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  • Dal fallimento al Milan all'impegno sociale e i trionfi in nazionale: 'El Maestro' Tabarez è storia dell'Uruguay

    Dal fallimento al Milan all'impegno sociale e i trionfi in nazionale: 'El Maestro' Tabarez è storia dell'Uruguay

    • Furio Zara
    Dopo quindici anni al Maestro Oscar Washington Tabarez è stata indicata la porta: grazie, la nostra storia finisce qua. C'è in ballo la qualificazione al Mondiale di Qatar 2022 e l'Uruguay - reduce da quattro sconfitte consecutive - rischia seriamente di guardarlo da casa. L’esonero da parte dell’Uruguay segna - probabilmente - anche la fine della carriera di un grande allenatore. Tabarez ha 74 anni e da tempo è debilitato, costretto alla carrozzina da una malattia neuromuscolare, la sindrome di Guillain-Barré.
     
    I RISULTATI IN NAZIONALE - «El Maestro» è stato senza dubbio l'allenatore più importante nella storia della Celeste, almeno dal dopoguerra ad oggi. I risultati ottenuti da Tabarez spiegano molto, ma non raccontano tutto. La stella al merito è la Copa America vinta nel 2011 in Argentina, 3-0 in finale a Buenos Aires contro il Paraguay, notte da favola per Suarez e Forlàn. Ma l'anno prima - al Mondiale 2010 in Sudafrica - la Celeste si era piazzata quarta, perdendo la semifinale a Città del Capo contro l’Olanda (2-3). E nel 2018 - Mondiale di Russia - aveva comunque conquistato i quarti di finale, persi poi (0-2) contro la Francia che avrebbe vinto il torneo. Ma Tabarez - lo dice il suo soprannome - è più di ogni altra cosa un Maestro, con la maiuscola. Di calcio, di vita.
     
    STORIA DEL SUO PAESE - Ci sono allenatori che passano, magari vincono qualcosa, ma non lasciano traccia nella memoria di chi allenano. La gratitudine che tutti - a centinaia - dei suoi giocatori nutrono nei confronti di Tabarez sta lì a dimostrare che parliamo di una persona speciale. Parliamo di un Filosofo, capace di entrare nella testa e nel cuore dei suoi giocatori. Laureato in Magistero a Montevideo, parla quattro lingue, uomo colto e schierato a sinistra, impegnato nel sociale, sempre a difesa dei più poveri, sempre dalla parte dei lavoratori, in Uruguay il suo nome è stato spesso accostato a tante battaglie civili. Non si è mai sottratto, mettendo il suo impegno e la sua passione a disposizione della comunità. Il lavoro che ha fatto per la AUF (Asociación Uruguaya de Fútbol) non si limita alla panchina della Celeste, ma alla riorganizzazione di tutte le nazionali giovanili e ai rapporti di collaborazione con i club.
     
    LA SERIE A E IL MILAN - In Italia ce lo ricordiamo sulle panchine di Cagliari (1994-95, buon 9° posto in campionato: era la squadra di Pancaro e Pusceddu, Allegri, Dely Valdes e Muzzi) e Milan (1996-97). Due esperienze poco fortunate. A Cagliari arrivò per un'intuizione di Cellino, era reduce dalla vittoria del campionato di apertura col Boca Juniors (1992) e da una stagione al Peñarol. Al Milan arrivò nel 1996, dopo Fabio Capello, che aveva chiuso uno straordinario ciclo di quattro scudetti in cinque anni. I senatori della squadra erano a fine corsa e la campagna acquisti (arrivarono Dugarry, Reiziger, Vierchowod, a gennaio Blomquist) non fu all'altezza delle aspettative. Diede le dimissioni all’11ª giornata dopo una sconfitta a Piacenza, fatale un gol di Pasquale Luiso, il «Toro di Sora», in rovesciata. Galliani accettò le dimissioni, quella stessa notte Sacchi - CT della Nazionale azzurra - aveva avvisato la Federcalcio che lui sarebbe tornato al Milan. Tra Tabarez e Berlusconi non ci fu mai feeling. Il Maestro se ne andò con grande dignità. Disse: «Avevo fatto una scommessa e l'ho persa: le responsabilità sono tutte mie». A dimostrazione che si trattava di un Milan mediocre, alla fine nemmeno Sacchi riuscì a ribaltare l’andazzo e i rossoneri chiusero all’11° posto, peggior posizione dell'era Berlusconi.
     
    Nei suoi due periodi con la Celeste (il primo dal 1988 al 1990, compreso il Mondiale in Italia, e il secondo dal 2006 al 2021), Tabarez è arrivato a 224 panchine. In questi anni ha allenato una generazione favolosa di campioni e ottimi giocatori, da Luis Suarez a Edinson Cavani, da Diego Lugano a Diego «El Ruso» Perez, da Diego Godin a Diego Forlàn. Per la sua sostituzione si parla di Diego Aguirre, che ora guida l’Internacional di Porto Alegre. Ha un compito proibitivo, conquistare il pass per Qatar 2022.
     

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