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  • Sampmania: patenti di Sampdorianità
Sampmania: patenti di Sampdorianità

Sampmania: patenti di Sampdorianità

  • Lorenzo Montaldo
Di recente mi sono dedicato alla patente della moto. Niente di trascendentale, ma neppure troppo semplice. Già presentare la documentazione richiesta è complesso, l’esame è molto fiscale, e i tempi d’attesa non propriamente brevissimi. Prendere (e di conseguenza attribuire) patenti in generale mi risulta abbastanza complesso. Per noi sampdoriani, invece, dare patenti sembra una quisquilia. Specialmente se si tratta di certificati di sampdorianità. Ci riusciamo con una facilità irrisoria, anzi, pare quasi ci piaccia. Soprattutto nella storia recente blucerchiata, è un’attività diventata sport nazionale.

In questi giorni il fenomeno si è scatenato. Basta un’opinione divergente, un punto di vista non allineato per essere additati in maniera becera e sgradevole. Sei uno scettico perché chiedi garanzie, perché non ti abbandoni tra le braccia di chiunque ti venga propinato come futuro proprietario? Sollevi dubbi legittimi, persino doverosi? Non sei sampdoriano, o lo sei meno di altri perché non ti fidi, perché ‘non vuoi sognare’ (chi è che non vuole farlo, poi?), perché sei un portasfiga. Dai credito a chiunque, in maniera fideistica, quasi religiosa, senza basi solide o prove? Sei un allocco, un fesso, un sempliciotto. In sostanza, non sei sampdoriano. Sostieni Giampaolo perché lo giudichi preparato, perché lo stimi come professionista e come persona, e perché lo ritieni probabilmente il minor colpevole della situazione attuale, o comunque non il suo principale responsabile? Sei una vedova, un appartenente al suo fan club, una groupie, un giornalista-tifoso del mister pronto a dare attenuanti ad ogni pié sospinto. Non sei sampdoriano. Non pensi sia l’allenatore giusto per questa squadra? Non sei sampdoriano, e non vuoi il bene del Doria perché destabilizzi l’ambiente. Ecco, questo termine, se possibile, trovo sia il più stupido e vuoto tra tutti gli slogan a sfondo calcistico utilizzati senza cognizione di causa.

Di esempi da fare ne avrei una marea. Però, se c’è una cosa che mi manda in bestia, è chi crede di saperla sempre più lunga, chi si sente in dovere di dirti come si deve comportare una persona per essere accettata, inserita e certificata, validata come appartenente ad un gruppo. Magari riempendosi la bocca con riferimenti ad un passato glorioso ma interpretato a piacimento, piegato nella narrazione secondo il proprio gusto personale, in modo da adattarlo al presente. Da noi succede spesso con lo ‘stile Mantovani’. ‘Il vero sampdoriano fa così, si comporta in un certo modo, dice tale cosa e pensa quest’altra’. Ma chi lo ha deciso? Per mezzo di che qualifica? Con quale diritto ci si arroga il potere di etichettare o bollare una persona? Dall’alto di quale autoreferenziale, presunto potere?

Sento parlare in continuazione di carri su cui salire o scendere, roba che non avrei neppure bisogno della palestra. E’ la nuova moda. Ebbene, vi do una notizia. Di carri non ne esistono. Anche perché devo ancora conoscere un tifoso felice di affrontare difficoltà e sofferenze. Leggo e osservo comportamenti mitomani di persone assunte, per decisione propria, al ruolo di guru, soloni custodi dell’unica Verità. E poi, guai a scherzare, guai a leggere le cose con ironia, guai a sdrammatizzare. Se la mia battuta urta le tue certezze, si rovesciano addosso gli epiteti peggiori. Ironizzi su Al Thani, Antani, su un produttore cinematografico barese dai modi bizzarri e apparentemente torbidi? “Dove eri negli 8 anni di Ferrero?”. Ve lo dico io, dove ero. Qui a scrivere Sampmania e a prendermi botte di disco rotto dal suo fan club. “Eh, se aveste fatto le pulci a Ferrero, a suo tempo”. Le abbiamo fatte. La piccola, insignificante differenze tra ieri e oggi è che Ferrero ce lo ritrovammo imposto dal giorno alla notte. Quindi, non angosciate chi, legittimamente, è scettico, come io non angoscio gli entusiasti a prescindere, quelli pronti a stappare bottiglie da anni.

Tutto ciò non significa appiattirsi in un’unica convinzione. Tutt’altro. Ognuno ha le sue. Le mie, ad esempio, sono richieste in questo spazio editoriale qui. Ve le posso sintetizzare così: di Al Thani ne vorrei 10, ma a patto che siano veri Al Thani e forniscano tutte le certificazioni possibili e immaginabili. I discorsi e i proclami via social contano zero, per quanto mi riguarda. Idem le foto, gli alberi genalogici, i post scritti su Facebook e tutto il resto. Non accetto il discorso “Che sia vero o no non fa differenza”, per me è inconcepibile. E Giampaolo io me lo terrei. Però, rispetto anche chi esprime educatamente idee opposte, senza attaccare o ingaggiare guerre fratricide. Ma, ve ne prego, non venitemi a parlare di carri, di pessimismo, gatti neri, di portasfiga e di opinioni che possono danneggiare la Sampdoria. Non ci sono sampdoriani meno sampdoriani di altri. Se volete darmi una patente, potete tranquillamente consegnarmi quella della moto. Le altre, tenetevele per voi.

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