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  • Sampmania: 'vi vogliamo così'

    Sampmania: 'vi vogliamo così'

    • Lorenzo Montaldo
    Vi vogliamo così’, cantava la Sud soltanto una settimana fa. Così come? Onestamente, mi sembrava già all’epoca un onore esagerato per una squadra che aveva sì pareggiato con la Roma, mettendo però in mostra sino a quel punto della stagione una fragilità strutturale e soprattutto psicologica davvero preoccupante. “Considerare questa Samp guarita sarebbe un errore gravissimo. In giro noto un ottimismo a tratti persino esagerato, considerando che ‘le altre’, quelle giudicate spacciate ad agosto, macinano punticini e giocano, eccome se giocano”, scrivevo dopo lo 0-0 con la Roma, beccandomi botte di menagramo. Copio e incollo, perchè mi pare perfettamente calzante anche oggi.

    Detto fatto: la Sampdoria ordinata e volitiva del Ferraris si è sciolta al Dall’Ara - sai che novità - al cospetto del Bologna. Onestamente non una compagine irresistibile, per quanto organizzata e sospinta dalla condizione unica che si è venuta a creare in Emilia. Merita di essere sottolineata la straordinaria la coesione formatasi tra pubblico rossoblù e calciatori. I tifosi e i giocatori sembrano voler fare di tutto per rendere orgoglioso e fiero quel signore che ieri non sedeva in panchina, ma era come se fosse allo stadio, considerando il carattere della squadra, plasmata ad immagine e somiglianza del suo mister. Lo stesso carattere che evidentemente manca alla Sampdoria.

    La cosa peggiore è che la Samp ha perso non giocando neppure troppo male. Questo è forse il vero campanello d’allarme in una domenica che mi ha lasciato il pranzo di traverso in gola. Maledette le partite delle 12.30, sono un’invenzione che detesto, specialmente in casi del genere. Quando ci sono simili segnali, sottovalutarli sarebbe il peccato peggiore. Concediamo pure al Doria tutte le attenuanti del caso: il calendario era difficile in avvio, Di Francesco non ha trovato la quadra, i giocatori non rendevano al cento per cento con il mister, tutto quello che volete. Ma dopo 9 giornate, quasi un quarto di campionato, direi che si possono iniziare a tirare le somme. Se persino il cambio in panchina ha mantenuto certi difetti e certi atteggiamenti indisponenti, evidentemente significa che il problema è saldamente aggrovigliato alle fondamenta della squadra. E come un’erbaccia, più le radici sono profonde e più è difficile estirparlo. 

    Dopo un tale passo falso, mi vengono in mente tre riflessioni piuttosto antipatiche e impopolari da fare. La prima è che sentire un direttore sportivo nel pre partita affidarsi alla ‘legge dei grandi numeri’ mi fa pensare che la formazione blucerchiata non avesse ben compreso ad ogni livello il peso specifico della sfida. E' semplice, non ci si può ‘affidare alla legge dei grandi numeri’: una match del genere va affrontato con il sangue agli occhi. Non si deve neppure prendere in considerazione la possibilità di perderla, una gara così. Seconda considerazione antipatica: la rosa è modesta. Lo sostengo da qualche tempo, e ogni volta mi sono sentito ribattere all’incirca questa obiezione: “Non è vero, vuoi dirmi che Bologna, Spal, Udinese, Lecce e Brescia sono più forti?”. Evidentemente sì. Non bastano i nomi per fare una squadra. Anche la Sampdoria del 2011 aveva giocatori che sembravano migliori di quelli delle altre formazioni. Ci ricordiamo come è andata a finire?

    Il terzo punto prima o poi bisogna affrontarlo, tanto vale togliersi il dente subito: probabilmente sbaglia anche il meraviglioso pubblico blucerchiato. Già, proprio quella splendida tifoseria che non ha ancora emesso un fischio nei confronti di una squadra capace di racimolare una vittoria, un pareggio e sette sconfitte, potendo 'vantare' contemporaneamente il peggior attacco e la peggior difesa della Serie A. In altre piazze impazzerebbe già la contestazione. A Genova invece ho visto soltanto cori, applausi, cortei, striscioni, incoraggiamento. Incredibilmente tutto ciò ha sortito l’effetto negativo e opposto. Il pubblico della Sampdoria è una mosca bianca,lo ha già dimostrato nel 2011 (sì, finiamo sempre lì): non ho mai visto una squadra retrocedere cantando. E mi piacerebbe non assistere più a un tale ossimoro. Mercoledì arriva il Lecce, che nelle ultime due gare ha pareggiato con Milan e Juventus. Siamo a fine ottobre e ci troviamo già a disquisire di 'partita della vita'. Altro che ‘vi vogliamo così’.

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