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  • Vidal e Conte, quando il figliol prodigo tradisce il padre

    Vidal e Conte, quando il figliol prodigo tradisce il padre

    • Davide Cavalleri

    Perdere fa sempre male, si sa. Perdere giocando bene fa ancora più male (e anche qui nulla di nuovo). Perdere per mano di un tuo “figlioccio” – calcisticamente parlando - deve essere però estremamente bruciante. Chissà cosa avrà pensato Antonio Conte quando all’ 8’ del secondo tempo, a pochi passi da lui si apprestava ad entrare sul campo di uno spazientito Camp Nou una delle sue prime scommesse, uno “dei suoi”: Arturo Vidal.

    Il cileno ha dato la svolta decisiva alla manovra blaugrana, soffocando Brozovic (metronomo neroazzurro) e lasciando più libertà di impostazione ad Arthur e, soprattutto, a De Jong. L’Inter è venuta meno sul piano fisico proprio nel momento in cui Vidal saliva in cattedra e impartiva muscoli e geometrie in mezzo al campo. Assist per la prima perla di Suarez e diverse fiammate degne del Vidal dei primi tempi bianconeri.


    Il tutto di fronte agli occhi sempre più furenti di un Conte che, in quei momenti, avrà forse pensato che uno così (anche a 32 anni) avrebbe fatto estremamente comodo tra le file neroazzurre. Insieme 3 stagioni alla Juve ricche di gioie e successi, coincisi (guarda caso) con l’esplosione di Arturo. 48 gol in bianconero conditi da 4 campionati, 2 supercoppe italiane e una coppa italia.

    Conte l’ha cercato la scorsa estate per rinforzare ulteriormente il centrocampo della sua Inter: muscoli, esperienza e gol al servizio di chi l’ha plasmato e lanciato definitivamente nel panorama europeo. Una reunion mancata che ora, alla luce della serata amara del Camp Nou, ha quasi il sapore della beffa. Il figliol prodigo, infatti, non solo non è tornato alla casa del padre, - pronto ad accoglierlo a braccia aperte dopo le sue peregrinazioni europee - ma ha anche "tradito" sul più bello Antonio Conte che, ieri sera, aveva assaporato il colpaccio contro i marziani in maglia blaugrana. Nel secondo tempo però il cileno ha stravolto le carte in tavola, ha sbaragliato le certezze tattiche (fino a quel momento fruttuose) del tecnico salentino e ha contribuito alla remuntada.

    "Il guerriero" è rimasto in Catalogna con la voglia di essere ancora decisivo. Con la voglia di provare ad alzare al cielo quell’unico trofeo che ancora manca nella sua prestigiosa bacheca: la Champions League. Perché in notti come quella del Camp Nou - in cui il Barça è rimasto per quasi un'ora imbrigliato nella buona e gagliarda manovra interista – uno come Arturo fa ancora comodo. Anche a 32 anni. 


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