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  • Sampmania: c'è sofferenza e sofferenza

    Sampmania: c'è sofferenza e sofferenza

    • Lorenzo Montaldo
    Non mi piace la spettacolarizzazione delle emozioni. E non mi piace neppure la retorica vuota o fine a sé stessa. Quello che si è provato ieri al Ferraris, quello che ogni persona dentro allo stadio ha avvertito, è privato e personale, e tale deve restare. C’è chi è più propenso ad esternare, e chi preferisce non farlo. Dipende dalle persone. Io ad esempio faccio parte del secondo gruppo. Però, vi posso garantire che avevo la pelle d’oca, e che ero contento della pioggia.

    Parliamo di calcio, è più facile, di falli e di cambi e di torti arbitrali. Mi viene più semplice. Parliamo di pallone. La partita ieri era un contorno, è vero, ma avrei preferito un copione diverso. Per esempio, avrei gradito che non fosse subito instradata da un rigore assurdo, inconcepibile e bollato da tutti i commentatori come inesistente. La cosa più allucinante è stato il richiamo del Var, e in questa stagione non è la prima stortura arbitrale macroscopica perpetrata alla Sampdoria. Il Napoli non ne ha bisogno; non ha necessità di un simile svarione, o di una gestione quantomeno bizzarra dei cartellini, è già una grande squadra di suo. Piccolo dato statistico curioso: nel primo tempo i falli commessi dalla Samp sono 7, quelli fatti dal Napoli 8. Conto dei cartellini: due gialli e un rosso (giusto) ai blucerchiati, zero agli azzurri. In una giornata così particolare, ne avremmo fatto volentieri a meno.

    Lo ripeto, il Napoli è eccezionale. Sento dire che la formazione di Spalletti è appannata, in difficoltà, in calo. Mi stropiccio gli occhi a leggere certe cose. Il Napoli è fortissimo, gioca a memoria e vanta una quantità di soluzioni tattiche impressionante. Vederlo in azione è un piacere: le continue sovrapposizioni degli esterni, i triangoli a tamburo battente tra le punte che accorciano e i centrocampisti, i movimenti a fisarmonica delle mezz’ali e la capacità di trovare profondità e corridoi anche a squadre schierate, riconciliano con il gioco del pallone. Certo, è un piacere se non li affronti, logico. La squadra di Spalletti ha un giocatore gigantesco in mezzo al campo come Lobotka che dirige l’orchestra, e calciatori imprendibili davanti, tra Kvara, Osimhen, Politano, Raspadori, Zielinski e compagnia. I 24 tiri degli ospiti, contro i 9 dei padroni di casa, non arrivano per caso, e neppure le 17 occasioni da gol contro le 8 blucerchiate. Metteteci l’uomo in più, le qualità, tutto ciò che volete. Per me, il discorso è molto più immediato. Il Napoli è forte, tanto forte. Come la affronti, una squadra così in giornate di grazia? Semplice, non puoi. Soffri e basta, ed è quello che ha fatto la Samp.

    Però, c’è sofferenza e sofferenza. La squadra di Stankovic ieri ad esempio ha patito, ma non è stata una tribolazione paragonabile a quella di una qualunque gara di due mesi fa. Anzi, il Doria ha approcciato il match con uno spirito e un’organizzazione raramente viste in questa stagione. I doriani in avvio attaccavano, rubavano palla pressando alti, rimanendo corti e compatti. Questo, almeno, sino a quando in campo le formazioni erano 11 contro 11. Da lì in poi, è iniziata un’altra partita, ma francamente vi inviterei a non tenerne conto. Troppo impari il divario in inferiorità numerica.

    Prendiamo, se mai, indicazioni di carattere generale. La prima ad esempio è che il Doria adesso ha trovato un modulo. Il 3-4-1-2, con l’innesto di due elementi importanti come Nuytinck e Lammers (decisamente più utile alla causa del predecessore) garantisce ordine e solidità. La solidità, a sua volta, genera coraggio e permette di recuperare certezze. Le certezze portano all’organizzazione, e l’organizzazione porta i punti. Un altro spunto riguarda il mercato. La Samp ha un bisogno matto e disperato di un ulteriore centrocampista, e forse pure di un nuovo difensore. Colley e Sabiri, nonostante le dichiarazioni di facciata, francamente non li considero neppure più. Comunque, Stankovic potrebbe aver finalmente individuato l’assetto giusto nella cerniera mediana. Vieira appare finalmente in crescita, e con un Rincon al suo fianco dà decisamente un’impressione diversa, rispetto allo sparuto e balbettante giocatore delle scorse stagioni. Peccato per Villar, ad oggi è la mia peggior delusione in stagione.

    In chiusura, vorrei approfittare dello spazio che mi concede Calciomercato.com per replicare alle frasi dell’onorevole Loizzo, deputata e membro della commissione cultura della Camera, che ha pensato fosse il caso di accusare il pubblico doriano di cori contro Napoli mentre si ricordava Vialli. Io ero a Marassi, e posso giurare che, durante il minuto di silenzio, non volava una mosca. I tifosi della Samp non sapevano neppure che il Napoli fosse a Genova, in quel momento. E’ stato toccante, e raramente ne ho vissuto uno così partecipato. Utilizzare il nome di Vialli è una porcheria. Una porcheria che, in questi mesi, hanno fatto in tanti, per i fini più disparati ed egoistici. Ecco, a tal proposito ho un messaggio: non venite a parlare ai Sampdoriani di Luca. Non in questi giorni, perlomeno.

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