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    Gallovich a CM: 'Schone non è l'investimento giusto per la Fiorentina. Ma le consiglio il nuovo crack dell'Ajax'

    Gallovich a CM: 'Schone non è l'investimento giusto per la Fiorentina. Ma le consiglio il nuovo crack dell'Ajax'

    • Claudio Masini
    In cerca delle cosiddette “occasioni”, Pantaleo Corvino sta sondando un po’ tutti i terreni possibili per scovare operazioni a basso costo o calciatori da rilanciare. E memore di uno dei simboli della sua prima esperienza in viola, tra il 2005 e il 2012, ovvero quel Martin Jorgensen che stava per rientrare in società nei mesi scorsi, il ds pugliese ha volto lo sguardo anche verso la Danimarca. O meglio, verso un danese che però da sempre gioca in Olanda: si tratta di Lasse Schone, centrocampista classe ’86 dell’Ajax, in Eredivisie da quando aveva 16 anni. Dal suo paese, del quale ha anche rappresentato i colori con la maglia della nazionale, danno infatti la Fiorentina tra i club pretendenti a Schone, in scadenza di contratto nel prossimo giugno e raggiungibile a basso prezzo già a gennaio. Chi si intende massimamente dei calciatori di quelle zone d’Europa è Ippolito Gallovich, ex rappresentante proprio di Jorgensen: a lui Calciomercato.com ha chiesto informazioni proprio su Schone: “È un calciatore che può essere utile perché ha delle qualità tecniche, è un uomo d’ordine, facendo le debite proporzioni è simile a Verratti; una volta faceva il trequartista, ora ha arretrato invece la sua posizione. Non è rapidissimo ma in fase di costruzione non è male, non so però se il centrocampo della Fiorentina ha bisogno di questo tipo di elemento. Sarebbe più un riempitivo della rosa, non un titolarissimo, magari utile all’occorrenza. Obiettivamente credo che l’interesse sia nato perché il giocatore va a scadenza di contratto, se si trattasse di andare a fare un investimento opterei per altri nomi”.
     
    Ha comunque una certa esperienza a livello internazionale…
    “Non è certamente un uomo che fa gol, anche in nazionale credo sia stato 2-3 volte titolare su una trentina di presenze. E’ un giocatore che in una rosa di 25 giocatori ci può stare ma non è il perno su cui puntare per fare un campionato ad alto livello. Un conto è giocare l’Eredivisie, un altro conto è la serie A”.
     
    Sarebbe quindi una scommessa per la Fiorentina?
    “Già in passato era stato vicino all’addio all’Ajax e mentre attendeva di rinnovare il contratto ci furono degli interessamenti, per il resto non ha mai avuto grandi richieste. Adesso le squadre cercano anche delle occasioni e comunque quando porti a casa un danese non si sbagli mai, spesso costano poco e non fanno confusione”.
     
    Parlava di altri nomi su cui puntare, per esempio?
    “In questo caso non posso che parlare di Kasper Dolberg, lui è veramente un talento da prendere subito. Gioca anche lui nell’Ajax, è un classe ’97, nato per altro lo stesso giorno di Jorgensen e penso che varrebbe la pena di un investimento. Purtroppo le squadre italiane non colgono queste occasioni né in prima, né in seconda battuta; l’Ajax invece ha il coraggio di andare a prendere questi calciatori a 16-17 anni, anche per 1-2 milioni di euro. Ha fatto la stessa cosa con Eirksen e Fischer per esempio e poi ne ha raccolto i frutti. Loro hanno un osservatore fisso che va vedere un po’ tutti gli allenamenti in Danimarca, il Liverpool ha i suoi scout, lo United e le tedesche idem. Le società italiane invece si tirano indietro quando si vedono chiedere tanti soldi per ragazzini ancora non maggiorenni, bisognerebbe avere il coraggio di spenderli invece perché poi gli investimenti vengono ripagati”.
     
    Eriksen per altro è stato anche nel mirino di club italiani…
    “Quando Eriksen era all’Odense ne parlai con una squadra italiana di prima fascia, lo trattai pur non avendo l’incarico ma l’offerta era intorno ai 200.000 euro, con qualche diritto di riscatto, insomma non ci credevano realmente. Era giudicato un ragazzo bravo ma un po’ leggerino, poi andò all’Ajax e infine al Tottenham. Dolberg da questo punto di vista è già pronto fisicamente, gioca col destro ed il sinistro, con una freddezza insolita per la sua età; per una campagna di rafforzamento andrei appunto su di lui, più che su Schone. Ma se non ci si punta ora, poi va a costare troppo”.
     
    Il calcio danese insomma continua ad essere sinonimo di garanzia
    “Quando si porta a casa un danese, si porta a casa sempre una garanzia, io ho conosciuto Helveg, Jorgensen, Bisgaard e Kroldrup a Udine, sono sempre persone affidabili e professionali. Gli unici che hanno creato un po’ di caos dove sono andati sono Tofting, che purtroppo ha avuto un po’ di problemi legati ad un’infanzia un po’ infelice, e Gravesen”.
     

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