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  • De Zerbi: 'Posso allenare Juve o Real Madrid, ma le regole le faccio io!'
De Zerbi: 'Posso allenare Juve o Real Madrid, ma le regole le faccio io!'

De Zerbi: 'Posso allenare Juve o Real Madrid, ma le regole le faccio io!'

Roberto De Zerbi, allenatore del Sassuolo, si racconta in una lunga intervista al Corriere dello Sport, in un'intervista "sobria", come la richiede lui: "Attorno al mio nome c'è sempre qualche casino di troppo. Fa parte, forse, della mia persona. Se si perde sono un c......e, il presuntuoso che vuole giocare da dietro, che imita il Barcellona... La domenica dopo vinco e sono una profeta". 

POSSEDUTO - "Sono a mio agio. Qui a Sassuolo sto nel mio habitat. Faccio il lavoro che amo e lo faccio come voglio io. Io sto bene sono quando sono stressato. Quando sono posseduto. Non riesco mai a staccare e qui mi sento libero di stare immerso a tempo pieno nella mia passione. Ho sempre anteposto il calcio a tutto, mai spinto dalla voglia di soldi o carriera". 

SULLA FASE DIFENSIVA - "Dire che non curo la parte difensiva è una cazzata assoluta di cui mi fregherebbe solo se lo pensassero i miei calciatori. La curo, eccome. A modo mio. La volta dopo siamo andati a San Siro e l'Inter non ha mai tirato in porta".

SUL DE ZERBI GIOCATORE - "Se mi capitava di pensare alle cavolate che diceva un mio mister? Spesso. E quasi sempre glielo dicevo, ma sempre con rispetto. Un esempio? Tassotti mi faceva giocare quarto a sinistra nella Primavera del Milan. Era il 4-4-2 di sacchiana memoria. Io, mancino, volevo giocarmela davanti o partendo da destra. "Non mi ci vedo mister", gli dissi. Lui mi ha dato retta. Mi ha provato davanti e ho fatto un anno bellissimo. Con Tassotti abbiamo un meraviglioso rapporto anche oggi. Se tifo Milan? Io sono da sempre tifoso del Brescia".

SU FOGGIA - "Era la mia piazza ideale. Ci ho passato cinque anni, tra calciatore e allenatore. Lo Zaccheria pieno è come intendo io il calcio. Passione pura. Perso lo spareggio per la B, potevo andare in A col Crotone. Scelsi di restare. Non potevo lasciare i miei compagni di viaggio in C per andarmene in A. Arrivati allo scontro con la nuova dirigenza e mi hanno mandato via prima che iniziasse il campionato. Tornassi indietro non rimarrei. Quell'esonero me lo sono portato dietro per un anno come un dolore fisico. Una ferita ancora aperta". 

SULLA JUVE - "Uno come me non la potrebbe allenare? Perché mai? Posso tare in qualunque mondo, Sassuolo, Juve o Real Madrid, ma a modo mio. Se ci si sceglie per le rispettive identità. Io so stare nelle regole, non sono un anarchico ma, nella mia sfera, le regole le devo determinare io". 

SU ALLEGRI - "Se mi piace? Lo stimo tanto. Ha una gestione straordinaria dei giocatori. Vorrei rubargli poi un'altra qualità. Come sa migliorare i singoli giocatori. Questo Cancelo non è quello dell'Inter". 

GLI ELOGI DI GUARDIOLA - "Lo ringrazio, ma io mi vivo sempre come uno che, da qui a due settimane, potrebbe essere esonerato. Non mi sento arrivato. Resto un uomo in trincea, mi faccio sempre mille domande". 

SU BOATENG - "Abbiamo un rapporto forte. Lui, come me, attraverso il calcio esprime la sua natura, racconta la sua infanzia, la sua storia, la parte anche selvaggia di sé. E' un personaggio particolare ma con un cuore grandissimo. Non ho provato a trattenerlo, anzi l'ho favorito quando ho capito la sua voglia di Barcellona, anche se il suo addio ci ha indebolito". 

SU BERARDI - "Gli mancano solo i gol. Sta giocando alla grande, ma ne avesse fatti 10 al posto di 3, staremmo a parlare tutti di un fenomeno. Ma ci penso io a farlo. Berardi è un ragazzo d'oro, ma molto introverso. Mi piacerebbe entrare di più nella sua testa, ma non voglio forzare troppo, rispetto il suo carattere. E' pronto per una big. Un altro tipo Berardi è Locatelli. Mi piacerebbe entrare di più anche nella sua testa. Sta diventando un giocatore importante. Ho questa sensazione. Il calciatore deve leggere i giornali, convivere con le critiche. Non deve scappare dalla pressione, ma dargli il giusto valore". 

CHI VUOLE ALLENARE - "Verratti, sicuramente. Ne ho uno simile in squadra, Sensi. Giocatori che hanno il coraggio delle idee. Sanno come inventare calcio, come uscire dalle situazioni". 

SU ZANIOLO - "Non avevo capito fosse così forte. Ho sbagliato la valutazione quando l'ho visto nella primavera dell'Inter. Giocatore moderno, grande fisico, qualità. Può esser tutto, trequartista ma anche un finto 9. Ha profondità, ha tutto. De Rossi allenatore? Lo è già in campo, al cento per cento". 

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