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  • Laziomania: qualcuno dovrà pur spiegare questo scempio

    Laziomania: qualcuno dovrà pur spiegare questo scempio

    • Luca Capriotti
    Qualcuno dovrà rispondere di questo incessante questa scempio-infermeria, questo lazzaretto. Non è il momento di fare psicodrammi in casa Lazio, il Siviglia incombe come una mannaia. Anche perché in piedi c'è già un dramma calcistico, quello fisico: gli infortuni hanno battuto la Lazio, anche stavolta. La rosa corta ha battuto la Lazio. Il mancato mercato ha battuto la Lazio. E no, vi prego, non bevetevi la storiella degli 11 infortuni insieme, nessuna squadra avrebbe voluto, potuto, saputo. Ci sono giocatori che hanno uno storico di infortuni, c'è una Champions persa la scorsa stagione che grida furiosa vendetta. 

    La Lazio ha chiuso la partita contro il Genoa con un solo difensore in campo, Acerbi, con Patric fuori ruolo, Leiva fuori ruolo, una specie di vittima sacrificale. Vedere gli ultimi 20 minuti di gioco è stata una sofferenza: non ce l'ho con Jordao, che ha fatto un buon esordio (strano da dire, visto come è finita, ma gli unici sussulti li ha regalati lui). Qualcuno dovrà rispondere del fatto che Prandelli ha fatto i cambi e ha messo dentro Bessa e Pandev, e comunque ha inciso sulla partita, mentre Inzaghi stava rincorrendo affannato i suoi infortunati. 

    Poi diciamolo per dire, ma davvero, chi semina sfortuna raccoglie sfortuna. Non solo gli infortunati, ma un gol di rimpallo e un eurogol piegano la Lazio, quindi c'è sicuramente un fattore di sfiga-chiama-sfiga che sta ammazzando la stagione biancoceleste. Ma non illudiamoci: qualcuno, questa situazione, l'ha seminata, scelta dopo scelta. 

    Infortunati, lo voglio dire di nuovo, che vengono dall'usura, dalla mancanza di alternativa, dalla credenza che non ce ne siano. Badelj davvero non poteva giocare? Aveva così senso credere concedergli un minutaggio da Primavera? Questo è giocatore vero, deve giocare, fosse stato per la sua qualità la Lazio avrebbe segnato non uno, ma due gol, con la traversa che ancora vibra. Ma non è l'unico dubbio che mi assilla: bisognerebbe ricostruire la storia di ogni volta che al singolo giocatore è stato chiesto di giocare acciaccato, bisognerebbe mettersi a dire, diagnosi dopo diagnosi, come sono possibili certe assenze, certe ricadute. Ma non è il momento del veleno: in questo preciso istante la Lazio, in una settimana, si può seriamente buttare all'aria la stagione. Non è il momento del veleno, è il momento della responsabilità e della serietà. Ma qualcuno, un giorno, un esame di coscienza se lo dovrà pur fare.

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