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  • Sacchi: "Inter in confusione e scarica al traguardo, in campo trotterellava"

    Sacchi: "Inter in confusione e scarica al traguardo, in campo trotterellava"

    Arrigo Sacchi, ex allenatore del Milan (due Coppe dei campioni vinte nel 1989 e 1990) ed ex ct della Nazionale (vicecampione del Mondo nel 1994), sulle pagine della Gazzetta dello Sport commenta la pesante sconfitta rimediata dall'Inter di Simone Inzaghi nella finale di Champions League contro il Paris Saint Germain. 

    Il trionfo del gioco. Non di un solo giocatore, ma del calcio interpretato come organizzazione, come manovra armoniosa, come ricerca della bellezza attraverso la velocità, il dribbling, i passaggi, gli uno-due. Il Psg ha dominato in lungo e in largo, all'Inter non resta che applaudire gli avversari e inchinarsi alla loro bravura. Il risultato è sicuramente clamoroso, perché una finale di Champions League non era mai finita con cinque gol di scarto, ma questo accade quando da una parte c'è una squadra che sa che cosa deve fare (il Psg, appunto) e dall'altra ce n'è una (l'Inter) che, impaurita, non ha la minima idea di come si debba comportare.

    Il primo tempo è stato senza storia. Il Paris Saint Germain sempre in pressione, sempre coraggioso, sempre alla ricerca del dominio del campo, e l'Inter timorosa, con pochissime idee e stranamente fragile anche nel settore più forte, cioè la difesa.

    Devo essere sincero: data la personalità dimostrata nell'arco della stagione, e data l'esperienza dei giocatori di Simone Inzaghi, non mi aspettavo un inizio così traumatico. Non so, sinceramente, che cosa sia successo, perché certe situazioni bisogna viverle sulla propria pelle per poterle giudicare, però mi sento di dire che la differenza "di gamba", come si dice in gergo, ha fatto la differenza. Il Psg correva a cento all'ora, e forse anche di più. L'Inter, invece, trotterellava. Ne è conseguito che i nerazzurri non sono mai riusciti a creare pericoli alla porta di Donnarumma, se non sui soliti calci da fermo. I francesi, al contrario, hanno sempre cercato di giocare con il pallone a terra, lo hanno fatto girare costringendo l'Inter a rincorrere e hanno dimostrato come si devono affrontare gli impegni internazionali.

    Ho ammirato soprattutto l'organizzazione che Luis Enrique ha dato alla sua squadra: pareva che i francesi giocassero a occhi chiusi, si trovavano sempre, in ogni zona del campo, non erano mai in affanno e sapevano sempre come gestire le situazioni, anche le più complicate. Nella ripresa, stesso copione. L'Inter ha provato a rientrare in partita, ma la differenza, sia a livello tecnico sia a livello fisico, era troppo evidente. I nerazzurri non mi hanno mai dato l'impressione di poter creare un'occasione importante, non ho visto un gioco da parte dei ragazzi di Inzaghi, e qui sta il problema.

    Il Psg basa tutto sulla manovra: è vero che ci sono grandi interpreti, ma è altrettanto vero che questi interpreti si mettono a disposizione del collettivo, che si sacrificano, che corrono, che applicano alla lettera le direttive dell’allenatore. Purtroppo non si può affermare la stessa cosa dell'Inter, che è andata in confusione nel momento stesso in cui è entrata in campo. Che cosa non abbia funzionato non posso saperlo di preciso. Analizzo però l'ultimo periodo dell’Inter: ha perso la semifinale di Coppa Italia, le è sfuggito lo scudetto quando era davanti al Napoli, ed è stata travolta in finale di Champions League. Zero titoli. È giusto non fare tragedie, perché il buono che i nerazzurri hanno fatto vedere nel corso della stagione non deve essere gettato dalla finestra, ma è altrettanto giusto valutare quali sono stati gli errori: l'Inter è arrivata scarica al traguardo. E, quando non hai energie da mettere in campo, è difficile riuscire a tenere testa a un avversario forte come il Psg. Adesso si apriranno processi a Simone Inzaghi, rientra nella logica del calcio, ma non è dando la colpa all'allenatore che si risolvono i problemi. Il Psg ha dimostrato di credere in qualcosa che noi, in Italia, stiamo ancora cercando: il gioco. Vogliamo metterci in testa che il gioco conta di più del giocatore? 

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    Nesodifotbal
    Nesodifotbal

    Arighe è straordineeeerio

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