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  • Sampmania: l'effetto Barnum

    Sampmania: l'effetto Barnum

    • Lorenzo Montaldo
    Avevo iniziato questo Sampmania buttando giù due righe in merito ai possibili cambiamenti alla formazione da apportare in ritiro. L'idea era variare argomento, volgere il pensiero al mercato, al campo, alla rincorsa ad una Serie A quantomai difficile e impervia. Anche perché i miei amici, quelli che leggono la mia rubrica, mi hanno già ripreso un paio di volte: “Parli sempre di società, di casini, mai di campo”. Purtroppo, hanno ragione. Ci ho provato, vi giuro, volevo tirare in ballo un altro spunto. Non ce l’ho fatta, dopo tre frasi mi sono accorto che stavo prendendo in giro me, la mia intelligenza e pure la vostra.

    La realtà, la cruda realtà, è che mi sento disonesto a trattare di 3-5-2 e di mercato, quando invece il mio terrore - temo piuttosto fondato - sia di non avere neppure più una squadra da seguire tra qualche mese. O, ancora peggio, di averla ma tale e quale a quella del 5 dicembre 2021. Per chi non lo sapesse, era il giorno prima dell’arresto di Ferrero. Adesso, a distanza di un anno, mi piacerebbe chiedere conto a parecchie persone delle loro affermazioni passate. Mi piacerebbe domandare spiegazioni a quelli che “Non conta più niente, dove vuoi che vada”, a quelli che “Decide tutto il tribunale”, a quelli che “I concordati sono un cappio che lo costringerà a vendere”. 

    Gradirei moltissimo sollecitare un chiarimento a tutti i soggetti in cerca di un quarto d’ora di celebrità, del loro posto al sole, fiancheggiatori e megafoni di cordate più o meno improvvisate, pronti a bollare gli scettici come miscredenti o addirittura corresponsabili della situazione attuale doriana. Guai ad essere dubbiosi, guai ad esercitare senso critico e raziocinio. Meglio sollevare i popoli con mezze frasi, slogan e sottintesi da ‘dico-non dico’. Magari atteggiandosi a guru, da quelli che la sanno lunga, ma non possono dire nulla.

    E poi, per finire, desidererei con tutto il cuore interrogare gli annunciatori di novità imminenti, di cambiamenti societari dietro l’angolo: “A gennaio, entro Pasqua, a salvezza acquisita, entro giugno, a fine estate, prima del Mondiale, dopo il Mondiale, in un paio di settimane”. Com’è che oggi siamo ancora qui, con Ferrero sull'uscio? Ma d'altro canto, non è mai il momento per la critica. Destabilizza, fa il male dell'ambiente, è pretestuosa, un disco rotto. E intanto la clessidra scorre, la sabbia scende, e tutto resta invariato. Sapete cosa mi ricorda, questa storia? La vignetta dell’asino che ha una carota legata davanti alla fronte, e la insegue all’infinito, pensando di essere ad un passo dall’assaggio. Invece continua a camminare, un passo dopo l’altro, un giorno dopo l’altro, all’infinito. Sapete, in tutto ciò, qual è la cosa più disgustosa? Che la carota in questione, ossia la storia della cessione, è stata insaporita con un ingrediente speciale. E’ stato usato il nome di una persona impegnata in argomenti ben più importanti di due diligence, conti escrow, depositi, garanzie, debiti, concordati e bonifici vari. Un uomo che alla Sampdoria ha fatto soltanto del bene, impiegato come specchietto per le allodole, per placare la piazza e dare dignità a chi, evidentemente, una sua dignità non ce l’ha.

    Il 19 dicembre la Sampdoria conoscerà il suo destino e, nel circo Barnum di personaggi improvvisati, faccendieri, ex aiutanti di Ferrero diventati improvvisamente custodi della Samp, finanzieri d’assalto e incombenti ritorni del Viperetta, avvistato intorno a Corte Lambruschini proprio ieri, la pagina più lercia è stata proprio quella appena scritta, certificata dalle dichiarazioni delicate e nel contempo pesanti come macigni di Gianluca Vialli. Frasi capaci di spazzare via mesi di congetture, fiumi di parole auliche, show televisivi, urla e patenti e carri da cui salire e scendere.

    A proposito di circo Barnum, sapete che esiste un fenomeno che porta il suo nome? L’effetto Barnum (o effetto Forer) avviene ogni qualvolta, leggendo l’oroscopo, pensate “Caspita, parla di me”.  E’ un processo per cui, se veniamo posti di fronte ad una descrizione che a priori crediamo sia riferita a noi, tendiamo ad immedesimarci in essa. La riteniamo accurata, perfettamente aderente alla realtà, senza renderci conto che in verità è vaga, generica e adatti a chiunque. E’, in pratica, la spiegazione scientifica dell’astrologia o dei tarocchi. E’, in sostanza, anche la spiegazione del perché le persone disperate tendano ad affidarsi alla divinazione e alle stelle, rifiutandosi di vedere la squallida realtà che le circonda. Non mi sento di incolpare chi cerca un appiglio: i veri responsabili, se mai, sono quelli che lucrano sulle sofferenze delle persone e vendono illusioni, spacciandole per platinate realtà quando, in realtà, nel migliore dei casi sono solo putride fantasie.

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