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  • Allegri-Juve: gli acquisti, la tensione coi giocatori e tutti i retroscena dell'addio

    Allegri-Juve: gli acquisti, la tensione coi giocatori e tutti i retroscena dell'addio

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    Quasi cinque anni dopo gli insulti, il malcontento e quella macchina che si avviava all'interno di Vinovo per firmare il contratto, è finita. Sembra lontano una vita quel 16 luglio 2014, Massimilano Allegri vince cinque scudetti e saluta la Juventus dopo due incontri decisamente freddi con tutti i vertici bianconeri. Al di là di quelle che saranno le dichiarazioni ufficiali, c'è una sensazione preponderante che ha fatto la differenza per portare alla separazione tra Allegri e la Juve: Max ha avvertito freddezza nei suoi confronti da parte della dirigenza, non ha gradito quella frase pronunciata da Nedved nel pre della sfida con la Roma, punta dell'iceberg di un rapporto non più positivo con parte dei piani alti della Juventus. Sfiducia e poca unità d'intenti. "Se dobbiamo andare avanti senza convinzione, meglio salutarsi", il riassunto di una delle lunghe riunioni di questi giorni. Non senza tensione...

    LA VERITA' SUL MERCATO - L'aspetto del mercato è stato sicuramente decisivo. Allegri ha lanciato segnali forti alla società senza nascondersi: voleva almeno altri cinque acquisti importanti oltre ad Aaron Ramsey di cui certamente un difensore centrale tra i migliori in circolazione, un esterno di livello internazionale, un centravanti potenzialmente titolare, un altro centrocampista se dovesse salutare uno tra Pjanic e Khedira, un terzino al posto di Joao Cancelo che lo ha fortemente deluso (le esclusioni in Champions valgono più di mille parole...). Avrebbe volentieri ceduto giocatori di qualità ma poco continui ultimamente come Pjanic e Dybala, un punto su cui si è più volte trovato in disaccordo con la società; non è stato certamente tra i principali fautori del ritorno di Leonardo Bonucci un anno fa, con cui comunque ha mantenuto un rapporto cordiale. L'impostazione del mercato è stata certamente il punto di rottura definitivo, nonostante le smentite prevedibili da entrambe le parti.

    IL RAPPORTO COI GIOCATORI - Grande gestore di uno spogliatoio pieno di presenze ingombranti, sostenuto da una società sempre molto forte, Allegri avrebbe comunque voluto dare una scossa dal punto di vista umano alla Juventus del futuro. Alcuni atteggiamenti di diversi giocatori non sono stati graditi da Max quest'anno, su tutti Mario Mandzukic e Joao Cancelo sul banco degli imputati. Non c'è di mezzo Cristiano Ronaldo con cui l'allenatore ha sempre mantenuto un rapporto professionale e limpido; ma ad esempio Douglas Costa non sempre si è comportato bene in campo e fuori, per Allegri aveva superato il limite da tempo, più di un campione bianconero nel corso di questa stagione ha vissuto momenti di tensione con l'allenatore. Alcuni di questi sono regolari e normali in qualsiasi squadra, ma troppi indizi iniziano a diventare una prova. Questo è un fattore che la società ha considerato in fase di costruzione del progetto futuro con Allegri, evidentemente non ci si è trovati in accordo sulla valutazione di più di un singolo.

    IL RAPPORTO CON L'AMBIENTE - Infine, al di là della questione contrattuale di cui vi abbiamo raccontato, tra i retroscena di questa vicenda Allegri c'è certamente un malcontento da parte dell'allenatore verso una parte della tifoseria della Juventus. In molti hanno sottovalutato l'episodio della chiusura dei profili sui social network di pochi mesi fa: è stato un campanello d'allarme in cui Max si è lasciato 'sfuggire' pubblicamente una questione che gli sta a cuore da tempo, ovvero non accetta le critiche che non sono costruttive ma puramente feroci nei suoi confronti dopo cinque scudetti e due finali di Champions League che hanno portato la Juventus a una crescita europea mai vista negli anni precedenti con Antonio Conte. Allegri si aspettava maggiore riconoscenza, non ha gradito molti attacchi e quando ha visto trasparire la sfiducia anche in parte della dirigenza, oltre che in una percentuale della tifoseria, ha capito che era il momento di entrare a fondo nei dialoghi con il club. Per una scelta comune di separarsi dopo tanti anni vincenti, ma anche pieni di veleno per quella Coppa che Max ha sfiorato, ma non ha portato a casa.

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