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    Ibrahimovic: "A Casa Milan finché non sbatti contro il muro non ti rendi conto dello stress"

    Ibrahimovic: "A Casa Milan finché non sbatti contro il muro non ti rendi conto dello stress"

    • Federico Albrizio
    Zlatan Ibrahimovic e due concetti chiave anche nella sua nuova vita da dirigente al Milan: "Gestione dello stress e mentalità vincente. Vinto così l'ultimo Scudetto".

    Nel corso della lunga intervista concessa a GQ Italia, il Senior Advisor del club rossonero si è soffermato anche sulla differenza nella gestione dello stress nel nuovo ruolo rispetto a quando era calciatore: "Cerco di mantenere l’equilibrio, di non diventare stressato. Perché in questo lavoro, a Casa Milan, non ti rendi conto di essere stressato... Finché non sbatti contro il muro. E quando succede, potrebbe essere troppo tardi. Per questo cerco di bilanciare tutto. Per esempio, io non ho un ufficio. Loro volevano darmene uno, ma ho scelto di no. Una scrivania non è prova di efficacia. Per me è mettere tutto l’impegno nel fare quello che serve. Stop. Che sia qui a Casa Milan o a Milanello".

    COME GESTIVA LO STRESS DA CALCIATORE - Tutto molto diverso rispetto a quando calciava il pallone in campo: "Se ero stressato, arrabbiato, o c’era qualcosa che non mi piaceva, andavo in palestra per due ore - racconta Ibra -. Ancora oggi cerco di allenarmi ogni giorno, quando riesco. Per scaricare la rabbia, per tirare fuori l’energia. Se qualcosa non va, se qualcosa non si chiude, mi sfogo così: mi alleno, soffro in allenamento. Perché a me piace soffrire. Nella mia testa è chiaro: se vuoi arrivare in alto, devi soffrire".

    MENTALITA' VINCENTE - Altro aspetto imprescindibile per Ibrahimovic è la mentalità: "Sai come abbiamo vinto l’ultimo Scudetto, quando giocavo? Con la mentalità. Perché con la giusta motivazione, con la giusta mentalità, un atleta è capace di tutto. Non eravamo la squadra più forte, ma abbiamo vinto perché eravamo più forti mentalmente. È questo che cerco di portare, sempre. È diverso, ovviamente, a Milanello e a Casa Milan, perché quando vedo un calciatore, so cosa fare per motivarlo, so chi devo abbracciare, so a chi devo fare un sorriso, so chi devo guardare male, so con chi devo fare la voce grossa. Quello spogliatoio lo conosco benissimo. Con la parte di business, è più sottile".
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