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  • Dani Alves, ti chiediamo scusa

    Dani Alves, ti chiediamo scusa

    • Gianluca Minchiotti
    Dani Alves non è un giocatore finito. L'energia e la velocità non sono più quelle di un tempo, ma il campione resta. E tecnica ed esperienza fanno ancora la differenza, eccome.

    INIZIO DA INCUBO - Sembrava un giocatore irrimediabilmente a fine carriera quello sbarcato a Torino l'estate scorsa e visto in campo fino all'infortunio al perone di novembre. Fuori dagli schemi (quel 3-5-2 così inusuale per lui), lento, a tratti supponente. E, fuori da campo, un marziano: troppo estroverso e 'pazzo' per la rigorosa Torino. A gennaio, si parla addirittura di una partenza immediata verso la Cina. Tutt'al più da rimandare all'estate.

    LA SVOLTA, E' ANCORA LUI! - Poi, la doppia svolta: prima a livello tattico, con il 4-2-3-1 di Allegri nel quale il classe 1983 di Bahia si trova come a casa sua, e poi a livello personale. Arrivano le gare a eliminazione diretta in Champions, e il grande giocatore sente il profumo degli appuntamenti che fanno la storia, e di una competizione che conosce come le sue tasche (l'ha vinta tre volte). Il sorteggio con il Barcellona, poi, è una manna, perché aggiunge anche la voglia di rivincita nei confronti di chi (in quell'ambiente) lo ha scaricato. Contro la sua ex squadra, Alves gioca due partite magistrali, per acume tattico e abilità tecnica. E, a tratti, ritrova anche lo smalto fisico dei tempi migliori. La Juventus lo ha preso proprio per queste partite. E al momento giusto lui ha risposto 'presente'. Non eri ancora finito Dani Alves, la tua sfida personale con la carta d'identità (calcistica) è ancora dalla tua parte. 

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