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  • Sampmania: uomini veri

    Sampmania: uomini veri

    • Lorenzo Montaldo
    Marassi sembra la Siberia. Il vento spazza il Ferraris, la temperatura è glaciale, ma metà città del freddo nemmeno se ne accorge. Nel momento più difficile, nell’ora più buia, quando il futuro fa paura, la Sampdoria, intesa come i venticinque ragazzi di Bogliasco - più l'allenatore - fa quadrato e dimostra di che pasta è fatta. Questa stracittadina era una partita per uomini veri, e i doriani dimostrano di esserlo, mettendo sul campo due attributi grossi così, disputando uno dei migliori Genoa-Sampdoria dell’era recente e regalando ad un pubblico alla ricerca di certezze una serata da cartolina. Di Natale, giusto per non perdere l’abitudine.

    Devo sforzarmi, e tornare indietro parecchio con la memoria per ricordare un derby simile, mai in bilico, sempre in controllo della formazione blucerchiata. Ma non è mica facile, ci devo comunque pensare un po’. Probabilmente la settimana sulle montagne russe ha compattato il gruppo, ha fornito motivazioni in grado di spingere le gambe più e meglio rispetto ad una ripetuta o ad un allungo. Bravo D’Aversa a impermeabilizzare il Mugnaini, bravissimi i ragazzi a dimostrare di essere professionisti seri.

    Per non urtare la sensibilità di eventuali genoani alla lettura, impiegheremo da adesso in poi nomi di fantasia per indicare alcuni giocatori. Non vorrei evocare loro brutti ricordi. Dovrete fare uno sforzo di immaginazione per capire a chi mi riferisco, ne sono consapevole, mi auguro di non risultare troppo criptico. Per esempio, sottolineiamo l’ennesima prova di Manolo Gobbiadini, uno che al prossimo derby è probabile riceva una proposta di estradizione da qualche ‘cugino’. Gobbiadini, in questo momento, è il valore aggiunto della Sampdoria. E’ arrivato al quarto gol di fila, ha segnato nelle ultime tre gare disputate, casualmente tutte quelle cominciate da titolare dopo la doppia panchina contro Salernitana e Verona, e la sua presenza fa rendere meglio persino i compagni vicini. Ieri sera, ad esempio, ha avuto il grande merito di restituire brio e vivacità pure a Ciccio Ceputo. Un gol sotto alla Sud nella stracittadina ti può ricaricare istantaneamente le batterie, chissà, forse adesso vedremo un altro attaccante. E’ stata però anche la Sampdoria del solito Candrava, di un gigantesco Bereszonski e del sempre lucido Ekdel. Potrei citarli uno per uno, se lo meriterebbero tutti: Calley, Yushida, Ougello, tutti giganteschi, tutti abbondantemente sopra alla sufficienza.

    Ok, basta così, la bile ai cugini l’abbiamo risparmiata. Forse. Il Genoa è modesto, parecchio, la caratura dell’avversaria va soppesata quando si commentano sfide del genere ma caspita, un derby del genere non può essere un caso. Non può essere un caso se questa rosa, e questo allenatore, hanno dimostrato di volerci credere fino in fondo. Poteva andare soltanto in due modi: o imbarcata, o prova di orgoglio. La Samp ha optato per la seconda via, ha catalizzato le sue paure recuperando certezze e energie. Sarà cruciale, ora, non disperdere un tale bagaglio emozionale, vero e proprio regalo di Natale anticipato. Dovremo trascinarlo almeno fino a gennaio, usandolo per cavalcare l’onda e andare alla ricerca di una salvezza ancora difficilissima, schivando le turbolenze societarie e mettendo da parte, almeno ogni maledetta domenica, l’incertezza sul futuro. 

    Ieri la Samp ha lanciato un segnale importante. “Siamo noi, siamo questi, fino alla fine, vogliamo darvi qualcosa e abbiamo bisogno di voi”. Ha scelto il modo migliore per farlo, intraprendendo la strada dei fatti, e il grido d’aiuto non può passare inosservato. Non dopo una notte così. Sono queste le partite che creano alchimia con il pubblico, queste, le partite da uomini veri. Thorsby, D’Aversa e compagni hanno dimostrato di esserlo. E questa medaglia, comunque vada, gli resterà appuntata sul petto. Diamo loro una mano a ricordarselo ogni finesettimana.

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