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Nella partita degli addii la Juve non merita di essere felice: Allegri ha regalato il punto Europa alla Lazio

Nella partita degli addii la Juve non merita di essere felice: Allegri ha regalato il punto Europa alla Lazio

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Partita degli addii, partita dai mille baci. Baci da non ripetere perché sono gli ultimi di una calda notte di maggio, con poco calcio (2-2 accademico, Juve che finisce con i ragazzini, manco quelli della squadra B, tutti a fare i complimenti a Milinkovic-Savic che porta la Lazio in Europa League cinque secondi oltre il recupero su regalo di Cuadrado), qualche lacrima, uno stadio riempito solo per Chiellini (esce al minuto 17 come i suoi anni in bianconero) e Dybala (esce al minuto 77’30” e ci mette un minuto prima di andare, perché questo era il suo Stadium e lui non si immaginava certo da un’altra parte). Quattro gol per una partita che contava solo per la Lazio anche se, senza il contropiede banalizzato da Cuadrado, non ci sarebbe mai stata ripartenza, Basic non avrebbe mai tirato, Perin respinto e Milinkovic scucchiaiato con la sua classe infinita, dalla linea di fondo sotto la traversa.

PARI MERITATO - Non avrebbe meritato di vincere la Juve che, nella ripresa, ha passato quattro volte la metà campo avversaria, tirato una volta verso la porta, avvicendato Vlahovic (autore del primo gol) con Kean, Morata (autore del secondo) con Pellegrini e Locatelli (buona gara fin quando ne ha avuto) con Akè. Centrocampo già gracile (Miretti, Locatelli) diventato improvvisazione con Bernardeschi (meglio di tanti altri), Miretti (bravo ma spremuto fino al 95’) e Alex Sandro. Al posto di Dybala è entrato Martin Palumbo e ha fatto l’esterno in mezzo. Insomma una squadra a pezzi che arriva alla fine sulle ginocchia. Sinceramente non so con quanti titolari sfiderà, sabato, la Fiorentina bisognosa più della Lazio di punti europei dopo la scoppola di Genova (4-1). La Juve è andata sul doppio vantaggio con due prodezze.

LA PARTITA - La prima (10’) di Vlahovic, con un colpo di testa ravvicinato e defilatissimo su cross di Alex Sandro (dormita colossale di Marusic che non lo marca eppure lo tiene in gioco) e la seconda (35’) di Morata che ha chiuso, impreziosendola con un colpo di suola e un tiro a giro, una splendida azione di Dybala partito da metà campo. L’argentino, prima di compromettere il suo scatto, ha servito di tacco Cuadrado per la sovrapposizione interna e il colombiano ha depositato la palla tra i piedi di Morata, defilato a sinistra. Il controllo e la convergenza sono stati mortali per un 2-0 per certi versi sorprendente. Prima e dopo c’era stato Cataldi, il centrale di centrocampo della Lazio, versione fissa 4-3-3, che al 4’ ha colpito la parte alta della traversa (tiro da fuori area) e al 45’ ha chiamato Perin ad un intervento severo. Il portiere, per la verità, ci aveva messo la faccia e anche la bocca per bloccare, nell’area piccola, Felipe Anderson (29’), dopo progressione di Milinkovic-Savic, che aveva seminato Bonucci a sinistra. Il centrale di difesa, per l’uscita di capitan Chiellini, ha fatto coppia con De Ligt con Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra. In mezzo Miretti e Locatelli (tutti gli altri in infermeria), dietro a Vlahovic, due mezze punte Dybala e Bernardeschi più un secondo attaccante (Morata). Tra i due gol Bernardeschi si è mangiato altrettante occasioni, mentre la Lazio, con Felipe Anderson, Cabral e Zaccagni davanti mostrava che un conto è giocare con Immobile terminale offensivo, un conto senza.

MAGIA MILINKOVIC - E ieri notte, come si sa, Immobile non c’era. Chi poteva segnare, dunque, tra i biancocelesti? Non certo Cabral (uscito al 51’ per Pedro), ma un minuto prima (50’) nientepopodimeno che Patric, da angolo di Cataldi e con “sporcatura” nei paraggi della linea di Alex Sandro. Da quel momento in avanti la Lazio è diventata padrona del campo, ma nessuno sapeva fare quel che fa Immobile. Ci hanno provato Pedro (due volte), Cataldi e, di testa, Acerbi. Ma il pallone è sempre finito fuori o tra le mani sicure di Perin. La Juve, fisicamente alle corde e con una difesa progressivamente più bassa, ha fatto quel che poteva. Cioè ha contenuto, vigilato, difeso, ma senza mai ripartire. Quando Allegri l’ha stravolta (perché fuori insieme Vlahovic e Morata?) buttando in campo riserve e ragazzini c’era solo da sperare che la Lazio non trovasse il pertugio vanamente inseguito per tutta la ripresa. Ce l’avevano quasi fatta, i bianconeri di terza schiera, a vincere una partita importante quando Cuadrado, lanciato in contropiede, nella metà campo avversaria, si è fatto portar via palla e la Lazio si è buttata tutta in avanti. Mancavano meno di dieci secondi alla fine, Basic (entrato al posto di Luis Alberto) ha preso il pallone e ha tirato, Perin ha respinto e Milinkovic, con una magia, ha messo dentro. Alla fine tutti contenti. Anche chi, come quelli della Juve, non meriterebbero proprio di esserlo.

:(actionzone)
IL TABELLINO


Juventus-Lazio 2-2

Marcatori:
pt 10' Vlahovic (J), 36' Morata (J); st 6' Alex Sandro aut. (pro L), 51' Milinkovic-Savic (L).
Assist: pt 10' Morata.
Juventus (4-2-3-1): Perin; Cuadrado, Bonucci, Chiellini (17' pt De Ligt), Alex Sandro; Miretti, Locatelli (16' st Aké); Bernardeschi, Dybala (33' st Palumbo), Morata (16' st Pellegrini); Vlahovic (16' st Kean). A disp. Pinsoglio, Szczesny, Rugani, Rabiot. All. Allegri.
Lazio (4-3-3): Strakosha; Lazzari (39' st Radu), Patric, Acerbi, Marusic; Milinkovic-Savic, Cataldi (31' st Leiva), Luis Alberto (31' st Basic); Felipe Anderson, Cabral (7' st Pedro), Lazzari. A disp. Reina, Adamonis, Luiz Felipe, Akpa Akpro, Kamenovic, Romero, Hysaj, Moro. All. Sarri.
Arbitro: Ayroldi di Molfetta.
V.A.R.: Aureliano di Bologna.
Ammoniti: pt 41' Acerbi (L), 47' Bernardeschi (J); st 23' Cuadrado (J), 35' Aké (J), 38' Milinkovic-Savic (L), 45' Patric (L).

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