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  • Atalantamania: la Dea è ancora viva, chi l’avrebbe detto?

    Atalantamania: la Dea è ancora viva, chi l’avrebbe detto?

    • Marina Belotti
    Alla faccia di chi non ci credeva, di chi la criticava, di chi definiva ‘sprecato’ il posto che spettava all’Atalanta in Champions League. Una faccia che deve aver assunto un’espressione stupita e, a tratti, pure divertita, per la piega assunta dalla gara: non solo la Dea ha pareggiato col City, ma l’ha anche piegato per 54’ lunghissimi minuti. Un’impresa epica certo, eppure, al fischio finale, resta l’amaro in bocca per una vittoria che avrebbe davvero riaperto tutti i giochi.
     
    CITY PIEGATO- Il tarlo che insinua la mente dei tifosi parte da un quesito molto semplice: ma davvero, all’84’, Ilicic non poteva scavalcare quel portiere per nulla ‘Bravo’ e decretare così una vittoria epica, storica e scioccante per la classifica del gruppo C? Il dubbio viene a Capello, ma una mezzoretta prima anche a tutti i tifosi nerazzurri i cui capelli si sono rizzati in testa all’involata dello sloveno verso la porta avversaria. L’ennesima, perché l’Atalanta ha dominato per tutta la ripresa gli inglesi che hanno abbassato la Guardiola sottovalutando l’intensità nerazzurra. Quante altre squadre possono raccontare di essere riuscite a bloccare Sterling&Co? Quindi prendiamoci questo punto e non pensiamo al resto: dopo lo scavalcamento Ilicic avrebbe magari allungato troppo la sfera o sarebbe stato raggiunto dalla retroguardia in corsa o, ancora, sul vantaggio nerazzurro, gli ospiti avrebbero spinto per il pari.
     
    SENZA MALIZIA E MALINOVSKYI- La poca furbizia e l’assenza di malizia hanno fatto il resto e l’assedio perpetrato per tutta la ripresa si è arrestato proprio quando tra i pali si è presentato un portiere in erba. La punizione di Malinovskyi è finita tra i guantoni di chi può reiventarsi numero 1 e un astutissimo City ha messo all’angolo-quello della sua area piccola- l’Atalanta, costringendola a ripetute e ridicole rimesse laterali scandite dagli ‘olè’ del cityzens in piccionaia. Guardiola intanto si mangiava le mani, sapeva che una seconda palla sarebbe passata sotto le gambe di Walker, ma l’Atalanta si è accontentata del punto, del pari e della gloria. Ora ha una sola possibilità tra diciannove giorni.
     
    CONTA (+6) SOLO VINCERE- Vincere a tutti i costi: questo deve fare la Dea il 26 novembre. Davanti a lei la Dinamo Zagabria, quella squadra indiavolata che quasi due mesi fa la condannò a un esordio shock e a una differenza reti sbalorditiva. Eppure Olmo e Orsic dovranno fermarsi al controllo passaporti della difesa, magari con un esperto Kjaer a supporto. Oppure con un Malinovskyi che appena entra inquadra la porta in campo fin dal 1’, per fare +3 a San Siro e riaprire tutto. Sì, perché se un’Atalanta ormai matura ed esperta dovesse battere la Dinamo mentre il City passa il girone sconfiggendo lo Shakhtar-fatto molto probabile-la Dea si attesterebbe a quota 4 punti con squadra ucraina e croata a 5. In questo caso si giocherebbe tutto all’ultima gara, l’11 dicembre a Kharkiv: la differenza reti è troppo alta, conterebbe solo un'altra vittoria che, paradossalmente, spingerebbe la Dea a +7 e al secondo posto se il City continuerà a fare il suo dovere. Ma Guardiola ha avvertito, la Dinamo è una squadra ‘tostissima, una sorpresa’. Se affrontare la Dea è come andare dal dentista, con la Dinamo sarà un’operazione a cuore aperto: perché continui a battere, dovrà prima battere il team di Bjelica. 

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