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  • Samp, la rifondazione è già partita: Grosso, la regia di Paratici e tutti i nodi tra mercato e società

    Samp, la rifondazione è già partita: Grosso, la regia di Paratici e tutti i nodi tra mercato e società

    • Renzo Parodi
    Come tutte le rivoluzioni che si rispettino, anche quella a tinte blucerchiate è iniziata in sordina. Non si dovrà attender molto – giusto una manciata di giorni – per scoprirne le linee fondamentali. La nuova proprietà (Radrizzani-Manfredi) ha finora lavorato sottacqua concedendo poco o nulla all’opinione pubblica e ai tifosi. Ottima strategia da parte di chi deve accreditarsi non attraverso proclami e promesse ma in virtù di una politica sportiva e d’impresa nuova di zecca, in totale e assoluta discontinuità dai nove anni tribolati e nefasti gestiti da Massimo Ferrero. La conferma al completo del cda (Lanna, Romei, Panconi, Bosco) è un segnale di fiducia in coloro che hanno traghettato la Sampdoria nelle acque tempestose della crisi. Così come lo è, ma a rovescio, la sostituzione integrale del collegio sindacale, oggi presieduto da Francesco Spinoso.

    Se la parola “rivoluzione” suonasse eccessiva in una città, Genova, abituata all’undestatement di impronta britannica, si può parlare di “rifondazione” profonda alla quale si sono accinti i due manager italiani, protagonisti del salvataggio del club che ha avuto del prodigioso. Per chi non lo avesse ancora misurato, il pericolo di scomparire dalla scena del calcio professionistico per la Sampdoria era stato reale e immanente. Valgano le parole del presidente Marco Lanna: “Siamo arrivati ad un centimetro dal portare i libri in tribunale”. Questa verità è dirimente. La nuova Sampdoria dovrà risorgere dalle proprie ceneri, anzi dalle macerie della dissennata gestione del Viperetta. Senza la composizione negoziata della crisi che ha ridotto di oltre il 50% la massa debitoria, riducendola a 60/70 milioni (per di più diluiti nel tempo) e senza la perfetta strategia messa in campo dal ticket Radrizzani-Manfredi per tacitare i creditori e schivare l’estremo tentativo di Ferrero di ostacolare l’avvento della nuova proprietà, l’epilogo sarebbe stato tragico. Ora tocca ricostruire dalle fondamenta o quasi un club appena retrocesso in serie B (per la quinta volta nella sua storia) depauperato sul versante tecnico e indebolito nelle proprie strutture finanziarie. Prima mossa, ovvia, la scelta dell’allenatore nel quadro della composizione di un organigramma che spazierà dalla prima squadra al settore giovanile, allargandosi alle women che hanno conquistato una salvezza che sembrava impossibile.

    Capitolo allenatore. L’accordo con Fabio Grosso è praticamente raggiunto e verrà formalizzato lunedì. Tramontata la candidatura di Baroni, in trattativa serrata col Verona, e di Farioli, un giovane tecnico della scuola di De Zerbi. Grosso firmerà un contratto biennale con opzione sul terzo anno. E’ prevista una serie di bonus legati ai risultati ottenuti, ovviamente in primis la promozione. Il suo staff non sarà pletorico: il secondo Morrone, il match analyst Carretta, il preparatore dei portieri Senatore e il preparatore atletico Vaccariello. Punto interrogativo sul nome del direttore sportivo. Manna è stato promosso direttore sportivo alla Juve e dovrebbe essere confermato anche in caso di arrivo di Giuntoli, Fusco è diretto alla Spal. Resiste la candidatura di Matteo Tognozzi, anche lui di area Juventus ed è logico, il regista occulto (ma neanche troppo) del mercato blucerchiato è Fabio Paratici, già braccio destro di Beppe Marotta alla Sampdoria e alla Juventus, successivamente responsabile dell’area tecnica sportiva del club bianconero. Tramontata l’ipotesi Riccardo Pecini, che peraltro alla Sampdoria non aveva lasciato grandi rimpianti. Da responsabile del settore giovanile non aveva prodotto un solo calciatore a livello di serie A mentre il dirimpettaio rossoblù, Michele Sbravati, sfornava Mandragora, Pellegri, Cambiaso, Rovella, il portiere Russo oggi al Sassuolo. Pecini ha dichiarato di avere altri progetti, in realtà non avrebbe gradito la presenza di Marco Legrottaglie nei panni di direttore tecnico e di fatto sovrintendente della parte tecnica per conto di Paratici che non può ricoprire cariche federali, in attesa del giudizio della Fifa sull’inibizione che lo ha colpito.

    L’obiettivo di fondo del nuovo management blucerchiato è giocoforza condizionato alla categoria. Il monte ingaggi deve scendere dai 30 milioni al di sotto dei 24/25 milioni, obiettivo che impone la revisione dei contratti più onerosi, il principale riguarda Manolo Gabbiadini (1,2 mln fino al 2026), l’attaccante ha rifiutato il Paok Salonicco e piace al Cagliari di Ranieri, ma ha già dato la disponibilità alla Sampdoria a spalmare l’ingaggio su più stagioni. Nel 4-3-3 di Grosso potrebbe avere difficoltà di collocazione Tommaso Augello, anche lui piace al Cagliari. Il blucerchiato più ambito resta Audero, indiziato a partire più di Falcone che ha un ingaggio molto più contenuto. Per Audero si sono messe Empoli, Lazio, Fiorentina, Inter. La Sampdoria lo valuta 10 milioni ma potrebbe accettare qualche calciatore in cambio. Ha mercato Leris che guadagna mezzo milione a stagione. I giocatori in surplus sono Murru, Vieira, Murillo, mentre si attendono notizie da Palermo e Verona sugli eventuali riscatti di Verre e Depaoli. Salutati Djuricic diretto al Panathinaikos (1,5 milioni netti a stagione fino al 2026, un bel risparmio) e lo svincolato Nuytinck (Nimega, Olanda), si lavora per piazzare Bereszynski in rientro dal Napoli, La Gumina (dal Beneventoi) e Askildsen (dal Lecce). Si studia quale proposta avanzare a Quagliarella, forse un ruolo alla Ibrahimovic, da uomo spogliatoio, purché Grosso sia d’accordo, naturalmente e non ritenga il veterano un imbarazzo anziché un sostegno. Tra i prestiti di ritorno occhi puntati su Leonardo Benedetti, centrocampista offensivo reduce da una brillante stagione al Bari, e Marco Delle Monache, talentino del 2004 che si è fatto la gavetta in serie C nel Pescara di Zeman. Qualche chance di restare l’avranno Giordano (terzino sinistro, Ascoli) e Trimboli (centrocampista, Ferencvaros), mentre Yepes, Montevago, Malagrida e Paoletti, prodotti del vivaio, hanno già assaggiato la Serie A e potrebbero restare in rosa, anche in virtù del fatto che provengono tutti dal vivaio blucerchiato. A complicare i conti, il blocco degli ammortamenti intervenuto nei due ultimi bilanci che espone ad eventuali minusvalenze in caso di cessioni sottocosto.

    Il settore giovani blucerchiato, diretto da Giovanni Invernizzi, l’anno scorso ha registrato buoni risultati nonostante le difficoltà societarie. La primavera, vincitrice del titolo tre anni fa, si è salvata senza troppi patemi, nonostante un organico depauperato dalle cessioni che non ha ricevuto l’apporto atteso da Ivanovic e Segovia, entrambi rientrati ai rispettivi club di appartenenza. Il tecnico Felice Tufano, l’artefice del buon andamento della primavera, e in scadenza di contratti ed è augurabile che venga riconfermato. In scadenza è anche Invernizzi e il responsabile del settore femminile, Marco Palmieri, genovese. Un pizzico di sampdorianità sarebbe benvenuto, magari cominciando a far rientrare alla base Ciccio Pedone, cacciato anni fa per motivi extracalcistici. Che nelle giovanili della Juventus si è fatto apprezzare.

    Tra breve infine riprenderanno i lavori al centro sportivo di Bogliasco, dove resta da completare la nuova palazzina spogliatoi e la gradinata. Si conta di terminarli entro la fine del 2023.

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