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Renato Maisani04 giu 2025, 14:03
Ultimi aggiornamenti: 12 giu 2025, 15:21

Inzaghi e l'Inter, bilancio di un quadriennio: Simone ha vinto poco, ma questo non lo rende un "non vincente" che ha dato poco ai nerazzurri

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Scesi i titoli di coda, adesso è il momento dei bilanci. Bilanci a freddo, che provano a leggere la débâcle di Monaco di Baviera come l'ultimo - disastroso - atto di un'avventura di quattro anni e non come il riassunto di essa.

L'obiettivo di queste righe non è quello di commentare la scelta - dell'Inter e di Simone Inzaghi - di dirsi addio, di interrompere il percorso, di cedere alle lusinghe dell'Arabia (nel caso dell'allenatore) o di ritrovarsi senza un sostituto a pochi giorni dal Mondiale per Club (nel caso dell'Inter), ma semplicemente provare a fare un bilancio degli anni in cui il destino di Simone Inzaghi è stato legato a doppio filo con quello dell'Inter.

Partiamo dai trofei, che poi - nel calcio e nello sport, a dispetto di quanto qualcuno ha provato a raccontarci - sono ciò che più conta, per lo meno per i tifosi. E di trofei l'Inter ne ha vinti pochi, è innegabile. 1 Scudetto, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane in quattro stagioni - per la squadra sicuramente meglio attrezzata del campionato - sembrano essere  troppo pochi, seppur non da considerare un bottino fallimentare.

E no, per quanto si tratti di un traguardo assolutamente di rilievo, le "finali raggiunte" non vanno annoverate tra i trofei. Mai. Sebbene ne vada tenuto conto e anzi vada assolutamente evidenziato come arrivare fino in fondo a una competizione complicata come la Champions League - a maggior ragione nella sua nuova formula - inevitabilmente porti via energie che sarebbero state sicuramente d'aiuto in campionato. Insomma, per farla breve: se l'Inter fosse stata eliminata prima dei quarti di finale, come accaduto ad Atalanta, Milan e Juventus, probabilmente avrebbe vinto il campionato. O, a voler lasciare il beneficio del dubbio, avrebbe avuto meno "alibi" in caso di mancato successo, ecco. L'organico nerazzurro, seppur superiore a quello degli altri club di Serie A, non era attrezzato a sufficienza per puntare ad arrivare in fondo ad entrambe le competizioni, né tanto meno al Triplete.

L'avventura in nerazzurro di Simone Inzaghi, però, non deve e non può essere considerata negativa. A conti fatti, se si prova ad uscire dal labirinto fatto di preconcetti e di analisi legate soltanto alla bacheca, Inzaghi ha dimostrato di essere assolutamente all'altezza di una panchina come quella dell'Inter, sebbene abbia sbagliato alcune scelte e toppato alcune partite importanti: incidenti di percorso che capitano a tutti, chi più chi meno, ma che nel suo caso hanno fatto parecchio rumore. Il derby perso nel 2022, che di fatto ha consegnato lo Scudetto al Milan, rimane il peccato originale, forse mai perdonato al 100% all'allenatore emiliano. I punti lasciati per strada contro Parma, Bologna, Roma e Lazio nella volata Scudetto di quest'anno rappresentano forse i rimpianti più grandi perché sì, nonostante il tortuoso percorso in Champions, il tricolore è stato per lungo tempo alla portata dei nerazzurri e se alla fine a fare festa è stato - con merito - il Napoli di Conte, il motivo è da ricercare anche negli scivoloni sopra citati. Quattro, non uno. E in un momento chiave della stagione. Quello, forse, è l'errore più grande che può essere imputato a Inzaghi.

Infine, in ordine cronologico, c'è la finale di Monaco. Un disastro. Un autentico tonfo, impossibile da dimenticare e che macchia in maniera indelebile l'intero percorso.

E sì, sbagliare alcune delle partite più importanti del quadriennio (alcune, non tutte come dice qualcuno dimenticandosi troppo in fretta di tante vittorie) rappresenta un enorme limite, specialmente se in alcuni casi le sconfitte sono riconducibili anche ad alcune scelte dell'allenatore. Ma, infatti, nessuno è qui a sostenere che Inzaghi sia infallibile, né che non abbia mai sbagliato, anzi. Ha commesso degli errori che hanno condizionato alcune gare determinanti e questo è innegabile. Ma è lo stesso allenatore che ha anche spinto l'Inter spesso oltre i propri limiti anche con alcune intuizioni che è ingeneroso, scorretto e pretestuoso non riconoscergli.

Insomma: poteva far meglio? Sì. L'Inter ha vinto "poco" soltanto per colpa sua? No. Perché Inzaghi (e anche molti dei calciatori, va detto!) ha steccato la finale contro il PSG,  ma senza Inzaghi forse quella finale non ci sarebbe nemmeno stata. Perché Inzaghi ha gestito in maniera non impeccabile le forze nel finale di campionato - sicuramente - ma non è colpa sua se alle spalle di Lautaro e Thuram si è ritrovato ad avere un parco attaccanti inadeguato. Perché Inzaghi ha vinto poco - sì - ma se la maggior parte dei tifosi nerazzurri lo ha sempre sostenuto e lo rimpiange già un motivo ci sarà. E probabilmente va ricercato in qualcosa che va al di là dei risultati.

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