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  • Sampmania: se i Rolling Stones suonano l'Orchestra Casadei

    Sampmania: se i Rolling Stones suonano l'Orchestra Casadei

    • Lorenzo Montaldo
    L'Utopia è un'opera di Thomas More. Ha più di 500 anni, e nello scritto pubblicato nel 1516 l'umanista usa questo termine per definire un'isola ideale e fittizia. L'ambiguità deriva dal greco, perchè il prefisso originale può essere 'eu' (bene, bello) oppure 'ou', che ha valore negativo. 'Topos' invece è il luogo, quindi la parola può avere accezione di 'bel luogo' o di 'non luogo', e trovo che sia uno dei termini più eleganti e raffinati della lingua italiana. Lezione di greco finita, so che ne avreste fatto volentieri a meno. Quando hai un'espressione così bella, cosa fai? La usi e ne abusi, tanto è vero che nel ventunesimo secolo c'è chi la infila praticamente ovunque. Potevo evitare di farlo anche io? Ovviamente no. E oggi la utilzzerò per parlare di Sampdoria, e della bellissima utopia del suo allenatore.

    Utopia, ad esempio, è l'idea che ci possano essere variazioni sul tema del 4-3-1-2. Vi ripropongo un estratto dalla prima tavola delle leggi di Marco Giampaolo: “Cambiare modulo? Sarebbe come se i Rolling Stones si mettessero a suonare il liscio”. Credo che se il mister di Giulianova non avesse fatto l'allenatore, sarebbe stato un ottimo giornalista. Io non avrei mai saputo trovare un'immagine così incisiva, e sono sicuro che prima o poi il tecnico blucerchiato la farà scolpire su una lastra di marmo da affiggere sui cancelli di Bogliasco. Per l'allenatore è una “Questione di coerenza e di credibilità nello spogliatoio”. Il 4-3-1-2 non si cambia, perchè è prima di tutto un compendio di come lui intende il calcio: ordine maniacale, ma con quell' '1' che rappresenta la virgola di imprevedibilità e fantasia, la piccola percentuale lasciata al talento e non all'organizzazione. Eppure...

    La questione del modulo di Giampaolo è tornata prepotentemente alla ribalta in questi giorni, perchè agli osservatori più attenti non è sfuggito un particolare: sia contro la Fiorentina che a Napoli l'allenatore doriano ha concluso la partita giocando – udite udite – con il 4-2-3-1. Praet o Vieira insieme a Ekdal davanti alla difesa, Gabbiadini largo a destra, Defrel (al San Paolo Jankto) dall'altro lato e Saponara dietro all'unica punta Quagliarella. Praticamente, conoscendo il personaggio, è una rivoluzione paragonabile a quella di Copernico che piazza il sole al centro del cosmo. Di fronte ad uno schieramento del genere, sbavo. Diciamoci la verità, il calcio offensivo stuzzica chiunque, ma questo assetto a mio modo di vedere ha molti altri aspetti positivi. Un sistema di gioco del genere consentirebbe a Giampaolo di realizzare il suo feticcio, ossia Praet regista (vuole piazzarlo lì da quest'estate), amalgamandolo alla fisicità e alla geometria scandinava di Ekdal. Con le tre sottopunte potrebbe contemporaneamente collocare Gabbiadini nella sua posizione ideale, largo a destra per rientrare sul mancino, ritagliando inoltre il ruolo perfetto per rivitalizzare Defrel e soprattutto per rivalutare l'ingrigito Jankto. Tanto ormai lo abbiamo capito, che il ceco non è una mezz'ala, e che le cose migliori le fa spostato qualche metro in avanti. Probabilmente se qualcuno dovesse sottoporre un'eventualità simile a Giampaolo, verrebbe immediatamente esorcizzato con gavettoni di acqua benedetta e croci in legno, al grido di 'esci da questo corpo'.

    Io però – sto per scrivere una cosa forte, levate i minorenni dal computer – penso che Giampaolo potrebbe anche considerare un cambio modulo. Ecco, l'ho detto. Eppure non ci credo che questa idea non gli sia mai balenata nella mente. Ovviamente quando metto insieme nella stessa frase le parole 'Giampaolo' e 'cambio modulo' so che devo farlo con tutte le premesse del caso. Sono consapevole che il 4-3-1-2 resterà la prima scelta, e ho una granitica certezza: dalla difesa a quattro non si staccherà mai. Ma dal centrocampo in su ritengo che ci possa essere spazio di manovra, e che il nuovo assortimento di giocatori possa essere utilizzato a gara in corso quando serve una Samp a trazione anteriore, o contro determinate avversarie in condizioni particolari, ad esempio in casa, quando il Doria è chiamato a fare la partita.

    D'altro canto Giampaolo al 4-3-1-2 ci è arrivato per gradi. L'altra opzione è che Sarri gli sia apparso in sogno una notte, dicendogli 'su questo modulo costruirai la tua Chiesa', e la mattina dopo l'allenatore oggi alla Samp si sia svegliato invocando Saponara trequartista. A Catania ha usato il 4-4-2, a volte anche il 4-3-3 riproposto poi a Cesena e a Brescia, ed è approdato allo schieramento attuale dopo anni di prove, tentativi e correzioni. La costante è sempre la stessa, ossia quella della celebre linea difensiva con due terzini e due centrali, ma il resto sono variazioni sul tema. Segno che il mister è tutto fuori che ottuso, perchè soltanto gli stupidi o gli ingenui restano inchiodati alle loro posizioni. E forse è anche meno talebano di quello che tutti noi pensiamo. Quindi prepariamoci, perchè l'Utopia potrebbe anche diventare una solida e stuzzicante reale. Già me li immagino i Rolling Stones che suonano il Greatest Hits dell'Orchestra Casadei. 

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