quindi non posso fallire (sorride, ndr). Non voglio andare via dalla Liguria, voglio rimanere a casa. Mia figlia, che va sempre in gradinata, mi ha mandato un messaggio che diceva: ‘Papà, so dove abiti’”. Qualche imprevisto tecnologico, ma anche buone intuizioni: “Il walkie-talkie? Poco funzionante (ride, ndr). All'intervallo l'ho buttato via. Non ha dato una grande mano, ma la comunicazione con Gregucci e con Simone, il nostro match analyst, invece sì. Dall'alto le cose si vedono meglio e si è meno presi dagli eventi. Gli altri dovranno portare pazienza, mi vedranno sempre agitato. Fortunatamente abbiamo un mister molto tranquillo”.
Un gruppo che vuole crescere, anche se il tempo stringe: “Abbiamo visto un gruppo molto disponibile. Non tutte le cose sono andate come ci aspettavamo, però era logico dare la sensazione di essere una squadra che voleva il risultato senza mai forzare. Loro erano battaglieri, noi dovevamo essere organizzati. Il gol è arrivato perché ci abbiamo creduto. Questa squadra ha valori inespressi, però non c'è più tempo. Dobbiamo costruire qualcosa di diverso. Un piccolo passo l'abbiamo fatto, adesso pensiamo alla Juve Stabia. Sarà un ambiente difficile. Mi ha dato l'idea di essere una squadra forte, cattiva. Assomiglia al suo allenatore e sa quello che deve fare. Lavorano da tempo insieme. E giocano sul sintetico. La speranza è che la squadra capisca anche il terreno. Non sarà facile, ma se la mentalità cambia penso che si possa fare risultato”.
L’importanza del movimento per creare superiorità: “Ci dev'essere movimento, perché se si è statici si entra nel mirino degli avversari. Più ci si muove e più si può creare. Dobbiamo migliorare lì. Non abbiamo giocatori da 1 contro 1. La nostra intenzione è quindi quella di far venire dentro mezzali ed esterni a combinare da vicini. Sabato anticipavano o ritardavano il movimento. L'importante è che lo capiscano. Sul gol eravamo con più di quattro giocatori in area. Più giocatori portiamo lì dentro quando arriviamo sul fondo, più abbiamo possibilità di fare gol”.
L’adrenalina della vittoria va gestita con lucidità: “Sì, ma può essere un'arma a doppio taglio. Non mi faccio ingannare, ho liberato tutta la tensione che accumulerò di nuovo nei prossimi giorni. A fine partita ho visto qualcuno che non aveva mai vissuto queste emozioni piangere in panchina, quindi mi auguro che anche i ragazzi non si siano già rilassati. Ci sono delle debolezze, se pensiamo di aver già risolto i problemi ci ritroveremo nell'oblio. In allenamento cerchiamo di allenare la convinzione, un centimetro alla volta. Poi in B conta vincere duelli individuali”. La consapevolezza che ogni partita sarà una battaglia: “Difficile. Già a vedere le immagini del Cittadella durante la settimana, sapevamo che avrebbero giocato così. E devo dire che sono stati bravi. Credo che saranno quasi tutte così le partite. Bisognerà mettersi l'elmetto”.
L’importanza di valorizzare anche i giovani in prestito: “Intanto vanno tutti coccolati. Devono essere alla pari. Logico che quando sei giovane e ti trovi in una situazione come questa a lottare per un altro obiettivo rispetto alla squadra in cui eri prima, lo staff e chi ti ruota intorno deve essere bravo a farti sentire protagonista. Sekulov ha avuto meno possibilità di Akinsanmiro, l'importante è che non perdano le loro qualità. Vero che sono qui in prestito e che probabilmente torneranno alla casa madre, ma non deve essere un'esperienza fatta tanto per fare, perché quando si sposa un progetto lo si fa per raggiungere degli obiettivi, anche personali, però se perdi rimane sul curriculum. Non conosco le dinamiche di prima, solo quelle di adesso. Quando parlo di disponibilità non mi riferisco solo ai titolari. Anche chi purtroppo è fuori per scelte non nostre, come Borini, ma che ci dà una grande mano nell'incitare e nel dare consigli”. L’obiettivo non cambia: “È questo. Quello che conta è portare a termine la missione. Pensiamo a fare risultato. Ci sono cinque partite da qui alla fine del campionato. Voglio giocarmele fino in fondo”.
Commenti
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Giusto citare un mito blucerchiato come Gianluca, certo!!!! Fa bene al cuore.