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  • Gnonto lo diceva a CM: ‘L’azzurro è un sogno. Nessun rimpianto per l’Inter, a Zurigo per crescere’

    Gnonto lo diceva a CM: ‘L’azzurro è un sogno. Nessun rimpianto per l’Inter, a Zurigo per crescere’

    • Michele Antonelli
    Qualche tempo fa l’azzurro era un sogno a bassa voce: "La Nazionale maggiore? Sarebbe un onore, ma è ancora presto. Per il momento non ci penso". Willy Gnonto ha sempre avuto le idee chiare. Dai campetti di Baveno, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, a Coverciano: "Ho solo voglia di migliorare. Per me, per i miei genitori e per tutti i sacrifici che hanno fatto". Attaccante classe 2003, 170 centimetri di tecnica e rapidità, pochi giorni fa ha conquistato la Swiss Super League a Zurigo, chiudendo la stagione con la convocazione di Roberto Mancini, ufficializzata dopo le sessioni di allenamento riservate a ‘calciatori di interesse nazionale’. E oggi la chiamata per la finalissima tra campioni d'Europa e del Sudamerica Italia-Argentina. 

    Cos’è per te l’azzurro?

    "Sono cresciuto guardando le partite della Nazionale, so che è una responsabilità importante. Indosso la fascia da capitano dell’Under 19, mister Carmine Nunziata ha tanta fiducia in me e dovrò ripagarlo con gol e assist. A modo mio (ride, ndr)".

    Il 18 giugno inizierà l’Europeo Under 19. Qual è l’obiettivo?

    "Siamo una squadra forte e senza paura. Nel girone di qualificazione abbiamo battuto nazionali importanti come Belgio e Germania. Se giochiamo come sappiamo, possiamo arrivare fino in fondo e dire la nostra contro tutti".

    I tuoi genitori sono ivoriani. Che rapporto hai con la loro terra d’origine? 

    "Penso che sia importante conoscere le loro origini e passare del tempo in famiglia. Ad Abidjan, in Costa d’Avorio, ho tanti parenti e quando ho potuto sono sempre andato a fare visita. Con la pandemia le cose si sono complicate, ma a breve tornerò". 

    Mamma Chantal e papà Noel vivono con te a Zurigo.

    "Papà fa l’operaio, mamma è una cameriera, si sono trasferiti per me. Hanno fatto tanti sacrifici e mi supportano in questo percorso, cercano di mettermi nelle condizioni migliori per dare il meglio. Grazie a loro ho capito che per i grandi traguardi bisogna sudare, averli qui con me è la cosa migliore. In primis perché evito di cucinare, vuoi mettere la carbonara preparata da mamma (ride, ndr)".

    Un passo indietro. I tuoi inizi sono nel settore giovanile dell’Inter.

    "Mi sono innamorato del pallone guardando dei ragazzi giocare nel campetto sotto casa. Pian piano ho cominciato nella squadra del paese e dopo un paio d’anni sono andato in una scuola calcio Inter a Suno, a due passi da Novara. Poi l’Inter mi ha chiesto di fare dei provini a Milano. Un giorno, dopo aver fatto tardi all’allenamento, alcuni dirigenti si sono avvicinati con un pezzo di carta e hanno detto a mia madre ‘Signora, vogliamo prendere Willy’ ".

    Non capita tutti i giorni.

    "Mia madre era più emozionata di me, lascio immaginare la sua sua reazione e il nostro grande abbraccio. Ho vissuto una fase indimenticabile in nerazzurro, con lo staff e i miei compagni di squadra".

    Confrontandoti con elementi importanti. 

    "Esposito, Mulattieri, Satriano, Oristanio, Filip Stankovic. Era una squadra molto forte, mi hanno subito fatto sentire parte del gruppo nonostante fossi il più piccolo. Ora parliamo poco, ma auguro loro il meglio".

    A 16 anni hai però scelto di non firmare un contratto professionistico con l’Inter.

    "Dagli 8 ai 16 anni ho imparato a conoscere il mondo nerazzurro e le tante persone che lo rendono speciale. Non è stato semplice, ma non ho mai rimpianto la mia decisione. Penso che a quell’età sia importante giocare per crescere e Zurigo mi sta dando un’opportunità. È bello stare con i grandi e sapere che può esserci subito la fiducia di allenatori e società".

    Il bilancio della stagione dice 8 gol in 33 presenze, spesso da subentrato, con il successo in campionato. È presto per ipotizzare un ritorno in Italia?

    "Non nascondo che un giorno mi piacerebbe tornare, ma ora sono concentrato su quest’esperienza. A Zurigo mi trovo bene e ho un bel rapporto con i compagni. Soprattutto con Dzemaili, mi ha dato una grossa mano nelle prime settimane".

    Il 21 maggio 2021 è arrivato il primo gol tra i professionisti.

    "All’ultima partita di una stagione così così. Avevo giocato poco e vissuto alti e bassi, è stata una liberazione. C’erano anche mamma e papà allo stadio, un bel momento". 

    Qual è la differenza maggiore rispetto al calcio italiano?

    "In Italia il calcio è tutto. In Svizzera ci sono meno pressioni, motivo per cui mi aspettavo un livello più basso. Mi sono però reso conto che c’è qualità, con tanti giovani interessanti che hanno il tempo di sbagliare e crescere, senza la fretta di vincere a ogni costo. C’è poi meno attenzione alla tattica, le squadre si aprono molto e si vedono tanti gol". 

    Dalle differenze alle somiglianze. Qualcuno ti ha accostato a Sterling.

    "Mi fa molto piacere, parliamo di un giocatore di livello internazionale. So di essere rapido e bravo nello stretto, anche se ho ancora molto da lavorare, ma non ho punti di riferimento per il mio ruolo. Prendo spunto da chiunque possa insegnarmi qualcosa". 

    Chi è Willy Gnonto fuori dal campo?

    "In realtà non esiste Willy senza calcio, mi sento un giocatore a 360 gradi. Anche quando non mi alleno, non faccio altro che guardare partite o tirare calci alle palline che girano per casa. Se posso cerco però di passare più tempo possibile con famiglia e amici. Stare lontano dagli affetti è la cosa che soffro di più in Svizzera, è il motivo per cui torno in Italia appena posso". E passando da Coverciano, è anche un po’ più bello.

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