Calciomercato.com

  • Napolimania: fallimento col Barcellona, ma manca un rigore su Osimhen

    Napolimania: fallimento col Barcellona, ma manca un rigore su Osimhen

    • Giovanni Annunziata
    Non è bastata l'ondata azzurra che ha riempito la Rambla nelle ultime quarantotto ore, migliaia di tifosi che si sono riversati in Spagna con la speranza di poter vivere una gioia come quella del passaggio del turno ai quarti di finale di Champions League. Vince il Barcellona, alla fine. Nonostante i tifosi, nonostante la chiara flessione dei catalani, nonostante tante cose. Il problema si chiama Napoli, lontanissimo parente di quello che abbiamo visto lo scorso anno mentre vinceva lo scudetto, dominava la Serie A, sfiorava la semifinale della massima competizione europea e incantava davvero chiunque. No, quel Napoli non c'è più. Oggi solo briciole, fantasmi che vengono fuori in continuazione e inferiorità rispetto a tanti avversari, come accaduto ieri a Montjuic.

    Sebbene si parlasse di una sfida ad armi pari, con un Napoli pronto a giocarsi le proprie possibilità senza troppo timore, alla fine dei conti si è vista una differenza. Il Barcellona ha mostrato tutta la qualità in suo possesso, con singoli di vero spessore. La differenza si è vista nella mentalità dell'approccio alla gara, nel controllo del gioco, nella gestione delle emozioni e anche di ogni uomo che doveva risultare decisivo. Se da un lato Lewandowski ha segnato ancora, Osimhen è rimasto a secco, facendosi incartare da Araujo e da un diciassettenne come Coubarsí. Nessuno spunto, giusto qualche luce di Politano (ha servito l'assist) e tentativi vani di Kvara, a cui si aggiunge il "pupillo" di Xavi, Lobotka.

    Il Napoli l'ha persa per 3-1, il risultato sarebbe potuto essere ancora più largo vista la mole di gioco e l'incisività che dimostravano di poter avere i blaugrana in ogni momenti del match. È l'ennesima delusione di una stagione pessima, anche fallimentare. Perché passare da uno scudetto a una zona Champions oggi difficilissima da raggiungere rappresenta dieci step fatti all'indietro. Serviva mantenere accesso il fuoco dell'Europa, cercare di superare il turno. È arrivata una sconfitta anche nella progettualità. Complicato confrontare Napoli e Barcellona per quanto riguarda il lavoro fatto per il futuro, però vedere da un lato un difensore centrale e un esterno offensivo entrambi classe 2007 e un centrocampista (che segna) classe 2005, mentre allo stesso tempo la Primavera azzurra con dentro qualche ragazzo del 2004 si trova nella seconda serie dei campionati giovanili, è la rappresentazione di ciò che stiamo dicendo. Yamal, Coubarsí e Fermin Lopez dovrebbero essere un insegnamento serio: quando ci sono difficoltà nel costruire una squadra andando a prendere i vari top player, pescare in casa deve essere una consuetudine, ovviamente riprendendo qualità.

    Tornando alla gara, il Barcellona ha anche mostrato delle evidenti carenze. Come la mancanza di continuità nell'arco dei 90 minuti, dei momenti di assenza che il Napoli avrebbe potuto e dovuto sfruttare sicuramente meglio. Pesa tanto l'errore di Lindstrom che l'ha tirata fuori di testa, un po' come Immobile contro il Bayern. C'è qualcosa che fa molta più rabbia ed è quel rigore non concesso a Osimhen dal direttore di gara Danny Makkelie. Assurdo per certi versi, inspiegabile per gli azzurri che hanno commentato l'episodio al termine del match. Nonostante l'inferiorità, un penalty in quel frangente avrebbe dato vita ad un altro tipo di partita. Un arbitraggio tutto da rivedere, perché non si deve neanche dimenticare quell'entrataccia di Christiensen nel primo tempo, quando con un intervento da rosso su Lobotka è stato super graziato dal direttore di gara. Resta il fatto che bisogna concentrarsi sui propri errori e Calzona stavolta ne ha commessi. Togliere dal campo due che stavano facendo bene come Mario Rui e Politano, a mezz'ora dalla fine, non è stata la scelta migliore al mondo. Confusione? Sicuramente Lindstrom e Olivera non hanno aiutato affatto. Anzi...

    E ora? Ed eccoci al 13 marzo con il Napoli che non ha mai lottato per la vittoria dello scudetto e non ha eguagliato il traguardo dell'anno scorso centrando i quarti di finale. Ora il Napoli deve capire quale sarà il suo destino. Il contraccolpo psicologico ci può essere, non è da escludere. Però dieci partite alla fine sono una speranza più che un obiettivo. Siamo già dentro la settimana di Inter-Napoli e il rischio di trovarsi con un pugno di mosche in mano è grosso. Il fallimento c'è già stato, si possono solo limitare i danni fatti da luglio ad oggi.

    Altre Notizie