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  • Il fuorigioco semi-automatico è uno scempio creato per fregarci. Gli arbitri hanno solo paura... di favorire la Juve
Il fuorigioco semi-automatico è uno scempio creato per fregarci. Gli arbitri hanno solo paura... di favorire la Juve

Il fuorigioco semi-automatico è uno scempio creato per fregarci. Gli arbitri hanno solo paura... di favorire la Juve

  • Marcello Chirico
    Marcello Chirico
Più accurato e più veloce. Così, circa un mese fa, il designatore Rocchi aveva presentato e benedetto l’introduzione del nuovo Var semi-automatico, quello a prova di errore. Domenica scorsa all’Allianz Stadium ha dimostrato invece di essere l’ennesimo marchingegno finito nelle mani sbagliate e in grado, ancor più del Var precedente, di rovinare il gioco del calcio.

Quest’ultimo è però un aspetto che ai direttori di gara di nuova generazione non interessa, la loro unica preoccupazione è scansare le possibili critiche del giorno dopo. Senza riuscirci, perché alla fine riescono lo stesso a fare danni più di una bomba d’acqua estiva. E non si capisce se lo facciano per inadeguatezza nell’’utilizzo delle nuove tecnologie (nonostante Rocchi garantisca, ogni volta, sull’ assoluta certosina preparazione degli arbitri), per l’aver abolito con decreto federale il buonsenso nell’analisi dei singoli episodi, oppure se lo facciano apposta. Se insomma provino piacere a prenderci tutti per i fondelli, come nella favola di Andersen sui vestiti del Re. Lo facevano già prima, col vecchio var, ma quello a cui abbiamo assistito domenica sera con quello nuovo lascia davvero senza parole.

Lo ha sintetizzato bene Allegri a fine partita: “Non si può annullare un gol per un capello, altrimenti saremmo costretti a radere a zero tutti i calciatori”. Una battuta divertente che però fotografa al meglio quanto avvenuto sul campo, sia sulla rete di Vlahovic e altrettanto su quella di Castrovilli.

Per giustificare l’annullamento della prima hanno circolettato, nella grafica virtuale, un pezzetto di tuberosità del cranio del serbo, nella seconda un frammento osseo del calcagno di Ranieri. Praticamente il millimetro spaccato in due, roba che solo il telescopio di Roche de los Muchachos alle Canarie riuscirebbe a vedere. Infatti, nell’allineamento digitale delle sagome, non c’era luce tra l’attaccante serbo e il difensore. Così come altrettanto non se ne vedeva tra Ranieri e l’ultimo difensore juventino.

Ci sarebbe stato magari da sanzionare la trattenuta del giocatore viola su Locatelli, ma in campo così come a Lissone non l’hanno presa nemmeno in considerazione, e sarebbe stata la giustificazione più logica e corretta di quell’annullamento. All’AIA hanno preferito optare invece per quella più notarile e infinitesimale, in modo da scansare le possibili proteste di Commisso.

A questo punto le partite le facessero arbitrare al piccolo chimico della Lisciani Giochi, perché la sala Var è diventata ormai come il laboratorio di madame Curie.

La logica e il buonsenso non esistono più, perché non esiste più il calcio come lo si concepiva una volta. Siamo arrivati alla brutta copia del football americano, che infatti è un’altra cosa. La paura di sbagliare, di favorire qualcuno (la Juve, ndr) piuttosto che un altro è diventata a tal punto un’ossessione per l’intera categoria arbitrale da propinarci questo aborto: uno sport castrato delle sue emozioni e immolato sull’ altare della tecnologia, usata in maniera distorta e parossistica.

Il fuorigioco, quello vero, era e resta l’attaccante oltre gli ultimi difensori, con una parte ben visibile del corpo, non questa aberrazione proposta oggi , utile solo a salvare le coscienze – e il posto - agli arbitri. I quali ora ci diranno che il var semi (non del tutto) automatico è assolutamente perfetto. Certo, per fregarci meglio e più di prima.

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