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  • Dimenticati i tragici scontri in Messico: obbligo di cessione come Abramovich, ma a Queretaro si lotta per la franchigia

    Dimenticati i tragici scontri in Messico: obbligo di cessione come Abramovich, ma a Queretaro si lotta per la franchigia

    Le cronache riportate dai media messicani riferiscono che Esteban Hernández “El Razor” è uscito dal coma. L'ultras dell'Atlas Guadalajara era il più grave tra i feriti dei pesanti incidenti avvenuti durante la partita del 6 marzo giocata dalla sua squadra sul campo dei Gallos Querétaro. Colpito ripetutamente al capo, il tifoso si è ripreso dopo undici giorni trascorsi in stato di incoscienza e ha voluto comunicare attraverso un video l'inizio del percorso di riabilitazione (QUI).

    Il ritorno di El Razor allo stato di coscienza ha definitivamente scongiurato la prospettiva che il bilancio degli scontri, da grave, diventasse tragico. Dei ventisei feriti provocati dagli scontri nessuno ha perso la vita. Rimane però lo shock per le immagini che hanno fatto il giro del mondo, mettendo in scena per l'ennesima volta il peggio del calcio messicano. Che nei mesi scorsi aveva già subito un grave danno d'immagine a causa dei ripetuti atteggiamenti omofobi delle tifoserie, che sono costati anche una sanzione Fifa di due gare a porte chiuse per la nazionale Tricolor (QUI). In un contesto del genere, gli scontri fra tifoserie avvenuti all'Estadio Corregidora di Santiago di Querétaro hanno impresso la sensazione che un punto di non ritorno sia stato oltrepassato. E che dunque bisogni adottare decisioni drastiche.

    Fra queste vi è stato anche l'obbligo, fatti ai proprietari della franchigia di Querétaro, di cederla a altri investitori con la prospettiva di spostarla in altra sede. Una misura che è stata associata alla sanzione di un anno di gare a porte chiuse e che mette in luce la peculiare struttura proprietaria delle società di calcio messicane, inserite dentro schema istituzionale e organizzativo ispirato al modello delle leghe professionistiche statunitensi ma non esattamente identico. Il principio è quello della franchigia comprata da un proprietario o da una compagine di investitori, che possono così negoziare con le municipalità l'allocazione della squadra e giocare al rialzo scatenando la concorrenza fra sindaci e governatori.

    Ma a differenza di quanto succeda nel caso delle leghe nordamericane, in Messico la federazione mantiene un ruolo di leadership e si riserva il potere di prendere decisioni drastiche. Compresa quella di imporre a un proprietario di vendere la franchigia, ciò che in nelle leghe di Usa e Canada sarebbe un potere della leadership di lega. E in questo senso l'orientamento espresso dal presidente della federcalcio messicana, Yon De Luisa, è da subito quello di spostare la franchigia in altra piazza, con l'intento di infierire un'estrema punizione alla piazza di Queretaro (QUI). Un orientamento che, al di là della gravità degli incidenti, pare per lo meno bizzarro. E che comunque si sta rivelando di realizzazione più complicata del previsto. Perché dopo la disponibilità del gruppo proprietario dei Gallos a passare la mano (QUI), e nonostante la disponibilità di altre municipalità a attrarre la franchigia (QUI), rimane che non è facile trasferirla. E che dal canto suo il governatore dello stato di Querétaro, Mauricio Kuri, sta lavorando per impedirne lo spostamento (QUI). Bisogna trovare un acquirente disposto a mantenerla dove si trova. Passata l'onda emotiva per la macelleria messicana, la partita torna a essere giocata sul piano economico e su quello politico.

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