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  • Milanmania: squadra monotematica. Colpa di Gattuso, c'è l'ombra di Conte...

    Milanmania: squadra monotematica. Colpa di Gattuso, c'è l'ombra di Conte...

    • Carlo Pellegatti
    Peggior inizio dal campionato 2012-2013. Nell’ultima stagione di Massimiliano Allegri, infatti, dopo quattro partite, il Milan riesce a ottenere solo quattro punti, mentre Inzaghi, Mihailovic e Montella avevano sempre conquistato più degli attuali cinque punti. A una tifoseria, già reduce da inizi complicati, deludenti, mortificanti, un debutto di campionato ben sotto le aspettative, ha creato giusti malumori, dubbi, incertezze. Oggi sulla graticola non è stata messa certo la società, sotto accusa meno lo sono i giocatori. Oggi soprattutto lui, Rino Gattuso.

    Il fiammifero acceso marca “Conte” è passato dalle dita… calde di Luciano Spalletti, dopo la sconfitta contro il Parma, a quelle dell’allenatore rossonero, reo, secondo la critica comune, di non garantire una logica continuità di rendimento nel corso dei novanta minuti. Lo stesso Gattuso definisce il Milan una squadra “bipolare”. Qualcuno, citando R. L. Stevenson, parla di Dottor Jekyll e Mr Hyde. Leonardo invece sottolinea, che, dopo i piazzamenti negativi delle ultime stagioni, si tratta di un problema di personalità e di mentalità vincente. Rispetto questa opinione, ma credo che invece si tratti di un ben più concreto aspetto tattico.

    Cominciamo con il dire che il Milan gioca bene, è una squadra organizzata e spettacolare quando riparte con la palla dalla sua difesa, quando controlla la partita, costringendo gli avversari a correre a vuoto. Rino Gattuso sta compiendo un eccellente lavoro, riconosciuto dai critici e dagli avversari, lavoro che però non è stato ancora completato. Contro il Napoli, nel secondo tempo, a Cagliari nei primi sedici minuti, a San Siro, domenica, per lunghi tratti della ripresa, si sono evidenziati gli stessi difetti. Non un Milan pauroso o privo di personalità, ma in difficoltà proprio sul piano del gioco, a causa dell’atteggiamento degli avversari, più aggressivi, più alti o, come l’Atalanta, con interpreti differenti. Nel primo tempo Pasalic e Barrow, nel secondo Zapata e Rigoni. In questa situazione, il Milan vorrebbe continuare nel suo fraseggio di partenza, che diventa impossibile, non sfruttando dunque gli spazi che le rivali lasciano per aggredire. I rossoneri non verticalizzano, non riescono mai ad andare nell’uno contro uno, insomma non “matano” una partita a lungo dominata, ben giocata.

    Più che gli appunti sul cambio Bakayoko–Bonaventura, magari invece di Calhanoglu, che stenta a trovare la miglior forma, magari sarebbe stato preferibile inserire Laxalt, che avrebbe garantito una maggior copertura su una fascia diventata terra di conquista nerazzurra. Oggi l’appunto che oggi si potrebbe rivolgere a Gattuso è però un altro, ben più generale. Il Milan non sa diversificare il suo gioco, la sua azione, in base anche alla evoluzione tecnico-tattica della partita. Citando Sarri, il Napoli, passato in vantaggio, non continuava con la stesso filone di gioco, ma diventava poi letale, chiudendo così il match, grazie ai contropiedi, negli spazi larghi, di Callejon, Insigne e Mertens.

    Questo passaggio, questa capacità di mutare atteggiamento e filosofia diventa un passaggio fondamentale nella crescita di Rino Gattuso, nel quale io continuo a credere e spero anche la Società. Il Milan, ripeto, oggi offre un buon calcio, spettacolare, divertente, anche se non in tutti i novanta minuti. Forse, ecco che anch’io cado in tentazione, si tratta anche di un problema psicologico che spinge Gattuso, prima spesso tacciato di essere un tecnico solo tutto grinta e motivazione, a voler mostrare, a tutti i costi, le sue qualità estetiche. Non ho studiato però né Jung né Freud. Nemmeno economia, a dire il vero, ma, proprio negli ambienti finanziari, si dice che la diversificazione sia il segreto di ogni successo. Forse anche nel calcio, lo ricordi Rino!

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