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  • Inter, la vittoria a Udine è immeritata

    Inter, la vittoria a Udine è immeritata

    • Giancarlo Padovan
    A Udine, come a Napoli, vince la squadra che merita meno. E se gli uomini di Sarri hanno trovato il gol al 50’ della ripresa, e in undici contro dieci per un’espulsione che non c’era, l’Inter risolve la partita a tre minuti dal 90’ con Perisic, decisivo anche nel recupero del primo tempo, quando riacciuffa l’Udinese che sarebbe potuta volar via almeno quattro volte.

    Partita bella ed epilogo poco equo. Il primo tempo dell’Udinese - un gol, un palo e altre due occasioni-gol - avrebbe meritato un fatturato più ampio.

    Il secondo dell’Inter - superiore dal quarto d’ora in avanti - poteva essere condensato nel tiro di Joao Mario deviato, a portiere battuto, da Widmer. La differenza è che l’Inter, individualmente parlando, ha elementi nettamente superiori all’avversario. Non solo Perisic, che ha colpito due volte, ma anche Handanovic, un portiere che vale almeno il doppio di Karnezis.

    Infatti, mentre lo sloveno ha sventato una conclusione di Fofana (6’) con una deviazione prodigiosa ed è stato impeccabile su tutti palloni alti, anche quelli velenosamente sporcati dai propri difensori, il greco si è macchiato dei due errori che hanno condizionato prima e deciso poi la partita.

    Episodio numero 1, capitale. Minuto 47’ del primo tempo, ultimi dieci secondi di recupero. Icardi viene pescato oltre la linea dei difensori. L’attaccante difende palla, si gira, vede Perisic libero e gliela recapita rapida. Il tiro del croato è prontissimo, ma, secondo intuizione comune, è giusto sul primo palo dove Karnezis, invece, arriva colpevolmente in ritardo.

    E’ forse, questo, ancor più del gol della vittoria, l’attimo (e l’errore) che indirizza la partita. L’Udinese, che aveva colpito un palo con de Paul e sfiorato a il raddoppio con Jankto, l’autore del vantaggio, si sgonfia. L’Inter, invece, si tonifica.

    Nonostante ciò, Pioli ha bisogno di Joao Mario al posto di Banega. L’ingresso del portoghese migliora la qualità della trama (nel primo tempo troppi passaggi sbagliati), ma non la pericolosità sotto la porta avversaria. Di fatto, l’unica opportunità - prima del quasi gol di Joao - è una punizione di Perisic, da posizione centrale, fuori di un palmo.

    Poi, come detto, Karnezis ne combina un’altra. Su cross a mezza altezza di D’Ambrosio, il portiere dell’Udinese perde la palla che finisce sui piedi di Joao Mario per quello che dovrebbe essere un tito a colpo sicuro. Vi si oppone, invece, Widmer.
    Potrebbe (e dovrebbe) essere finita qua. Ma Karnezis non è sazio.

    Episodio numero 2, catartico. Minuto 87’. Sulla punizione di Joao Mario dalla trequarti - alta, lenta, prevedibile -, Karnezis resta tra i pali permettendo a Perisic di colpire indisturbato. Nella circostanza va rilevata anche la responsabilità di Fofana che perde la marcatura. Tuttavia il portiere ha mezzi d’intervento (le mani) e strumenti di lettura (la posizione frontale) che non sempre hanno i calciatori di movimento.

    L’Inter inanella così la sua quarta vittoria consecutiva e prosegue la scalata all’alta classifica. Il successo è prezioso proprio perché sofferto e, dopo un primo tempo deficitario, quasi inaspettato. Sintomo chiaro che l’Inter deve migliorare ancora. Prima di tutto in difesa (disastrosi i primi 45’ di Murillo) e, per me, anche nella fase difensiva del centrocampo. Il gol che ha lanciato l’Udinese (Jankto al 16’ in diagonale) è nato, infatti, da uno sfondamento centrale di Samir sul centro sinistra. Su quel lato avrebbe dovuto rientrare Candreva o stringere uno tra Brozovic e Kondogbia. La latitanza di tutti ha invece costretto uno dei due centrali ad uscire e a sguarnire l’area. Situazione che si è ripetuta almeno un paio di volte per il resto della gara. C’è ancora molto da fare, ma una cosa è certa: Pioli ha talmente migliorato l’Inter da averne mimetizzato le mancanze con i risultati.           

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