Calciomercato.com

  • Contrappello a Donnarumma: non ci ripensare, lascia il Milan
Contrappello a Donnarumma: non ci ripensare, lascia il Milan

Contrappello a Donnarumma: non ci ripensare, lascia il Milan

  • Giampiero Timossi

Controappello a Gianluigi Donnarumma, non torni su suoi passi, dia un senso all'estate e uno schiaffo all'ipocrisia. E' lo sport preferito dal genere umano, altro che il calcio. Certo Donnarumma, faccia ciò che vuole, ma se può non torni indietro, non firmi alle condizioni che prima non accettava, non dimentichi le pressioni e “le minacce”, pensi al suo futuro, esattamente come farebbero tutti quelli che da giorni la criticano.

Se ha ancora dei dubbi riavvolga il nastro e parta dalla fine di un'altra storia, quella di un uomo che per 31 anni ha indossato una sola maglia e con la maglia del Milan ha vinto tutto ed è stato ringraziato con una bordata interminabile di fischi, quelli che partivano dalla parte più calda dei tifosi rossoneri, nel suo stadio, nel suo ultimo giro di campo. Insomma, pensi alla storia di Paolo Maldini, che infatti oggi dice di lei: “Sono pazzo di Donnarumma, ma non è né una bandiera né un traditore”. E' la cosa più intelligente tra quelle lette e ascoltate in questi giorni, dove tutti, uomini e donne non facevano altro che parlare di lei, alla spiaggia e al bar, sul treno e in ufficio. Donnarumba (vabbè, si è scritto pure questo) è già il ballo dell'estate 2017, altro che bagarre sullo Ius soli, naufragio della legge elettorale, ballottaggi alle amministrative. Un'infinità di illustri pensatori hanno deciso che il comportamento del portiere del Milan fosse immorale. Immorali erano solo certi commenti.


La storia è un'altra, andrebbe scritta in cronaca, con il giusto peso che ha la verità dentro una storia. Donnarumma fa il calciatore di mestiere: vorrebbe vincere e guadagnare il più possibile, come chi scrive e probabilmente come chi legge. Sa che ha iniziato presto a giocare, non sa quando finirà, non ha la sfera di cristallo, solo un gran fisico e riflessi da portiere straordinario. Ha un'altra fortuna: un procuratore che sa fare bene il proprio lavoro e per questo sta antipatico a tutti, almeno a tanti. Ma tutti vorrebbero avere un agente come Mino Raiola, per il figlio che muove i primi passi sul campo dell'oratorio, per acquistare un'auto usata, per fare il mutuo, per trattare con il direttore di banca.

Donnarumma vuole vincere e se lo cerca il Real Madrid ( e lo cerca, la conferma ufficiale è arrivata qualche ora fa) sa che deve andare, perché è li che può vincere la Champions e non a Milano, che la Champions anche quest'anno la vedrà in televisione. Tutti vogliono vincere. E Donnarumma vuole guadagnare, il Milan pare gli abbia offerto 5 milioni per 5 anni. Pare. Il Real è pronto a salire a 6, 25 in tutto, sempre per 5 anni e questa è una certezza, e sono un mare di soldi, pure questa è una certezza, ma non è un gioco che decide un calciatore, è il sistema che funziona così. Con quei soldi, certo, ti sistemi una vita e Donnarumma sa che ha iniziato presto a giocare, ma non sa quando finirà di giocare, ricordatelo ancora.

E poi Raiola, che è pagato per questo, sa anche altro, quello che in verità sanno tutti, ma quasi nessuno finge di ricordare. Sa che la proprietà del Real Madrid è forte è garantita, sa di chi si tratta, come sa che alla Juventus c'è Andrea Agnelli, al Napoli De Laurentiis e via così. Ma Raiola non sa chi sia davvero il proprietario del Milan, semplicemente perché nessuno ancora l'ha capito e qualcuno ha voluto che non si capisse, né in Italia né in Cina. Anche a questo pensa un bravo consulente aziendale, il top manager della ditta Donnarunna.

Quindi, lasciatelo in pace, intanto il ragazzo ha spalle larghe, a occhio e croce se ne infischia della parole scritte e vomitate, dei dollari finti lanciati in campo, di tutte quelle stronzate he fanno sentire migliore chi le fa e chi le dice. E che invece ne attestano solo l'inferiorità morale. Lasciate in pace Donnarumma e magari guardate altrove. Perché se siete milanisti è giusto che ora siate anche molto e arrabbiati, ed è giusto prendersela con chi sta svendendo un patrimonio al prezzo di un tacchino di gomma. Chi non ha saputo fare con Donnarumma quello che ha fatto la Juventus con la cessione di Pogba.

Insomma, quello che non è stato capace di fare Marco Fassone, amministratore delegato del Milan. Lui, da dirigente, è stato bandiera del Torino, quindi della Juventus, poi del Napoli, quindi dell'Inter e infine del Milan. Una bandiera per molti pennoni. Non ricordo un suo eclatante successo, ma giuro che continuerò a cercarlo: se ha meritato tanti estimatori un motivo ci sarà. Lo seguo da anni, lo incontrai la prima volta quando io lavorava alla Gazzetta dello Sport e lui alla Juventus. Lo ricordo soprattutto per la sua straordinaria cortesia sabauda. Con lui ora lavora Big Max, Massimiliano Mirabelli. Raccontano che abbia fatto ottime cose a Cosenza, ma con tutto il rispetto il Milan è una realtà diversa. Il Cosenza certo, è fallito, ma Mirabelli ha già fatto sapere che lui all'epoca aveva già lasciato il club. Un inviato di Repubblica è andato da quelle parti, ha scritto su di lui un ritratto “sgradevole”. E' stato pubblicato alla fine di aprile, da allora dell'articolo si sono perse le tracce. Non cito il giornalista che ha scritto quel ritratto controcorrente, è un amico, un amico vero. Ho amici così, ostinati e contrari. Tremendamente coerenti, ma che sanno anche ridere e amano cazzeggiare. Solo felice per questo. Certo, qualcosa mi manca: per esempio un procuratore come Raiola. 


Altre Notizie