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  • Sampmania: davvero un peccato

    Sampmania: davvero un peccato

    • Lorenzo Montaldo
    Davvero un peccato per chi, appollaiato sul suo trespolo, aspettava un passo falso della Sampdoria per lanciare addosso a squadra e, soprattutto, allenatore ogni responsabilità possibile e immaginabile. Davvero un peccato per chi, dietro ad un computer o ad un telefonino, sputava bile già dalle 18 per le scelte di formazione, per Giampaolo che ‘sbaglia sempre l’undici di partenza’ e ‘perché fa giocare questo e tiene fuori quello’. Magari senza nemmeno contemplare il fatto che il Doria era stato obbligato a ruotare qualche effettivo a causa delle 48 ore (scarse) di riposo post Salerno. La metà di quelle concesse alla Lazio, in campo venerdì sera, tanto per dire.

    Davvero un peccato anche per chi, nei giorni scorsi, non aveva perso tempo, scagliandosi contro il tecnico e chiedendone a gran voce la testa scrollando fuori dalla polvere statistiche assurde, medie punti insensate e quant’altro pur di svilirne il lavoro, la figura e l’autorità. A che pro, poi, è tutto da vedere. Sembrava quasi che questi tristi, meschini figuri attendessero con cupidigia un passo falso della Sampdoria di Giampaolo, per poter puntare il dito contro mister e giocatori. Me li immagino nella loro cameretta buia, a strofinarsi le mani alla luce azzurra e fredda di un monitor, pregustando un nuovo, scontato tonfo contro una Lazio possente, in salute e gasata a mille.

    E invece… E invece la Sampdoria ha reagito, e dopo la Juventus, il Ferraris ha sputato fuori un’altra delle Sette Sorelle. I blucerchiati a Marassi hanno rimbalzato la Lazio, che è forte, fortissima, organizzata e zeppa di giocatori eccellenti. Milinkovic è un fuoriclasse, Immobile una sentenza, Romagnoli dietro un muro, e Anderson e Zaccagni vanno ai duecento all’ora. Il tutto si amalgama nel gioco a memoria di Sarri, che produce un possesso palla stordente e quasi insopportabile per gli avversari. Eppure, tutto ciò non è bastato per sopraffare una Samp ricolma sì di debolezze e fragilità, ma pure coraggiosa e decisamente più ordinata e preparata rispetto alle compagini che abbiamo visto transitare da Bogliasco negli ultimi anni. 

    Dopo un primo tempo giocato con l’acceleratore pestato dai biancocelesti, approfittando delle fisiologiche paure della Samp dovute anche alle scorie del 4-0 di Salerno, si aveva l’impressione che il club capitolino potesse affondare e intontire i genovesi con un uno-due improvviso. I terzini blucerchiati faticavano dannatamente, Vieira in mezzo soffriva da matti i tagli e le triangolazioni dei tre fiorettisti in mezzo al campo, Leris a destra non teneva un pallone e Rincon, in una posizione troppo avanzata per le sue caratteristiche, perdeva certezze e punti di riferimento. Credo però che Giampaolo fosse consapevole dei problemi imminenti, quando aveva scelto gli undici da mandare in campo. Peraltro, erano tutte decisioni perfettamente logiche da parte del tecnico, che sapeva di non poter chiedere gli straordinari ai vari Villar e Djuricic, ancora in ritardo di condizione e tono. Le pedine in grado di cambiare il match avevano nelle gambe un tempo al massimo, forse qualcosa meno, e Giampaolo ha ritenuto giusto spendere le energie nella ripresa.

    Il secondo tempo è stato un manifesto programmatico di quella che, molto probabilmente, è e sarà l’idea dell’allenatore per il futuro. Il 4-1-4-1 funzionava in un determinato momento storico, quando la Samp aveva avuto bisogno di ritrovare solidità e certezze, e soprattutto con un certo tipo di calciatori a disposizione. Ora lo scivolamento al caro, vecchio 4-3-1-2 pare inevitabile e anzi, probabilmente naturale. Il mister blucerchiato ha fatto la prova generale ieri, ed è andata bene. L’ingresso di Villar in regia ha restituito precisione al centrocampo, Rincon mezz’ala di quantità è un altro giocatore, e le sgasate di Djuricic hanno finalmente messo in difficoltà i dirimpettai ospiti in una zona nevralgica del campo. La Samp ha iniziato a macinare possesso, verticalità e metri, e la Lazio è rinculata fino all’ultima, splendida perla di Gabbiadini.

    Ecco, San Manolo era mancato terribilmente a Giampaolo e, più in generale, a tutta la Samp l’anno scorso. Il gol che realizza è splendido, una delizia ad altissimo coefficente di difficoltà. Soprattutto, ha un valore simbolico immenso: cancella lo ‘0’ alla voce ‘gol segnati’, certifica il suo ritorno dopo un infortunio immeritato e, soprattutto, ribalta un risultato già parzialmente influenzato dal macroscopico - ancora ! - errore arbitrale perpetrato ai danni dei blucerchiati. Ecco, se c’è una lezione che possiamo trarre da Samp-Lazio è proprio questa. “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova” soleva scrivere Agatha Christie. Il primo indizio è l’incredibile gol annullato a Caputo, la coincidenza è il macroscopico rigore non dato a Quagliarella. Su 4 giornate, non è male. Gradirei molto non dover arrivare sino alla prova. 

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