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  • Non poteva mancare la festa a Napoli ma Osimhen deve ringraziare l’arbitro. Italiano pensa già alle coppe

    Non poteva mancare la festa a Napoli ma Osimhen deve ringraziare l’arbitro. Italiano pensa già alle coppe

    • Giancarlo Padovan
    Non si poteva festeggiare senza la vittoria. Non si poteva festeggiare senza Osimhen. Così, complice la generosità dell’arbitro Marchetti, soprattutto sul secondo calcio di rigore, il nigeriano ha sbagliato il primo (procurato da Lobotka) e realizzato quello per fallo di Gonzalez su Kvaratskhelia.

    Neanche tanto inaspettatamente, Spalletti aveva cominciato senza di loro per dare spazio, soddisfazione e visibilità agli altri. Perciò si sono visti Gollini in porta e Ostigard centrale accanto a Min-Jae Kim, a centrocampo Demme ed Elams, davanti Lozano e Raspadori ad affiancare Osimhen. Purtroppo il messicano si è infortunato alla fine del primo tempo e, all’inizio del secondo, Spalletti ha provveduto ad altre due sostituzioni, oltre a quella dell’inserimento di Kvaratskhelia. Dentro Lobotka per Demme e Zielinski per Raspadori.

    Un Napoli più vicino a quello titolare è diventato più competitivo di quello del primo tempo, in cui la Fiorentina ha fatto meglio sia nella conduzione del gioco (59 per cento di possesso palla), sia nelle occasioni. Gollini, bravissimo, ha sventato due volte su Jovic, la prima di testa e la seconda di piede. In quest’ultimo caso a dare via libera al viola era stato Ostigard, inciampato tra le primule, avrebbe scritto Gianni Brera.

    Il Napoli ha tirato solo con Osimhen (ma alto e sull’esterno della rete), senza impensierire mai Terracciano. Il quale le preoccupazioni se le è date da solo, all’inizio della ripresa, giocando, al limite dell’area, una palla avventata su Amrabat, anticipato da Lobotka. Il marocchino lo ha spostato platealmente dentro i sedici metri e l’arbitro Marchetti ha assegnato il rigore. Se Terracciano si è riscattato parando (addirittura due volte, la seconda su Di Lorenzo), Osimhen, che aveva calciato male dal dischetto, ha avuto il coraggio di ripresentarsi all’appuntamento a venti minuti dalla fine, quando Kvaratskhelia è stato toccato da Gonzalez.

    Dico toccato perché Gonzalez prima colpisce la palla e poi, neanche tanto si slancio, sfiora il piede del georgiano. Solo un arbitro non insensibile alle celebrazioni napoletane avrebbe potuto chiedere il bis e Marchetti ha fischiato. Il Var, pur analizzando, non è intervenuto perché su una decisione presa dal campo vale sempre la percezione dell’arbitro centrale. Osimhen questa volta ha fatto centro e il risultato è rimasto sigillato nonostante il clamoroso pareggio mancato da Gonzalez (una mezza sciagura) su assist di Venuti (entrato al posto di Dodo) e a quello, ancor più macroscopico, fallito da Kouamé messo solo davanti alla porta da Jovic, per me il migliore dei viola. Avrebbero meritato il pari, però non ne hanno fatto una tragedia.

    Ma, lo si sa, questa era una partita con vista: feste e giubilo per il Napoli (tutta la settimana), semifinale di Conference League per la Fiorentina che giovedì affronterà il Basilea, quinto nel campionato svizzero. Italiano ha alternato sapientemente titolari e secondo scelte (a parte Cabral, infortunato) perché, dopo la finale di Coppa Italia, vuole anche la prima finale europea della sua intensa vita da allenatore. In fondo, perdere nella città in amore (Napoli, appunto), non è esattamente un problema se, alla fine della stagione, si alzasse una coppa. Prospettiva tutt’altro che remota. A Firenze si festeggerebbe quanto a Napoli. Meno popolo, stessa intensità.

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