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  • Sampmania: viaggio nel tempo

    Sampmania: viaggio nel tempo

    • Lorenzo Montaldo
    Neppure un mesetto fa, subito dopo Samp-Torino e alle porte della sosta per le Nazionali, guardavo il calendario e pensavo: “Beh, se non altro, la prossima in casa della Samp la giochiamo a metà aprile, il vento freddo del Ferraris sarà solo un brutto ricordo”. Ieri, fiducioso, sono uscito di casa senza sciarpa. ‘Col cavolo, non me la metto l’11 di aprile’. Detto fatto. Sembrava di essere tornati a febbraio. Soffi gelidi, brezza ghiacciata, mani congelate e tutto il repertorio di annessi e connessi erano lì ad aspettarmi al varco della Tribuna Stampa. La sensazione di essere tornato indietro nel tempo di un paio di mesi, però, era acuita anche dalla Sampdoria in campo. Mi auguravo di tutto cuore una prestazione sulla falsariga di quella di Milano, o quantomeno incanalata su binari simili, invece abbiamo rivisto la Samp pre Torino. Il Doria di ieri non è stato piacevole, diciamo il solito, quello a cui siamo stati abituati. Dare continuità ad una buona partita sarebbe stato importante, per scacciare quella sensazione di incompiutezza aleggiante, appollaiata sulla spalla del tifoso sampdoriano. Purtroppo, non è stato così.

    Togliamoci il dente, parliamo subito del tema clou di giornata. Sull’episodio del gol annullato, vi devo confessare un segreto. Invidio le granitiche certezze sui giudizi all’operato arbitrale. Dico sul serio, non voglio essere ironico, non sarei mai e poi mai in grado di dirigere un incontro di pallone. Quindi, per quanto riguarda il caso Thorsby, mi limiterò a dare la mia opinione, ma sono pronto ad accettare altri punti di vista. Il centrocampista, molto più bravo quando la palla è in aria piuttosto che quando la sfera è a terra, in particolare tra i piedi, salta come spesso gli accade in maniera scomposta e appariscente, accentuando goffamente un contatto di certo veniale ed ininfluente a livello di forza applicata. Ve lo immaginate, il filiforme norvegese in grado di tirare giù il ciclopico Koulibaly? Purtroppo, esiste un Var in grado di giudicare le immagini, non ancora l’entità delle spinte. Prima o poi, non so come, ci arriveremo. Comunque, sin dalla scuola calcio ti insegnano ad evitare lo stacco con le mani appoggiate all’avversario. Nel frattempo, Keita dietro di lui impatta Ospina - l’estremo difensore del Napoli non sarebbe mai arrivato sul pallone, ma nell’area piccola conta poco - aggiungendo ulteriori elementi rafforzativi alla decisione. Addirittura, secondo Ranieri l'arbitro ha fischiato questo intervento. Non so se Valeri abbia giudicato falloso un contatto più dell’altro, o se la somma delle due situazioni lo abbia spinto ad annullare. A me sembra fallo e, ne sono certo, se non mi avessero fischiato a favore un intervento del genere, mi sarei imbestialito. Gli episodi eclatanti e scandalosi sono altri, vedi il rigore non dato a Quagliarella a Roma. Basta, parentesi-moviola finita. L’argomento lo detesto. Torniamo al campo.

    Dalle scelte operate ieri da Ranieri mi sembra evidente la netta bocciatura nei confronti di quattro calciatori in particolare, ossia Askildsen, Verre, Keita e Ramirez. Adattare un disastroso Jankto a centrocampista centrale, pur di non impiegare il ragazzino classe 2001 o il centrocampista ex Pescara, è un segnale piuttosto evidente. Purtroppo per entrambi non posso affermare nulla in valore assoluto, in un senso o nell’altro. Su Askildsen, il giudizio è sospeso. Settanta minuti in una stagione, 160 con la Coppa Italia, sono troppo pochi per trarre valutazioni. Mi piacerebbe sentire qualcosa in merito da Ranieri. Il mister romano lo vede tutti i giorni in allenamento, lo segue ogni settimana ma decide di non impiegarlo nonostante la doppia indisponibilità di Silva e Ekdal. Qualcosa vorrà pur dire. Per quanto riguarda Verre, credo dia il meglio da mezz’ala o da trequartista. Probabilmente il ruolo del centrale non è il suo, ma la stessa considerazione è valida pure per Jankto. Verre penso avrebbe offerto una prestazione quantomeno simile a quella del ceco, ma con maggiore qualità nel palleggio. L’altra opzione, un cambio modulo con un trequartista e tre in mezzo, sarebbe stata stuzzicante ma avrebbe comportato più sofferenza sulle fasce, già di per sé martoriate da Politano e Insigne. 

    I miei dubbi riguardano inoltre i cambi. L’esclusione di Ramirez dai minuti finali non ha molta logica (gli è stato preferito ad esempio Leris), mentre l’impiego di Keita esemplifica alla perfezione il destino ormai scritto dell’attaccante senegalese, arrivato a Genova tra fanfare entusiaste e destinato a lasciare la Liguria in sordina. Già, ma acquisti del genere erano stati bollati come colpi da Europa prima ancora di vederli campo. Talvolta occorrerebbe maggior equilibrio e capacità di giudizio a prescindere dal nome sulla maglietta. Comunque, mi restano parecchi altri interrogativi, destinati a rimanere senza risposta. Da settembre mi accorgo di una domanda ancorata nella mia mente, credo sintetizzi alla perfezione il giudizio sulla stagione. “E se…?”, da completare a piacere. Già, “E se...?”.

    Purtroppo, i ‘se’ sono immutabili, destinati a rimanere tali per l’eternità. Atteniamoci ai fatti, allora, e ad una Sampdoria protagonista di una partita piuttosto bruttina. Tante palle perse, duelli individuali quasi mai vinti, rare azioni organiche e corali organizzate a livello di collettivo sono il ritornello della stagione, e l’ho ascoltato di nuovo anche ieri a Marassi. Io ve l’ho detto, le lancette dell’orologio sono tornate indietro di un mese e mezzo, spero si tratti solo di una bizzarra singolarità momentanea nel continuum spazio temporale. Considerando tutte le stranezze da cui siamo circondati, non ci metterei la mano sul fuoco. Non mi sorprenderei di svegliarmi domattina, e di ritrovarmi con la stramaledetta ora solare. Ecco, quello sarebbe davvero un incubo.

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