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  • Sampmania: quattro buone notizie, alcune domande e un caffé in palio

    Sampmania: quattro buone notizie, alcune domande e un caffé in palio

    • Lorenzo Montaldo
    Prima buona notizia di giornata: finalmente non sono uscito da Marassi intirizzito. Il vento ci ha risparmiato, il sole ci ha scaldato, il secondo tempo ha fatto il resto. Seconda buona notizia di giornata: i tre punti di fatto hanno tolto la Sampdoria da ogni incertezza. I blucerchiati sono virtualmente salvi, si sapeva già dopo il Torino, oggi ne abbiamo la (quasi) certezza. Terza buona notizia di giornata: i tenori hanno fatto il loro dovere. I Keita, i Candreva e gli Audero hanno cambiato, indirizzato e chiuso la pratica. Quarta buona notizia: il Doria può contare su una punta completa, da cui ripartire l’anno prossimo. Gabbiadini sta tornando Gabbiadini, se sta bene Manolo è il valore aggiunto del reparto avanzato, la certezza attorno a cui costruire l’attacco. Per un pomeriggio di metà aprile, ce n’è d’avanzo.

    Samp-Verona è stato un match strano, difficilissimo da leggere e ancora di più da comprendere. I gialloblù hanno giocato un primo tempo strepitoso, perfetto per intensità, organizzazione e idee. L’Hellas della frazione iniziale è stato un manifesto di bel calcio, mentre il Doria ‘ammirato’ (si fa per dire) per 45 minuti è stato forse uno dei peggiori della stagione. La ripresa, invece, sembrava giocata due mesi dopo. Altra Sampdoria, altro Verona. Il gol in avvio ha spezzato l’inerzia ospite, incanalando subito l’incontro su binari favorevoli, e lo sfaldarsi dei gialloblù, meno concreti e confidenti, ha fatto il resto. La Samp ha alzato il ritmo, ha ripreso fiducia, e ha ritrovato gran parte dei suoi interpreti più importanti, quelli a cui una compagine costruita in questo modo non può proprio rinunciare. Da qui emerge la prima riflessione. La squadra ha individuato, dopo quasi sei mesi, degli equilibri, seppur fragili e delicati. La partita ha mostrato quanto sia esile e cagionevole il costrutto blucerchiato. Già variare un elemento procura scosse di assestamento, ribaltare per intero gli incastri sulla Samp ha l’effetto di una finestra lasciata aperta di fronte al tavolo su cui è imbastito un castello di carte. Se cambi pezzi, se li sostituisci tutti insieme di prepotenza, i giunti cedono e le mattonelle si sfaldano.

    Perché Ranieri ha optato per una formazione iniziale priva contemporaneamente di tutti i pezzi da novanta? Fatico a capirlo. C’è chi dice turn over, chi ipotizza un segnale ad ambiente e società, quasi a voler urlare ‘Le riserve sono queste, cosa volete ne faccia?’, c’è persino chi legge una dimostrazione di forza del tecnico, un ribadire la sua posizione, come se desiderasse affermare che sì, lui è l’allenatore e lui decide, in barba a gerarchie e tutto il resto. Non lo so, nessuna di tali ipotesi mi soddisfa e mi convince. Qualunque sia la motivazione alla base delle scelte, mi è parsa una pessima idea. Il tandem La Gumina-Verre, ad esempio, ha un duplice, deleterio effetto. Rende la squadra prevedibile e spuntata, e toglie sicurezze e certezze a due giocatori. La Gumina è inadatto al livello della Samp, almeno per ora, non me ne voglia il ragazzo, mentre sarei curioso di vedere il centrocampista ex Pescara con dieci titolari al suo fianco. Penso si rivelerebbe un altro giocatore, chissà. Fortuna che Sir Claudio se n’è accorto per tempo.

    Attorno alla mezz’ora, in pieno disastro, la mia ‘compagna di banco’ allo stadio ha espresso una considerazione piuttosto semplice ma altrettanto realistica. “Sarebbe la giornata di Keita”. Mi sono detto d’accordo con lei, e in effetti aveva tutta la ragione del mondo. Samp-Verona, dopo settimane di Keita indolente, era l’occasione perfetta per il numero 10 blucerchiato. Posso comprendere, seppur a stento, l’idea di turn over in vista dell’infrasettimanale, capisco benissimo la necessità di far rifiatare Quagliarella, o l’idea di risparmiare un tempo a Gabbiadini. Ma allora perché non scegliere il senegalese come titolare, soprattutto dopo le ultime prestazioni grigie e indolenti? La curiosità me la devo togliere ancora adesso. La mia sventurata vicina, costretta a sorbirsi ore e ore di improperi e bestialità da parte del sottoscritto, parlando di Keita aveva centrato il punto, sia nelle critiche per quanto fatto dal numero 10 da febbraio ad oggi - le avete/abbiamo fatte tutti, inutile nascondersi -  sia nel ritenere quella di ieri la chance perfetta per l’ex Monaco. Attenzione ora a non commettere l’errore inverso. Keita ha ribaltato la gara,l’ha cambiata con il suo ingresso in campo, ma ci si attende da lui lo riconferma tra Crotone e Sassuolo. 

    Una menzione d’onore la meritano in particolare due giocatori. Uno è il portiere, perché Audero anche ieri è stato strepitoso nel finale in almeno due occasioni, confermando il campionato ad alto livello disputato. L’altro, invece, è Bereszysnki, da qualche tempo il terzino più affidabile in rosa. Con il Verona è stato generoso, attento, per quanto mi riguarda il migliore dell’intera difesa. Ha avuto una crescita lenta, ma costante durante tutto il 2020-2021, non lo avrei mai pensato. Bravo, davvero. 

    In chiusura, vi lascio una riflessione. Non sono così certo che Ferrero e Ranieri non vadano d’accordo, e sono ragionevolmente convinto che, alla fine, si metteranno d’accordo e l’allenatore resterà a Genova. Non andrà a Sky, come ha detto, scherzando ma neppure troppo, lui stesso nel post gara. Anzi, non sarei sorpreso di scoprire, tra battutine, frecciatine e complimenti reciproci, un certo feeling tra i due. Giochiamoci un caffé, vi va? 

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