
Ibra, l'uomo che si crede supereroe stringe i pugni e sfrutta l'assist del destino
Poi l’incantesimo si rompe. Ibra scioglie i pugni e batte le mani. E’ in questo momento che il supereroe torna uomo. E’ qui che Ibra vince la sua partita ancora prima di vincerla. Su, andiamo, dice quel battito di mani. Sveglia, è ora di ricominciare a giocare. Ibra lo dice a sé stesso. E’ una campanella che gli suona in testa e lo riporta nel mondo. Le mani di Ibra - prima a pugno, poi sciolte per un nuovo inizio - ci ricordano il senso più intimo dello sport. Si sbaglia, ci si riprova. E siccome Ibra è Ibra, il destino lo soccorre e gli dà - ops - una mano. Perché l’arbitro ha ravvisato una irregolarità, c’era troppo traffico in area di rigore al momento del tiro. Così fa ripetere il rigore. E stavolta Ibra segna. Ogni tanto la vita ci dà una seconda possibilità. Il trucco è - dopo l’incazzatura e i pugni stretti per trattenere la rabbia - farsi forza, su. Chissà se in un week end segnato da altre mani, riusciamo a dedicare un minuto alle mani di Ibra. Forse vogliono dirci qualcosa.