
Attacco opaco, ma la Fiorentina scopre di avere un muro: il riscatto di Vitor Hugo
PERCORSO - Non è tutto oro ciò che luccica. Lo sa bene Hugo, arrivato tra dubbi di pronuncia e l'accostamento - visto il momento che stava vivendo la Fiorentina - a 'I Miserabili' del quasi omonimo scrittore. La tragedia di Astori lo ha dolorosamente elevato a titolare di una squadra acciaccata ma non affranta: il gol al Benevento, poi, il momento più magico da cui ripartire. Stefano Pioli non ha mai cambiato il vestito al proprio reparto arretrato: il quartetto completato da Milenkovic e Biraghi è partito dal primo minuto in tutte le occasioni nelle quali, in questa stagione, è stato chiamato in causa. La continuità ha fatto sì che si creassero i presupposti per un pacchetto florido. E se la classifica tiene botta nonostante l'avano rendimento dell'attacco, il merito è della difesa.
NON ULTIMO, DZEKO - Di tempo, dagli errori lapalissiani, ne è trascorso. Qualche imperfezione - specialmente contro il Napoli, sul gol di Insigne, come spiegato da Pioli - che macchia lievemente un rendimento di sicuro valore. Il più recente: quello praticamente perfetto con la Roma. Ai numeri c'è quasi sempre una spiegazione e i soli nove sigilli incassati dalla Fiorentina non sono quindi frutto del caso.
Le prestazioni di Hugo e Pezzella - e più in generale di tutta la difesa - si contrappongono, come detto, alla sterilità dei giocatori marcatamente offensivi: il 47% delle reti deriva dal centrocampo, un'altra cospicua parte del totale da Milenkovic e Biraghi. Per supportare e sopportare il quasi "palla a Chiesa" serve anche il muro brasiliano, l'unico del proprio reparto a non essere nel giro della nazionale per evidente concorrenza e inesperienza.
