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  • Timossi: Zaza, vai in Premier!

    Timossi: Zaza, vai in Premier!

    Zaza, whisky e champagne. Il cocktail è forte, andrebbe servito freddo e allora se ne potrà riparlare più avanti, in inverno, quando a gennaio riaprirà il mercato del calcio. Zaza di nome fa Simone e di mestiere fa l'attaccante, per il momento è centrattacco di seconda scelta, in panchina con la Juventus e conseguentemente pure nell'Italia del ct Antonio Conte. Cosa c'entrano gli altri ingredienti? Ve lo spieghiamo subito. Il whisky è un genere di primo consumo per parecchi tifosi inglesi ed è da quelle parti che Zaza sembrava destinato a trasferirsi in estate ed è sempre lì che potrebbe finire a gennaio: ieri al West Ham, domani forse all'Arsenal. Un altro protagonista di questa storia si chiama Christian Maifredi, agente del giocatore e figlio di Gigi Maifredi, l'allenatore che voleva portare il calcio champagne alla Juventus. Finì così: più bolla di sapone che bollicine. 

    Simone Zaza ha 24 anni, è una prima punta moderna, che forse non è altro che la migliore riedizione del centravanti vecchio stile. Ha la zucca pelata, le idee chiare e aveva una barba bellissima, come quella che portava Ezio Vendrame. Appena arrivato a Torino, quest'estate, la barba se l'è tagliata: non perché alla Juve abbiano sull'argomento le solite rigide regole del codice sabaudo e neppure perché avessero qualcosa da ridire sullo stile un po' retrò da calciatore ribelle. Pare invece che un altro cocktail (pelata-barbone-fisico prestante) evocasse in alcuni inquieti l'immagine del guerriero poco amato in questo mondo terrorizzato. Dettagli, Zaza sa quel che vuole e anche quello che non vuole. La barba, va bene, ma soprattutto non vuole rinunciare alla Juventus per emigrare all'estero e neppure in un'altra squadra italiana.
     L'attaccante si è già dimostrato tenace in materia di trasferimenti, quando era alla Sampdoria ingaggiò una bella battaglia con il presidente Garrone. E la vinse. 
    Stavolta stessa storia, più o meno. Era a un passo dal West Ham, sull'operazione si gettarono decine di procuratori e presunti tali, a caccia di possibili intermediazioni a sei cifre. I procuratori, quelli bravi,avevano chiuso l'operazione, era tutto pronto, tutto fatto. Poi Zaza ha detto no.
     
    Ovviamente la Juventus era la prima a voler cedere il suo giocatore, appena arrivato a Torino grazie a un'operazione complessiva di circa 18 milioni. Investimento pesante, pesantissimo. Allora perché venderlo subito? Non ci sono, non trapelano, dissapori con il tecnico Massimiliano Allegri e neppure “casi” disciplinari con Zaza protagonista. Certo, è piuttosto evidente che l'allenatore non sia rimasto particolarmente colpito dalle qualità del giocatore. Al centro dell'attacco le gerarchie di inizio stagione recitavano: Mandzukic in pole, Llorente in seconda fila, Zaza ai box. Ma lui niente, imperterrito: «Grazie, ma non mi muovo da Torino». 

    Valutazioni tecniche a parte, la Juventus aveva sperato fino alla fine in un'altra risposta. Il motivo? In ballo c'era la volontà di portare a compimento una strategia finanziaria precisa. Ecco il nocciolo della questione. Senza nessun sarcasmo: la Juventus Andrea Agnelli- Giuseppe Marotta-Fabio Paratici merita la Champions per come gestisce i bilanci, almeno quanto merita tutti i successi nazionali e internazionali raccolti negli ultimi anni. Ed è possibile che, nel medio e lungo termine, bilanci sempre migliori portino a risultati sportivi sempre migliori. Nel frattempo, però, l'operazione Zaza d'Inghilterra pare fallita. Ricapitoliamo: è stato acquistato a inizio mercato per un valore complessivo di 18 milioni. Chiudere l'affare insieme all'altro giovane talento (grande talento) Berardi, era necessario per una serie di cose, in particolare la fine dell'era delle comproprietà, che imponeva un'immediata evoluzione della “multiproprietà” fatta con il Sassuolo per i due attaccanti. Allora via, cifra tonda e pesante, con relativo contratto per Zaza fino al 2020, mentre Berardi veniva riscattato dal Sassuolo per 10 milioni. Su quest'ultimo, infine, i bianconeri hanno la possibilità di esercitare un diritto di “ricomperò”, (mai formalizzato)  il che in verità non pare rappresentare una grande novità rispetto alla comproprietà, ma questo oggi dicono le regole. 

    C'è dell'altro: una settimana, forse anche un'ora dopo aver acquistato Zaza, l'uomo mercato Paratici sapeva che l'attaccante aveva un gran mercato in Inghilterra. Con il West Ham pronto a pagare 24 milioni per averlo e relativa plus valenza per nulla sgradita. Poi Zaza ha detto no, nel frattempo la Juve ha ceduto Llorente e anche Coman, ormai gli attaccanti bianconeri non sono più in esubero e Zaza può almeno consolarsi con il ruolo di vice Mandzukic. Va un po' meglio, ma non benissimo. Perché sembrava lui il centrattacco titolare dell'Italia, invece ora il posto è occupato dall'eterno emigrante Pellè, uno che gioca e segna in Premier e che tra le sue ultime apparizioni in Italia ha quelle in serie B, con la Sampdoria, insieme a un altro attaccante azzurro, Eder. Conte, come al solito, come la maggioranza dei suoi recenti predecessori, ha pubblicamente sensibilizzato i club affinché facciamo giocare i suoi nazionali, condizione che pare indispensabile per restare nel giro delle convocazioni. La Juve, non sembra abbia tutta questa voglia di sensibilizzarsi. 

    Intanto per Zaza ci sarebbe pure un'offerta per gennaio, da Londra, dall'Arsenal. Li potrebbe giocare, agli inglesi gli attaccanti così piacciono, molto, moltissimo. Si parla pure di un'offerta da 30 milioni, sembrano tanti, magari così non è. Ora, se ceduti Llorente e Coman, se incassato il primo no, se davvero l'offerta del club londinese c'è ed è così forte, sarebbe opportuno che Zaza ci ripensasse. Per la sua carriera e pure per aiutare in futuro la Nazionale, magari giocandosela alla pari con Pellè. Dica sì, perché emigrare non è quasi mai facile, non è bello, ma può essere utile, certe volte indispensabile. Vada a Londra, giochi, faccia gol, lascia perdere whisky, champagne. Se vuole brindare lo faccia, ma scelga il lambrusco

    Giampiero Timossi

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