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  • Sampmania: come sei anni fa, con l'Udinese

    Sampmania: come sei anni fa, con l'Udinese

    • Lorenzo Montaldo
    Partite come queste ti rimangono impresse nella memoria. E non sbiadiscono tanto facilmente. Se vi dico Sampdoria-Milan 2-1, cosa vi ricordate? La capocciata di Pazzini sotto la Sud, esatto. Anche io, con la memoria, vado immediatamente a quel momento di svolta della stagione. Quello che ha cambiato la corsa alla Champions. Istanti che non dimenticherò mai. La gara con il Torino aveva un peso specifico diverso, è vero: ma in comune con quei 90 minuti dell'aprile 2010 aveva il fatto di rappresentare un istante cruciale della stagione. Vincere significava alzare l'asticella, perdere avrebbe voluto dire 'limitarsi' a immaginare un campionato tranquillo e senza sussulti per la Samp.

    In realtà, a voler cercare un parallelismo con l'irripetibile stagione 2009-2010, Sampdoria-Torino somiglia più a Udinese-Sampdoria che non a Sampdoria-Milan. 24 gennaio 2010, Cassano a casa per scelta tecnica (lì svoltò, in meglio, il suo rapporto con Delneri) e Sampdoria vittoriosa per 2-3 al Friuli. Anche l'Udinese, come il Toro, era una signora avversaria. Era la squadra di Handanovic e Alexis Sanchez, c'erano Di Natale e Inler, e poi Pepe, Isla, Basta e Zapata all'apice della forma. In panchina c'era pure un certo Cuadrado. Insomma, i bianconeri erano un osso durissimo. Fu una partita vinta dalla squadra, prima ancora che dal singolo. La partita con i granata 6 anni dopo non l'ha sbloccata Muriel, Quagliarella o Praet. Ci ha pensato Barreto, colui che più di tutti è l'emblema del collettivo. Credete alle coincidenze? Io molto poco.

    Ma in quell'Udinese-Samp il successo arrivò anche grazie agli accorgimenti di un allenatore perfettamente immerso all'interno della sua squadra. Un po' come Giampaolo, insomma. Nelle pagelle di Samp-Toro ho definito il mister blucerchiato il migliore in campo. A mente fredda, me ne convinco sempre più. L'allenatore doriano non ha sbagliato nulla. In questa Sampdoria non c'era una virgola fuori posto.

    Giusto far rifiatare Linetty opponendo alla tecnica dei tre centrocampisti granata il piede raffinato di Praet e Bruno Fernandes, per quanto entrambi sottotono rispetto alle attese. Giusto lasciare Regini a sinistra, ad occuparsi di Iago Falque: lo ha fatto benone. Giusto chiedere a Muriel e Quagliarella un sacrificio insostenibile a lungo andare, sapendo che il pressing dei due attaccanti avrebbe impedito il passaggio in uscita dalla difesa verso Valdifiori. Un capolavoro – e credo anche studiato a tavolino – il cambio al 60' tra Bruno Fernandes e Linetty. Pensateci, la sostituzione ha permesso a Giampaolo di inserire quello che forse, in questo momento, è uno dei migliori interpreti del ruolo di 'mastino' a centrocampo proprio nel momento in cui le squadre si stavano allungando. La Samp rischiava di sfilacciarsi, e di schiacciarsi mano a mano che il Torino avanzava il suo baricentro. Con Linetty che recupera ogni pallone transiti nel suo raggio d'azione, però, è tutta un'altra storia. L'uscita di Bruno Fernandes ha consentito anche a Praet di spostarsi sulla trequarti, accorciando nella zona nevralgica lo spazio utile al Toro per giocare il pallone e organizzare la manovra.

    Al di là delle annotazioni più o meno tattiche, però, resta una partita eroica per la Samp. Perchè dietro Silvestre e Skriniar non fanno passare uno spillo, e Puggioni dimostra di non essere solo favola, ma di avere anche tanta sostanza alle spalle. Perchè Barreto sembra sdoppiarsi, e perchè Torreira pare avere dieci anni di più rispetto a quelli effettivi (nel cervello, non nelle gambe). E anche perchè tutti quelli che entrano in campo danno certezze. Pensate a Schick, un predestinato, o a Pedro Pereira, che ieri ha giocato forse la sua miglior partita nell'ultimo anno sostituendo Sala. “Le partite si vincono in 14”, ripete Giampaolo. Ha, come sempre, perfettamente ragione.

    Forse a qualcuno sembrerà un azzardo paragonare questa Samp a 'quella'. Squadre diverse, epoche diverse, stagioni diversissime. E forse è davvero prematuro, perchè di momenti duri ne arriveranno a bizzeffe. Però ora lasciateci accarezzare e coccolare questi istanti di serenità e di felicità totale. Nell'ultimo anno abbiamo imparato ad apprezzarli come si deve.

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