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  • C'erano una volta le wags. Ora, per gli ex calciatori, solo divorzi e bancarotte

    C'erano una volta le wags. Ora, per gli ex calciatori, solo divorzi e bancarotte

    • Fernando Pernambuco
      Fernando Pernambuco
    C’erano una volta le wags, acronimo di “wives and girlfriend” o almeno c’era quel sottinteso che voleva dire “gran pezzo di…”, “gran bella vita”, “gran bei quattrini”. Insomma, tutto nel segno positivo del “gran”.

    Parecchie ex modelle, attrici (spesso modeste), cantanti, comparse televisive, quasi tutte d’innegabile “bella presenza”,  mogli o amiche di calciatori, destavano  una prepotente invidia di massa. Ora, come quasi tutto, anche le wags mostrano di avere un lato oscuro: la vita delle donne dei campioni non è tutta lustrini e quattrini. Almeno non solo.

    La capitana del seducente manipolo fu l’ex spice girl Victoria Beckam; dietro lei ne giunsero decine. Non tutte riuscirono a conquistare, dei rispettivi mariti o fidanzati, “del cor ambo le chiavi”, come direbbe Dante. Ovvero sentimento e cordoni della borsa. Poche son diventate Wanda Nara e talvolta, sotto le smaglianti apparenze, nonostante l’agiatezza,  sono ineluttabilmente emerse fatica, infelicità, sconforto. Questioni private, però anche una vita faticosa, spesa dietro le carriere dei mariti, smaglianti, spesso effimere.

    Il Guardian ha parlato con una decina di wags inglesi, tutte intorno ai 30 anni, alcune ex modelle come la consorte di Borini, di nome Erin, oppure le mogli di Kanu (ex Arsenal), Ryan Mason (ex Tottenham), Wes Brown (ex United) ed altri. 

    Ci sono le borse firmate, gli attici, ma anche i mariti in depressione, i traslochi incessanti, i figli costretti a continui cambiamenti. E c’è l’ingenuità di campioni o comunque ricchi atleti, facilmente preda di consiglieri che svuotano i loro risparmi.

    Già: nelle rose di chi arriva alle vette pedatorie spuntano le spine: dolorose. Dai dati dell’associazione dei calciatori professionisti inglesi (riportati da La Repubblica)  si apprende che la carriera d’un giocatore dura una media di 8 anni; circa 5 anni dopo l’ultima partita,  quasi il 50 per cento dei calciatori finisce in bancarotta e, dopo il ritiro, il 33 per cento divorzia. Certo, guadagnano bene: in media più di due milioni di sterline all’anno, ma non basta.

    Chissà se prima, alla fine d’una carriera, andava peggio? Se il negozio d’articoli sportivi o l’insegnamento in qualche squadretta di ragazzi era meglio. Oggi, come allora, qualcuno diventa allenatore e, oggi soltanto, commentatore televisivo. Solo qualcuno.

    Tanti altri rientrano nell’anonimato o nella rovina. E le wags? Anche loro, fedeli o infedeli, amate o abbandonate, seguono, quasi sempre, lo stesso destino.

    Viali del tramonto, imboccati a trent’anni o giù di lì. 

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