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  • Bernardeschi: 'Rabiot è la dimostrazione di come andrebbe educato il pubblico a giudicare'

    Bernardeschi: 'Rabiot è la dimostrazione di come andrebbe educato il pubblico a giudicare'

    Federico Bernardeschi, calciatore dell’Italia e del Toronto, è intervenuto in diretta sul canale Twitch di ‘Cronache di spogliatoio’.

    RIGORI - "Quando ho visto Dybala sul dischetto, ho sperato segnasse, perché so cosa vuol dire tirare e segnare rigori di quel peso. Ci vuole personalità per calciare rigori del genere, Paulo ha tutte la caratteristiche per prendersi questi rigori, tra l’altro, lo ha tirato in maniera molto simile alla mia agli europei.  Nella camminata che ho fatto prima di calciare il rigore contro l’Inghilterra avevo tantissimi pensieri in testa, ma appena afferrato il pallone, eravamo solo io e lui, tutto si è fermato, mi sono sentito tranquillo, ho calciato sereno.  Guardando Pickford fare lo show, decisi che lo avrei tirato piano, per smorzare questo suo modo di fare, per dare tranquillità anche a chi avrebbe calciato dopo di me. Non mi faccio condizionare dal portiere". 

    RABIOT - "Rabiot è sempre stato criticato ingiustamente dall’esterno, perché, se lo avessero visto “dall’interno” come ho fatto io per 4 anni, nessuno lo avrebbe mai criticato. Probabilmente bisognerebbe educare di più il pubblico a capire come si analizza un calciatore, non bastano 4, 5 partite sbagliate a dire che una stagione è fallimentare, perché poi, le qualità, quando le hai, vengono fuori sempre al momento giusto. In Italia bisogna lavorare, noi calciatori per primi, sul far capire che va bene criticare o essere arrabbiati se la propria squadra perde, ma non bisogna andare allo stadio per sfogare le proprie frustrazioni ma per divertirsi. Le prese in giro sono una cosa divertentissima, noi calciatori siamo i primi a scherzare tra di noi, ma non si deve superare una certa linea, bisogna tornare a divertirsi. Come è stato a fine anni ’90, era un calcio più romantico. Passano le generazioni e cambia il modo di pensare, siamo nell’era digital, una volta vedevi il calciatore la domenica per la partita e poi lo ritrovavi almeno una settimana dopo. Ora le vite dei personaggi pubblici sono sempre esposte, si conosce tutto della loro vita privata e questo può generare frustrazione, specie in una fase storica come questa, in cui l’Italia sta affrontando un periodo difficile". 

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