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  • Sampmania: Samp-Inter era una partita da terzini

    Sampmania: Samp-Inter era una partita da terzini

    • Lorenzo Montaldo
    Possiamo per piacere sottoscrivere una petizione, in modo da avere giornate come ieri tutto l’anno? A Genova si stava da Dio. Caldo, sole, venticello perfetto per respirare nonostante i 28 gradi, e Sampdoria che tira fuori dal cilindro un pareggio contro i Campioni d’Italia. Se proprio dovessi scegliere un loop, da ripetere ad oltranza, sarebbe questo. Persino la partita alle 12.30 sembrava quasi simpatica, o meglio, meno antipatica del solito. Avrei cambiato soltanto un piccolo, minuscolo dettaglio, ossia il metro di giudizio applicato da Orsato. Lo so, parlare degli arbitri è sgradevole. Ma la spallata da football americano non fischiata su Damsgaard quando parte l’azione del 2-1, la punizione assegnata al limite dell’area per un fallo probabilmente inesistente da cui nasce il capolavoro di Dimarco, o la maglia tirata di Candreva al 97’ un po’ di bruciore di stomaco lo fanno venire. 

    Comunque sia, forse hanno più gastrite i nerazzurri, dato che in due anni a Marassi alla Sampdoria hanno preso soltanto un punto. Se i ‘cugini’ rossoblù sono lo sparring partner del club di Milano (25 gol subiti in 7 sfide, zero segnati), la metà blucerchiata della città se la spassa quando scende in Liguria la formazione di Zhang. Almeno questo è ciò che dice la storia recente. Ma torniamo all’attualità, e ai novanta minuti di ieri. Diamo una giustificazione al titolo del Sampmania, ‘una partita ‘da terzini’. La chiave di volta del match, a mio modo di vedere, sono state proprio le corsie laterali. Cominciamo con il dare il giusto merito a D’Aversa. Opporre il 4-4-2 al 3-5-2 di Inzaghi si è rivelata probabilmente la miglior mossa possibile. La doppia catena Bereszynski-Candreva a destra e Augello-Damsgaard a sinistra ha permesso al Doria di contenere in maniera abbastanza agevole Perisic e Darmian grazie alla superiorità numerica, aprendo allo stesso tempo il campo ai raddoppi e al filtro sulle imbucate centrali ospiti. Sono convinto - ma è solo un’opinione, non suffragata da prove - che se D’Aversa avesse riproposto il 4-2-3-1 al cospetto dei nerazzurri, sarebbe stato un bagno di sangue. I terzini avrebbero dovuto curarsi delle salite degli esterni avversari, i due mediani avrebbero dovuto filtrare gli inserimenti di Barella e Calhanoglu occupandosi inoltre di accorciare su Dzeko e Lautaro. Sarebbe potuta diventare una carneficina. Insomma, è andata bene così, bravo lui.

    Il mister doriano ha fatto di necessità virtù. La Samp dal centrocampo in su, se vuole permettersi Caputo e Quagliarella in tandem, può sistemarsi soltanto con il 4-4-2 o al limite con il 4-3-1-2. Il primo modulo però finisce per sacrificare un po’ troppo Damsgaard, anche perché mi pare evidente che il suo ruolo non sia quello di ala di centrocampo. Al momento non ha la continuità né i mezzi atletici per farlo, in particolare difetta il passo. Secondo l’allenatore gli manca ancora parte della preparazione, probabilmente è vero e quindi sospendo il giudizio. Con la Danimarca per di più il talentino classe 2000 gioca quasi dieci metri più avanti, e in tale zona di campo fa le cose migliori. Negli ultimi giorni al centro del ciclone ci sono le sue prestazioni in blucerchiato, non all’altezza della fama e delle parole spese per lui. Sicuramente è sottotono, vero, ma le analisi vanno sempre contestualizzate. Sarei curioso di vederlo prima impiegato come trequartista, o meglio ancora come mezzapunta nei tre alle spalle dell’unico centravanti, prima di farmi un’idea definitiva su di lui.

    Un match da terzini, dicevamo, e infatti ieri ad impressionarmi sono stati i due laterali della formazione doriana. Augello da una parte e Bereszynski dall’altra hanno sfoderato un partitone. L’italiano ha trovato il gol, classica ciliegina sulla torta a corollario di un pomeriggio maiuscolo, ma dal versante opposto il polacco ha disputato uno dei suoi migliori incontri da quando veste la maglia blucerchiata. Dribbling, tocchi di prima, finte, appoggi volanti, ‘Beres’ ha fatto di tutto. L’azione per il gol del raddoppio l’ho già rivista due o tre volte, e penso proprio mi rimarrà impressa nella mente a lungo. La finta con cui il polacco manda al bar Calhanoglu è splendida, la parte difficile, però, è pennellare il cross esattamente sul mancino di Augello utilizzando il sinistro, il piede debole. E’ stato davvero molto, molto, molto, molto bravo.

    In avanti invece c’è bisogno di più minuti, e di più calcio ‘vero’, per la coppia Quagliarella-Caputo. Prima uscita ufficiale più complicata non poteva esserci. La difesa dell’Inter è forse la maggiormente fisica e arcigna nell’intera Serie A. Due giocatori con le caratteristiche del 10 e del 27 faticano dannatamente ad affrontare corazzieri così, e ieri si è visto. Quagliarella e Caputo sono due furetti d’area, che sgusciano tra le maglie e anticipano i marcatori. Pretendere che sgomitino con De Vrij, Skriniar e Dimarco è utopia. Il povero Quaglia l’ho visto saltare tre volte contro Skriniar, su altrettanti lanci lunghi, prima di aprire le braccia sconsolato, come a dire ‘Più di così, cosa vi aspettate?’. Quaglia e Caputo però sono stati fondamentali per tenere impegnata la difesa, aprendo varchi sulle corsie.

    Ieri, come detto, non era una partita da bomber, era una gara da terzini. Dovevano essere loro i protagonisti, loro a spostare gli equilibri, loro ad incidere nel bene e nel male. Lo sapevano i giocatori, lo sapevano Quagliarella e Caputo, lo sapeva anche D’Aversa. I due cannibali là davanti se ne faranno una ragione, spero gli rimangano la fame e la ferocia per l’Empoli.

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